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rmo

maggio 2016

gli altri automotive e aerospace, e quello di materiale

elettrico ed elettronico (8%).

Anche in Lombardia le piccole imprese cedono il passo

alle grandi nell’attività di acquisizione di macchinari. La

quota di macchine utensili installate nelle aziende con

meno di 50 dipendenti risulta pari al 50% rispetto al

55% della precedente rilevazione. Di contro, cresce al

39% la quota installata nelle imprese che impiegano tra

i 50 e i 200 addetti; era pari al 35% nel 2005. Parimenti

risulta in aumento la quota dellemacchine presenti negli

stabilimenti con più di 200 dipendenti che passa dal 9%

all’11%. La tendenza rilevata in Lombardia rispecchia

l’andamento nazionale e si spiega con il fatto che, anche

a causa della crisi, le grandi imprese tornano a interna-

lizzare parte dell’attività che, fino a poco tempo fa, era

demandata all’esterno.

@lurossi71

utilizzatrici presenti nell’area. L’area lombarda è seconda

in Italia per livello di densità di macchinari installati: 28,6

macchine ogni 100 addetti. Il dato lombardo, inferiore

solo a quello dell’Emilia-Romagna (30,2), risulta supe-

riore alla media nazionale che è pari a 25,8. La forte

presenza di macchine utensili rispetto al numero degli

addetti è determinata dalla tipologia di imprese per lo

più appartenenti ai settori prodotti in metallo e mecca-

nica generale, tipicamente di dimensionemedio piccola.

Come nel 2005 anche nel 2014, emerge la correlazione

inversa tra possesso di macchine utensili e dimensione

dell’unità produttiva. In termini assoluti, al crescere del

numero di addetti impiegati cala la quota di macchine

utensili presenti nell’impianto. Ciò è spiegato dal fatto

che le piccole imprese sono impegnate principalmente

nell’attività di produzione. Al crescere della dimensione,

le aziende inseriscono altre attività il cui svolgimento

non prevede l’utilizzo di macchinari.

Dall’analisi dei dati Istat 2011 (ultimi dati disponibili) ri-

partiti per settore emerge che la metà del parco mac-

chine lombardo (51%) è installata presso stabilimenti

che realizzano prodotti inmetallo (fonderie, fucinatura,

stampaggio, carpenterie, caldaie, serbatoi, utensili, se-

conda trasformazione dei metalli, trattamento, rive-

stimento). Il secondo settore per quantità di macchine

installate (27%) è quello dei costruttori di macchinari e

materialemeccanico (macchine agricole, macchine uten-

sili per metalli e robot industriali, macchine tessili e per

l’abbigliamento, macchine per l’industria alimentare,

chimica, della plastica, lavorazione del legno, macchine

per le industrie estrattive, edilizie, siderurgiche). Segue

quello dei mezzi di trasporto (8%), che comprende tra

Il commento del presidente

“I risultati della ricerca - ha rilevato Luigi Galdabini,

presidente Ucimu - evidenziano come anche la

Lombardia non sia estranea al pesante arretramento

che l’industria metalmeccanica italiana ha subito

nell’ultimo decennio”. In particolare, secondo

Galdabini, quello che allarma è che in Lombardia, da

sempre tra i distretti più innovativi d’Europa, un terzo

del parco macchine di produzione abbia oltre venti

anni. La ripresa del consumo di macchine utensili in

Italia, registrata a partire dal 2014 e proseguita per

tutto il 2015, è una buona notizia poiché riduce, anche

se soltanto in parte, gli effetti derivanti dal blocco

degli investimenti. “Il manifatturiero può tornare a

operare sui livelli pre-crisi anche grazie al supporto

garantito da strumenti di politica industriale messi

in atto dalle autorità di governo”, indica il presidente

di Ucimu. Oltre alla Nuova Legge Sabatini (che

permette il finanziamento a tassi agevolati degli

acquisti in macchinari e, dal marzo 2016, può essere

concessa anche a fronte di finanziamenti erogati

dalle banche e dalle società di leasing con canali di

stanziamento differenti dalla Cassa Depositi e Prestiti),

Galdabini sottolinea anche il provvedimento del

Superammortamento (che permette l’ammortamento

del 140% del valore del bene acquisito). “Pur

riconoscendo la validità di queste misure congiunturali

- ha affermato il presidente Ucimu - occorre prevedere

interventi strutturali per stimolare e sostenere il

ricambio dei sistemi di produzione nelle imprese

italiane, unica via per assicurare prospero futuro alla

manifattura del Paese”. E Galdabini porta ad esempio

le liberalizzazione delle quote di ammortamento,

attraverso cui il macchinario acquistato può essere

ammortizzato in tempi più brevi e, se ciò non fosse

possibile, occorrerebbe prevedere l’aggiornamento

dei coefficienti di ammortamento fermi ancora al 1988.

“Ma - ha concluso Luigi Galdabini - la modalità più

adeguata per contrastare l’inesorabile invecchiamento

delle macchine utensili presenti negli stabilimenti

produttivi del Paese è l’adozione di una misura

che favorisca l’aggiornamento del parco macchine

installato”.