Uomini_Imprese_2013 - page 15

dicembre 2013
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I
n un contesto globale in cui sono
mutati gli equilibri dei mercati,
servono provvedimenti chiari per
scongiurare la deindustrializzazione del
nostro Paese, ma serve anche un forte
impegno per aumentare la presenza
all’estero della nostra industria, magari
attraverso sinergie di rete e sedi perma-
nenti che aiutino le imprese, soprattut-
to le piccole e medie, a conquistare spa-
zi nei mercati emergenti. È questa, se-
condo il numero uno di Confindustria,
Giorgio Squinzi, la chiave per ripartire,
insieme ad azioni decise per ridurre il
cuneo fiscale, il costo dell’energia, rimo-
dulare il carico fiscale IMU sui fattori di
produzione e andare verso una decisa
semplificazione burocratica.
Latitanza istituzionale
“La politica industriale è stato il grande
fantasma degli ultimi decenni”, esordi-
sce Giorgio Squinzi, presidente di Con-
findustria, parlando ai costruttori di
macchine utensili, in prima linea ad af-
frontare la dura realtà di un Paese nel
quale troppo spesso imprese e impren-
ditori si sentono soli. “Se guardiamo in-
dietro, da cinquant’anni a questa parte,
l’assenza di una coerente politica indu-
striale ci ha fatto perdere grandi occa-
sioni: abbiamo lasciato inaridire settori
di punta - spiega Squinzi - dal nucleare,
all’informatica. Altri si sono ridimensio-
nati, come la chimica, per esempio, e,
ultimo per cui stiamo lottando, la side-
rurgia. Compito dello Stato dovrebbe
essere quello di intervenire per facilita-
re l’attività d’impresa riducendo i costi
dell’energia, portando avanti una vera
semplificazione burocratica, equilibran-
do il fisco, rilanciando la ricerca e l’inno-
vazione: tutti fronti sui quali si è aperto
un nuovo spread di competitività rispet-
to ai nostri principali concorrenti inter-
nazionali”.
Davanti alla debolezza della domanda
interna nel nostro Paese, e alla grande
espansione dei nuovi mercati, l’interna-
zionalizzazione diventa un vero e pro-
prio must per i costruttori di macchinari,
per ritrovare la via della crescita e dello
sviluppo, diffondendola nel Paese. “La
crisi ha modificato inevitabilmente l’e-
conomia mondiale - dice Squinzi - non
sono più ammissibili forme di concor-
renza impropria all’interno dell’Unione:
servono regole uguali per il pareggio
di bilancio, ma anche per le condizio-
ni di contesto in cui operano le impre-
se. Serve una Ue che sia vero soggetto
di politica internazionale e che non sia
schiacciata tra Est e Ovest. La concor-
renza oggi non si fa più tra aziende o
Paesi, ma tra grandi aree economiche,
e l’Europa in questo momento è quel-
la che sta soffrendo di più”. Nel 2013 si
registra un calo dello 0,5-0,6% del PIL
europeo. Perfino la Germania, Paese
che tutti dicono virtuoso, che ha fatto le
riforme nel modo migliore in questi an-
ni, registra una crescita dello 0,4%, ben
poca cosa se confrontata con le crescite
degli altri Paesi extra Ue.
Vincoli all’impresa
Anche grazie alla passione e all’impe-
gno di imprenditori e collaboratori del
settore della meccanica, l’Italia è riusci-
ta a mantenere e consolidare il secon-
do posto tra i Paesi industriali europei,
confermandosi quinto produttore al
mondo con una quota del 6,1% e ter-
zo esportatore mondiale, con una per-
centuale dell’8,8% nel 2012, con l’ex-
port arrivato, sempre nel 2012, al 75%
del totale della produzione. “Obiettivi
raggiunti - spiega Squinzi - facendo
prevalere la logica del lavoro, della co-
operazione, del fare rete, superando al-
meno in parte i grandi limiti del nostro
sistema Paese”. Limiti che si esplicano,
Courage is needed if there
is to be a recovery
Ina global context wheremarket equilibrium
has changed, clearmeasures are needed so as to
be able to avert the deindustrialisation of our
country, but a big commitment is also needed if we
are to step-up the foreignpresence of our industry,
using, perhaps, synergies among networks and
permanent branches that helpfirms, especially
those that are small andmediumin size, to get a
foothold on emergingmarkets.This, according to
the President of Confindustria, Giorgio Squinzi,
is the key for getting startedagain, togetherwith
decisive actions aimedat reducing the fiscal cuneo
and the price of energy, aswell as remodelling the
IMUtax burdenbased onproduction factors,
whilst working towards adecisive bureaucratic
simplification. “Industrial policy has been the
main ‘ghost’ of the last ten years”, beganGiorgio
Squinzi. “If we take a look back, by about fifty
years or so, the lack of a coherent industrial policy
has resulted inus losing out onanumber of big
opportunities: we have let outstanding industries
rundry - explainedMr. Squinzi - fromthe nuclear
industry to aeronautics. Other have been sized
down, chemicals, for instance, and, the last one
that we are still fighting to keephold of, namely
the ironand steel industry.What the State should
do is intervene so as tomake doing business easier
but also reduce energy costs, simplify red tape,
balance out the inland revenue and re-launch
research&innovation: these are all frontswhere
anewspread of competitiveness has openedup
compared to ourmain international competitors”.
Facedwith theweakness indomestic demand in
our country, and thewide-scale expansion of new
markets, internationalisationhas become a real
‘must’ formachinerymanufacturers if they are to
have any chance of starting to growanddevelop
again, whilst ploughing their experiences back into
the country.
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