marzo 2014
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poco ‘amica’ e all’eccessiva tassazione, i
costi energetici sono uno dei tre principa-
li fattori di svantaggio competitivo per le
imprese europee. Tanto per fare un esem-
pio, i prezzi dell’elettricità per le impre-
se europee sono doppi rispetto agli Stati
Uniti e tre volte più cari rispetto alla Cina.
Comunque, ben superiori alla media dei
Paesi più industrializzati. Questo handicap,
che penalizza pesantemente i settori ma-
nifatturieri e l’intera economia europea, è
dovuto ad un’oggettiva carenza di risorse
energetiche, ma anche all’inadeguatezza
delle infrastrutture, alla mancata intercon-
nessione, all’incompleto mercato interno
e all’insufficiente concorrenza e, inoltre,
a regolamentazioni alle volte troppo re-
strittive o troppo ambiziose. L’Europa è
alla testa della ‘rivoluzione verde’ e della
lotta al cambiamento climatico. Questo
ruolo globale deve essere mantenuto, ma
non a detrimento dell’industria e del lavo-
ro. Prendiamo ancora, ad esempio, i nostri
concorrenti e partner statunitensi. La rapi-
dità con cui, negli Stati Uniti, si è procedu-
to a fornire un quadro legale stabile per lo
sfruttamento dei giacimenti di gas di scisto
(Shale gas) è encomiabile”.
Le PMI sono spesso vittima del Pubblico
che non paga i propri debiti alle imprese:
una Direttiva europea impone alla Pub-
blica Amministrazione di ripagare i pro-
pri debiti entro 30 giorni. Ci sono Paesi
come l’Italia che hanno una media di 150
giorni nel saldo fatture. Lei ha promesso
tolleranza zero. A che punto siamo nel
recepimento della norma?
“A più di un anno dall’entrata in vigore
della nuova Direttiva in Italia, i ritardi della
PA nei pagamenti ai fornitori continuano
ad essere ben superiori a quelli stabiliti
a livello europeo, provocando un danno
per le imprese stesse e per i loro lavorato-
ri. Purtroppo, sulla base dei dati fornitimi
dai due osservatori, Confartigianato e An-
ce, sono costretto ad avviare la procedura
contro l’Italia per violazione della direttiva
UE, dell’applicazione delle norme europee
sui ritardi dei pagamenti della Pubblica
Amministrazione alle imprese. Qui bisogna
sottolineare che sono ben lungi dall’avere
un’intenzione punitiva nei confronti dell’I-
talia. Ho infatti aspettato un anno prima
di procedere ma ho il dovere di fare rispet-
tare le norme Ue, specie quando si tratta
di un fenomeno che da più parti viene de-
nunciato come uno dei principali ostacoli
per il funzionamento dell’economia reale
e per la ripresa. Inoltre, il rapporto tra PA
e imprese deve essere amichevole. Lo Stato
deve essere alleato al business.
È proprio su questo punto, ovvero sul con-
testo in cui operano le imprese e i rapporti
con le pubbliche amministrazioni l’Europa
deve operare il cambiamento più profon-
do che riguarda. Per questo proponiamo
un nuovo Small Business Act che preveda
veri vincoli legali: 3 giorni e 100 euro per
avviare un’impresa, 30 giorni per ottenere
una licenza, tempi più brevi per recuperare
un credito. Entro il 2014, la Commissione
proporrà una strategia per migliorare l’ef-
ficienza delle Amministrazioni”.
Un sondaggio della Banca centrale eu-
ropea, indica che le piccole imprese giu-
dicano che nel 2013 le condizioni di ac-
cesso al finanziamento sono peggiorate.
La BCE aveva però immesso sul merca-
to nuovi fondi per aiutare le banche: per-
ché questo denaro non viene erogato
per sostenere l’economia reale?
“Per rilanciare l’industria serve ovviamente
un adeguato livello di credito a disposizio-
ne degli imprenditori più innovativi. Sap-
piamo bene che questo resta un grave ele-
mento di fragilità del sistema, soprattutto
in Italia.
La Banca d’Italia ha registrato un’ulterio-
re contrazione del 6% dei prestiti bancari,
con particolari difficoltà tra le piccole e
medie imprese. Infatti, un terzo delle PMI
europee e ben il 44%di quelle italiane non
ha ottenuto i finanziamenti richiesti nel
2013. Le stime per il 2014 non sono parti-
colarmente positive. Si prevede che anche
quest’anno continuerà la contrazione dei
finanziamenti alle aziende, seppure a un