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La qualità fa la differenza
Il calo dell’intero fatturato del sistema
moda Italia del 2012 non è comparabile
con quello molto drammatico del 2009
che aveva fatto registrare una perdita del
-12,2%. Per il 2013, anno di transizione, non
si prevede nessuna crescitamentre è atteso
un calo del mercato interno dello 0,1%,
compensato però dall’export. Per il 2014,
invece, è prevista una crescita del +4% (ex-
port +mercato interno). Il valore del nostro
made in Italy, caratterizzato da un ottimo
posizionamento qualitativo, ci permette di
avere una quota di mercato complessiva
del 6% contro il 2,6% della Francia e l’1,6%
della Spagna. Questo è dovuto soprattutto
alla costante e straordinaria crescita dei
prodotti di fascia alta che è stata, sempre
nel 2012, di circa il 13% e che sosterrà le
nostre aziende sui mercati emergenti. Ciò
sottolinea ancora una volta l’importanza
per le imprese nostrane di tenere alto il va-
lore della qualità dei prodotti, di valorizzarli
e tutelarli, facendo sempre più attenzione
all’ambiente, investendo in innovazione e
in capitale umano continuando a tenere
alta l’attenzione verso le esportazioni.
Fatturato in flessione
per il tessile
Tra le imprese italiane del settore tessile-
moda a soffrire di più sono quelle a monte
della filiera. Dopo un trend favorevole per
il periodo 2010-211, il 2012 ha segnato una
brusca battuta di arresto. Non solo si sono
verificate perdite sul mercato interno, ma a
esse hanno fatto eco quelle verso i mercati
esteri. Secondo le analisi del primo bilan-
cio settoriale del 2013 di Sistema Moda
Italia per il giro d’affari della tessitura ita-
liana (laniera, cotoniera, liniera, serica e a
maglia) si stima un decremento su base
annua del -5,1%: il fatturato complessivo,
pertanto, dovrebbe tornare lievemente al
di sotto degli 8 miliardi di euro.
La tessitura concorre per il 15,7% del fat-
turato complessivo generato dalla filiera
tessile-moda. Di questa, la tessitura la-
niera rappresenta il principale comparto
con una quota del 38% del totale giro di
affari settoriale (nonostante un -2% fatto
segnare nel 2012), seguita dalla tessitura
cotoniera prossima al 25%. Altri comparti
come la tessitura a maglia, cotoniera e la-
niera si stima presenteranno perdite più
gravose, mentre la tessitura serica, sem-
pre secondo le stime di SMI, raggiungerà
un risultato di segno positivo. Nonostante
una significativa riduzione delle importa-
zioni di tessuti dall’estero, anche il valore
della produzione ha sperimentato una
dinamica negativa nel corso del 2012, sti-
mata nell’ordine del -6,3%. Per l’export si
prevede un calo su base annua del -3,1%,
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la sopravvivenza delle nostre imprese. In questo contesto, il principale elemento trainante
del settore sull’estero si dimostra essere quello del ‘lusso’. La qualità, il gusto e l’eleganza
delle nostre creazioni sono le virtù del prodotto italiano, universalmente riconosciute in tutto
il mondo. Più è alta la fascia qualitativa nella quale le imprese e i gruppi operano, maggiori
sono la quota export, la crescita e la redditività.
Le aziende del lusso prese in esame dall’indagine, pur avendo dimensioni minori rispetto ai
gruppi, grazie all’effetto ‘lusso’ registrano un export molto elevato (69%) e ottime perfor-
mance di crescita (6,7%) e redditività (12,4%).
Per contro, i gruppi non lusso, pur avendo dimensioni elevate, hanno livelli di export, crescita
e redditività inferiori. Uno dei fattori chiave per lo sviluppo si dimostra essere il retail diretto.
I gruppi lusso, infatti, vendono soprattutto attraverso i loro negozi monomarca per una quota
pari al 60% del fatturato totale. Ne deriva una performance complessiva ottima: quota export
pari al 74%, tasso di uscita 5,9%, ebitda 21,4%. I gruppi ‘non lusso’, invece, pur avendo
una quota retail diretto superiore ai gruppi del lusso (68%) registrano risultati inferiori: un
export del 55%, una crescita del 3,7% e un ebitda del 12,8%. Per contro, le aziende lusso,
pur avendo una quota retail diretta solo del 40%, hanno una quota export elevata (69%),
un’ottima crescita (6,7%) e un buon ebitda (12,4%). Tra i mercati esteri, gli extra-UE sono
quelli che generano la maggiore percentuale di crescita. I principali si confermano essere in
primis la Russia con +8% nel 2011, gli USA (7%), Hong Hong (5%), Giappone (4%), Cina e
Medio Oriente, infine la Corea del Sud (2%).
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