Uomini_Imprese_2013 - page 18

dicembre 2013
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“Le reti di impresa rappresentano in
quest’ottica un metodo per genera-
re valore aggiunto - sostiene Squin-
zi - come dimostrano le iniziative già
intraprese nel settore delle macchine
utensili, con la costituzione di una rete
d’imprese per operare in India (Italian
Technology Center di Pune, ndr), esem-
pio virtuoso di come andrebbe gestita
la conquista di spazi nei nuovi mercati”.
Mai come quest’anno, sottolinea il pre-
sidente Squinzi, Confindustria ha attiva-
mente lavorato per far sentire forte la
voce delle imprese. Il Progetto per l’Ita-
lia, presentato a gennaio, è un vero pro-
gramma di politica economica, molto
serio e organico in grado di mobilitare
in cinque anni circa 316 miliardi di euro,
indicando anche dove andare a prende-
re le risorse e dove allocarle. “Il nostro
impegno è ora focalizzato su tre punti
fondamentali: il pagamento di tutti i
debiti della Pubblica amministrazione;
un deciso intervento sul costo del lavo-
ro con alleggerimento del cuneo fiscale
di almeno 10 punti e con l’eliminazione
del costo del lavoro dalla base imponi-
bile Irap. Terzo, la rimodulazione del
carico fiscale, anche sull’IMU, in manie-
ra che non colpisca più le attività mani-
fatturiere produttive, e, più in generale,
una semplificazione che riduca tempi e
oneri a carico delle imprese. In questo
senso, sarà molto importante portare
avanti il progetto di riforma contenuto
nella delega fiscale”.
Confindustria, pur cosciente dei vinco-
li di bilancio e della scarsità di risorse
disponibili da subito, chiede maggiore
decisione e coraggio nell’agire: “Fi-
nora il Governo è stato abbastanza
timido - nota Squinzi, che resta però
fiducioso -: questo Paese deve assolu-
tamente ritrovare la crescita. Confin-
dustria continuerà a tallonare l’Ese-
cutivo perché faccia tutto il possibile
per intervenire, soprattutto sulla voce
lavoro. La possibilità di reperire risorse
utili, del resto, c’è: una seria spending
review, che aggredisca in maniera chi-
rurgica gli 800 miliardi di spesa pubbli-
ca può diventare, per i prossimi anni,
la fonte principale per rilanciare una
seria politica industriale”.
Semplificazione e occupazione
Altra questione che affligge il nostro
tessuto industriale è la delocalizza-
zione, dovuta - secondo Squinzi - non
tanto e non sempre a migliori con-
dizioni fiscali o di costo del lavoro,
quanto piuttosto, all’impossibilità di
operare in tempi normali per ottenere
le miriadi di autorizzazioni necessarie
all’attività di impresa. “Urge una sem-
plificazione normativo-burocratica del
Paese” afferma il presidente, ricordan-
do che questo è un punto centrale del
suo programma di presidenza.
Nel nostro Paese un altro problema
drammatico è poi quello della disoc-
cupazione, soprattutto tra i giovani:
creazione di fiere virtuali del Made in
Italy. Dobbiamo maggiormente pub-
blicizzare e frequentare le nostre fiere,
portarne all’estero alcune, farle diven-
tare vetrine delle eccellenze che abbia-
mo in diversi settori del manifatturiero.
L’Expo 2015, in questo senso, può rap-
presentare un’occasione unica di vetri-
na per il rilancio dell’intera economia
italiana”.
Costo del lavoro e fisco
Per supportare la visibilità all’estero, oc-
corre anche che le nostre associazioni di
categoria siano maggiormente presenti
nel follow-up delle missioni, sottolinea
Squinzi, aprendo uffici permanenti nei
mercati strategici e ripensando le inizia-
tive di presidio. “Non serve partecipare
a una fiera o a una missione se poi non
si coltivano i rapporti con gli interlocu-
tori incontrati con attività di follow-up.
Siamo stati di recente in Indonesia, ab-
biamo trovato un Paese in grande tra-
sformazione, che ha necessità di indu-
strializzarsi e ha domanda crescente di
tecnologie di produzione. C’è, inoltre,
una forte richiesta di formazione di fi-
gure professionali che possano opera-
re con le macchine utensili. Per questo
dobbiamo pensare a progetti mirati a
supportare una maggior presenza del
Made in Italy”. Importante è anche in-
dirizzare le piccole imprese verso le ag-
gregazioni per incrementare il numero
di aziende che esportano stabilmente:
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