Uomini_Imprese_marzo_2014 - page 11

marzo 2014
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Witnesses of excellence
According to the latest data released by the
Trade Performance Index of Unctad-WTO,
Italy is second only toGermany in the
number of placings among the top fourteen
classifications of global competitiveness relative
to the same number of industrial sectors.
Indeed, just recently the Ferrari brandwas
indicated as the most influential in the world in
the Brand Finance Global 500 classification,
just after CocaCola, Google and others.
Yet in recent decades a certain assumption
has formed that characterizes our
manufacturing firms as poorly structured,
often undercapitalized and unable to face the
challenges that global competition requires of
them. In short, our industrial base has often
been identified as one of the causes of lowGDP
growth, which in recent decades has kept our
country at a standstill, if not a recession. Many
such assumptions we have paradoxically come
to believe in a kind of self-deprecation, which
have than had a dramatic domino effect in
convincing our foreign competitors of their
validity.This picture does not jibe, however,
with the data coming from the world rankings
and the consideration of ‘Made in Italy’,
which obviously does not take into account
the profound structural changes that the
Italianmanufacturing systemhas undergone,
particularly our SMEs.
It is time, therefore, to assert that the great
majority of our manufacturing base is one of
the main drivers of our country’s excellence
in the world. It is time to wave the flag of our
industrial fabric, and our ethical approach
and entrepreneurial courage as well, with
pride.
Uomini&Imprese, in its new format as a
quarterly and an insert in all our monthlies,
intends to continue, with greater vigor than
ever, to be a witness of this excellence.
di Luca Rossi
Secondo gli ultimi dati diffusi dal Trade Performance Index dell’Unctad-WTO,
l’Italia è seconda solo alla Germania per numero di migliori piazzamenti nelle
quattordici classifiche stilate per competitività a livello continentale. È di questi
giorni, inoltre, che il marchio Ferrari è stato indicato come il più influente al
mondo nella classifica ‘The brend Finance Global 500’ dopo Coca Cola, Google
e altri.
Eppure, negli ultimi decenni si è formato e consolidato un luogo comune che
tratteggia le nostre imprese manifatturiere come poco strutturate spesso sotto-
capitalizzate e incapaci di affrontare le sfide che gli scenari della competizione
globale impongono loro. Insomma, il nostro tessuto industriale è stato spesso
individuato come uno degli artefici della bassa crescita del PIL, che negli ultimi
decenni ha stretto in una morsa, talvolta anche recessiva, il nostro Paese. Luoghi
comuni dei quali non solo molti di noi si sono paradossalmente convinti, in una
sorta di autodenigrazione, ma che hanno avuto il drammatico e paradossale ef-
fetto domino di convincere anche i nostri competitor stranieri. Un quadro che
però stride con i dati che arrivano dalle classifiche mondiali e dalla considerazio-
ne del nostro Made in Italy, che evidentemente non tiene conto delle profonde
modificazioni strutturali che hanno interessato il nostro tessuto imprenditoria-
le. È dunque il tempo di affermare con convinzione che il sistema manifatturie-
ro italiano, nella sua grande maggioranza, è uno dei motivi di eccellenza del
nostro Paese nel mondo. È tempo di blandire con orgoglio la bandiera, anche
in termini di approccio etico e di coraggio imprenditoriale, del nostro tessuto
industriale.
Nella sua nuova veste, a cadenza quadrimestrale e in allegato a tutti i nostri
mensili, Uomini&Imprese si pone l’obiettivo di continuare – con ancora maggio-
re vigore – a essere il testimone di questa eccellenza.
Testimoni dell’eccellenza
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