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GENNAIO-FEBBRAIO 2014
AUTOMAZIONE OGGI 369
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AO
ATTUALITÀ
di euro). In conclusione, oltre 2,1 miliardi di
euro di meccanica made in Italy è assorbita
da Russia, Arabia Saudita, Turchia, Australia
e Cina”. E in questo contesto, dove interna-
zionalizzarsi è necessario per rimanere ‘vivi’,
le piattaforme fieristiche possono davvero
offrire molto.
Il ruolo delle fiere
“Le fiere sono una delle componenti im-
prescindibili del marketing mix aziendale, i
luoghi dove si possono toccare con mano
i prodotti e dove si creano le relazioni” ha
sottolineato Daniele Vacchi, direttore co-
municazione corporate di IMA Group, nota
realtà del mondo del packaging e della
meccanica che ha nel proprio DNA la vo-
cazione all’estero: “Nati come produttori
di macchine per il confezionamento di tè
ci siamo da subito rivolti primariamente a
una clientela internazionale, dato lo scarso
consumo di questa bevanda nel nostro
Paese. E oggi il nostro fatturato è realiz-
zato per il 94% all’estero. L’imprenditoria
italiana ha tutte le carte in regola per com-
petere sui mercati internazionali, ma per
essere più forti contro certi colossi stranieri
è utile fare rete e unire gli sforzi. In questo
le manifestazioni fieristiche possono dare
un notevole contributo, a patto di non li-
mitarsi a essere luoghi di scambio, ma di
diventare momenti di cultura e sviluppo
del mercato. Oltretutto, per molte aziende
l’acquisto di una macchina è non solo stra-
tegico per il business ma anche un forte
investimento, per cui è essenziale visionare
prima di acquistare”. Con lui concorda Al-
berto Bertone, presidente e AD di Fonti di
Vinadio Acqua Sant’Anna: “Realizziamo al
momento il 98% del fatturato in Italia, dove
siamo riusciti a imporci nel settore delle
acque minerali, ma i margini sono sem-
pre più ridotti e oggi, oltre a differenziare
l’offerta e a innovare, come abbiamo fatto
proponendo la bottiglia biodegradabile,
dobbiamo affrontare la sfida dell’estero.
In questo ritengo essenziale poter fare ‘si-
stema’ con altre aziende partner unendo le
competenze, per esempio per trattare con
i fornitori o per intraprendere iniziative co-
muni dal punto di vista commerciale, anche
se le reti logistiche e distributive rimangono
poi separate”.
È chiaro in questo senso l’esempio del set-
tore tessile, tradizionalmente vessillo dell’I-
talia all’estero, che si è spesso affidato alle
fiere per migliorare la propria penetrazione
internazionale: “Nel 2015 Itma, la Fiera di
riferimento del settore, tornerà in Italia (in
concomitanza con Expo), costituendo una
piattaforma centrale per i nostri produttori
di macchine” ha dichiarato Sandro Salmoi-
raghi, past president di Acimit (Associa-
zione dei costruttori italiani di macchinario
per l’industria tessile). “L’export è centrale
per i produttori di meccanica strumentale,
settore dove l’Italia primeggia detenendo
il secondo posto nel mondo in contesa a
volte con il Giappone, altre con la Germa-
nia, e dove in questi ultimi anni sta dive-
nendo sempre più forte la presenza cinese.
Oggi le macchine di produzione asiatica
si mantengono su una fascia qualitativa
medio-bassa ma, come Giappone e Corea
ci hanno insegnato con l’informatica, i li-
velli miglioreranno presto per cui occorre
mantenersi ‘in corsa’ e tenere il passo con
l’evoluzione tecnologica”. E se nel com-
parto della moda/abbigliamento l’estero
privilegia i brand italiani già affermati, a
sancire lo status sociale dell’acquirente,
penalizzando le marche meno note, in am-
bito tessile questo problema non si pone,
“anzi spesso i produttori cinesi compen-
sano la minore qualità dei loro manufatti
utilizzando tessuti italiani, il cui nome viene
pubblicizzato sui capi più del nome dell’a-
zienda confezionatrice” ha rivelato Claudio
Merenzi, presidente di Sistema Moda Italia:
reinterpretando il famoso slogan di un’a-
zienda dell’informatica, dovremmo dire
‘Italy Inside’. “Molti prodotti che a prima
vista non si direbbero italiani hanno in re-
altà un’anima italiana, perché l’Italia è ‘den-
tro’” ha proseguito Detlef Braun, membro
del consiglio direttivo della tedesca Messe
Frankfurt. “E non solo in ambito tessile: il
responsabile di una nota casa automobili-
stica tedesca mi ha svelato che il 40% dei
componenti interni dei loro veicoli è di
provenienza italiana. Potremmo dire che
non esiste made in Germany senza made
in Italy”. Ha quindi proseguito Braun: “Le
aziende di piccole e medie dimensioni co-
stituiscono la spina dorsale del Paese, cre-
ano lavoro e sonomotore dell’innovazione,
spesso sono delle ‘eccellenze nascoste’ nei
rispettivi settori. Il sistema fieristico tedesco,
il più grande d’Europa, è partner di almeno
1.500 aziende italiane che vi si affidano per
presentarsi al mercato tedesco ed estero:
da 25 anni portiamo il nostro brand in varie
aree geografiche a elevate potenzialità di
crescita, offrendo nuove opportunità di
business ai nostri clienti”. E nel processo di
‘internazionalizzazione’ di Messe Frankfurt,
l’Italia costituisce un anello centrale…
La crisi attuale dell’industria italiana trae origine da un crollo della domanda interna (a) non da unamancanza di competitività
sui mercati mondiali (b)
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b
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