marzo 2014
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Un mondo senza confini
Forte dello spirito imprenditoriale eredi-
tato dai genitori, Sonia Bonfiglioli guida
l’azienda in una più vasta dimensione in-
ternazionale.
“La nostra azienda è partita - ricorda Sonia
Bonfiglioli - con il processo di internazio-
nalizzazione intorno agli anni Settanta. La
prima esperienza è iniziata con l’apertura
di una filiale commerciale in Spagna e suc-
cessivamente abbiamo aperto altre filiali
in giro per il mondo. Ma il primo vero salto
verso l’internazionalizzazione produttiva,
è stata l’apertura di un impianto all’estero.
Era il 1999 e ricordo ancora i lunghi perio-
di trascorsi in India. Questo fu il mio primo
vero e proprio contributo all’azienda”.
Successivamente vi fu l’acquisizione di
un’azienda tedesca e poco dopo l’apertu-
ra della struttura produttiva in Vietnam.
Quali sono le difficoltà incontrate? E come
dovrebbe muoversi una piccola impresa
che volesse affacciarsi ai mercati esteri?
“Internazionalizzare è importante - di-
ce - ma va fatto con cautela. Non è facile
approcciare un nuovo mercato, bisogna
avere la capacità di fondere due culture
d’azienda. Vi sono scogli da superare: nel-
la ricerca del luogo giusto, del personale
specializzato, fino alle tradizioni e leggi
differenti. E questo oltre allo sforzo finan-
ziario che un’impresa deve affrontare. È
un investimento che peraltro porta a dei
risultati dopo anni. Mai nell’immediato”.
Progetto Cheer FutureLand
“Se in Italia abbiamo aiutato i giovani dal
punto di vista della formazione tecnica,
in India dal 2008 stiamo aiutando un me-
dico indiano che accoglie in una struttu-
ra bambini abbandonati per le strade di
Chennai, e che oggi sono già circa 150 di
cui alcuni con handicap molto gravi. Noi
abbiamo contribuito ad aiutarlo finanzia-
riamente, costruendo la casa per i ragazzi
e più avanti completeremo una sede per
le ragazze. Il nostro obiettivo è quello di
fornire ai nostri bambini un futuro mi-
gliore, pertanto oltre a dargli ospitalità e
al supporto agli studi offrire loro una pos-
sibilità di lavoro. L’ultima volta che sono
andata in India ho visto con mia grande
soddisfazione il primo ragazzo che ha
completato gli studi tecnici e che ora la-
vora nella nostra sede”.
E questo per proseguire quella strada già
tracciata da Clementino Bonfiglioli.
Una considerazione, in conclusione a
questa piacevole chiacchierata, sorge
spontanea: non deve essere stato sempli-
ce subentrare a una personalità carisma-
tica come quella del padre… “Certamen-
te la sua mancanza è stata e continua a
essere forte - conclude Sonia Bonfiglioli -.
Era un riferimento per tutti e io non ho
voluto, né avrei mai potuto, sostituirlo. Il
mio impegno oggi è quello di circondar-
mi di collaboratori di alto profilo proprio
per dare una struttura sempre più stabile
all’azienda.
Non ho mai pensato di venderla e a chi
me lo chiede rispondo sempre, con deci-
sione, che non potrei mai farlo. Il moti-
vo? Semplice: sono innamorata della mia
azienda”.
Il sogno diventa realtà
La vita di Clementino BonÀglioli non è stata certo facile. Orfano di madre, Àn dalla nascita viene allevato dai nonni, mentre il
padre emigra all’estero per rientrare solo dieci anni dopo. Purtroppo la guerra ne farà una vittima e Clementino rimane solo.
“Iniziò come disegnatore meccanico - racconta con emozione Sonia BonÀglioli - poi si mise in proprio nel 1956 come si usava
dire a quel tempo. Il grande intuito imprenditoriale lo spinse a progettare e brevettare nuovi riduttori a vite senza Àne poi quelli
epicicloidali a due stadi che sarebbero diventati i prodotti di punta per i successivi 15 anni affermando e consolidando la
BonÀglioli Riduttori”.
Furono gli anni tipici della nascita del capitalismo in Italia. Dal 1960 al 1975 avvenne la prima fase di industrializzazione.
“Mio padre amava raccontare i momenti più belli, i successi che uno dopo l’altro si avvicendavano. Ma quelli furono anche
anni difÀcili, fatti di dure contrattazioni sindacali, talvolta di tensioni”. Da quel momento la
storia della BonÀglioli è quella di un’azienda che ha saputo interpretare i tempi, attraverso
acquisizioni, ricerca e sviluppo di nuovi prodotti, afÀancamento alla meccanica dell’elettronica,
l’internazionalizzazione.
“Nella prima fase della BonÀglioli vi erano aziende storiche, nostre concorrenti, legate a un
modello ‘datato’ di fare impresa. Queste aziende non sono riuscite a cogliere l’importanza
dell’automazione dei processi produttivi. Mio padre comprese immediatamente l’importanza di
automatizzare alcune fasi e aumentare così le capacità produttive. Questo ci permise, in anni
di crescita anche imprevedibile, di poter incrementare la produzione e riuscire a soddisfare
le numerose richieste che ci pervenivano da un mondo in pieno boom economico”. E poi le
acquisizioni importanti, Ànalizzate ad ampliare la gamma di prodotti coprendo settori nuovi tra
cui, nel 1975,la più importante è quella di Trasmital, azienda forlivese produttrice di riduttori
epicicloidali destinati al mondo delle macchine per il movimento terra.