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questo momento è forte la dicotomia fra
crescita e competitività: a livello mondiale
i Paesi il cui PIL è cresciuto meno in questi
ultimi tre anni sono proprio Italia, Giappone
e Germania, quelli più ‘industrializzati’ al
mondo: il manifatturiero non basta per far
crescere il PIL e spesso alcuni Paesi sono
cresciuti troppo in modo non virtuoso, fa-
cendo lievitare i loro PIL ma facendo anche
crescere il debito” ha svelato Fortis. “Da
circa 20 anni invece l’Italia sta perseguendo
una politica di riduzione del livello di inde-
bitamento pubblico: abbiamo generato 554
miliardi di euro di surplus statale cumulato
primario, pagando tasse di ogni tipo, senza
peraltro tagliaremolto le spese, mentre altri
Paesi coprivano l’aumento del debito stam-
pando ‘carta’ (è il caso di Stati Uniti e Regno
Unito -
ndr
)”. Ha quindi proseguito Fortis:
“Anche durante la crisi il nostro debito è au-
mentatomeno che in altri Paesi. Oggi, i dati
ci dicono che il fatturato generato dall’ex-
port italiano ha già raggiunto i risultati pre-
crisi e questo testimonia indiscutibilmente
che le aziende del nostro Paese sono com-
petitive: il problema della competitività
semmai riguarda il sistema-Italia”. Ha quindi
sottolineato Giuliano Busetto, presidente di
Anie Automazione: “In questi ultimi cinque
anni abbiamo registrato un calo del fat-
turato generato all’estero da parte delle
aziende associate, nonostante il mondo
manifatturiero italiano faccia da sempre
conto sull’export e generi il 60% delle
esportazioni totali. Servirebbero interventi
a livello governativo per sostenere e valo-
rizzare la nostra industria, perché un Paese
senza manifattura non può vivere”. Gli fa
eco Sandro Bonomi, presidente di Anima
(Federazione delle associazioni nazionali
dell’industria meccanica varia e affini):
“L’export è il fiore all’occhiello della mecca-
nica italiana. Il fatturato del settore nel 2012
si è assestato sui 40 miliardi di euro di cui
il 57% generato dall’export e i dati raccolti
dall’Ufficio Studi Anima relativi a settembre
2013 fotografano una situazione fonda-
mentalmente stabile, con un +1,1% nelle
esportazioni. In particolare, quelle verso i
Paesi Bric (Brasile, Russia, India, Cina) hanno
registrato un +18,4% (circa 1,3 miliardi di
euro relativamente ai primi sei mesi del
2013), mentre quelle rivolte ai Mikt (Mes-
sico, Indonesia, Corea, Turchia) un +135%
(822 milioni di euro circa). Poi c’è l’Austra-
lia, un mercato non nuovo che le aziende
italiane della meccanica hanno riscoperto
negli ultimi due anni e dove hanno regi-
strato un +186% (poco meno di 400 milioni
trasformato nell’undicesima unità produttiva del Gruppo Rittal. “Nel 2011-2012 sono arri-
vati altri investimenti, per un totale di 1,2-1,3 milioni di euro in sistemi di automatizzazione
per aumentare la capacità produttiva e tenere la produzione in Italia, senza delocalizzare:
in sei mesi è stato assunto nuovo personale e dal 2009 al 2012 l’azienda ha raddoppiato
il fatturato da 31 a 62 milioni di euro” ha affermato Porta.
Rittal produce sistemi di condizionamento anche in altre aree geografiche, ma solo per i
mercati locali; il sito italiano rimane il fiore all’occhiello del Gruppo per lo specifico seg-
mento, che oggi rappresentano fra i principali elementi di differenziazione dell’offerta di
armadi Rittal per datacenter e automazione.
“Con l’avvento di soluzioni cloud e informatiche sempre più spinte è cresciuta la necessità
di adottare armadi di contenimento per datacenter allo stato dell’arte, dove il raffresca-
mento dei server è cruciale per mantenere un ottimo funzionamento degli apparati” ha
concluso Porta.
GENNAIO-FEBBRAIO 2014
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