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gitale agile e all’avanguardia, ma

che permetta una digitalizzazione

dei processi graduale, su misura.

Penso a PMI nel settore dei piccoli

elettrodomestici, dell’arredamento,

con un ampio ventaglio che va da

produttori di finestre in alluminio

alle valvole, per citare alcuni esempi

concreti. L’interesse verte sulla si-

mulazione, sull’abilitazione dell’IIoT

e IoT, sulla gestione dei Big Data,

sull’integrazione della stampa 3D

nella produzione e, in generale, sulla

digitalizzazione dei processi mani-

fatturieri. In molti casi si tratta di interventi su segmenti di processo

temporaneamente circoscritti, che però vengono effettuati nell’ot-

tica di una crescente integrazione dei processi industriali globali e di

convergenza di questi in un unico ambiente digitale che consenta di

integrare tecnologie nuove e preesistenti; in questo modo, cioè cre-

ando sinergie e interazione nell’ottica di una strategia d’innovazione

del business sempre più pervasiva, anche gli investimenti degli anni

passati vengono sfruttati e ottimizzati nell’ottica dell’Industria 4.0.

A.O.:

Semprefacendoriferimentoall’esperienzafattainambitoIndustria

4.0, quali sono state le principali difficoltà che si sono dovute affrontare

equali potrebbero esseredei suggerimenti per ridurrequestedifficoltà?

Boffa:

La prima è una difficoltà che potremmo definire culturale. Per

molteaziende termini come ‘Industria4.0’ o ‘digitalizzazione’ sonoan-

cora molto astratti, non se ne percepiscono i benefici concreti, tanto

più in un’ottica di medio-lungo termine, in cui si collocano nuovi

modelli di business, difficili da identificare nello scenario attuale. La

secondadifficoltà cheabbiamo riscontratoèdi tipoorganizzativo: per

realizzare la digitalizzazione di processi, macchinari e attività di im-

pianto è necessario che gli addetti possiedano anche skill informatici

e, analogamente, chi si occupa di IT (Information Technology) ha ne-

cessità di acquisire dimestichezza con l’OT (Operational Technology).

Si tratta di due mondi che devono imparare a parlarsi e l’azienda si

deve strutturare per agevolare questo processo. La terza difficoltà ri-

guarda labase installata: ogni fabbricahaunabasedisomogenea, con

macchinari vecchi che convivono con altri più recenti conmodalità e

tecnologie diverse, non è facilemetterli in comunicazione tra loro. Lo

stesso vale per i software installati, da quello gestionale alla logistica

finoai processi, sono spesso scollegati fra loroperché implementati in

momenti diversi. Lo stimolo è trovare una soluzione, come propone

ABB, che rispetti la base installata e la integri con i sistemi per inter-

connettere tutto il campo, partendo magari da applicazioni semplici

come il monitoraggio dei consumi energetici, che la legge 102/2014

già impone alle aziende. Con un investimento ridotto ABB propone

soluzioni che, partendo da semplici interruttori intelligenti per racco-

gliere i dati di consumo elettrico, integrandoli con i consumi di altri

vettori energetici e incrociando questi dati con varie informazioni le-

gate al processo, senza grossi investimenti si ottiene un’architettura

di base che mette in comunicazione tutti gli elementi dell’impianto

e consente di fare analytics e settare KPI, generando alert e avviando

processi di ottimizzazione della base installata. Un’ultima difficoltà

che abbiamo riscontrato nasce dalla confusione creata presso molte

aziende da interlocutori non sempre qualificati che propongono so-

luzioni di ogni genere con l’etichetta Industria 4.0.

Crippa:

‘Pensare in grandema iniziare inpiccolo’ deve essere il man-

tra di ogni imprenditore che vuole fare il salto nella manifattura del

futuro. Partire dal processo, da indicatori di business, non dalla tec-

nologia. L’errore sarebbe proprio riempirsi di investimenti tecnolo-

gici, anche grazie all’intervento dedicato dal governo, senza partire

dal modello di business, dal prodotto, dal processo. L’importante è

non concentrarsi fin da subito sul tema dei Big Data ma orientarsi

inizialmente verso gli Smart Data, non perdendo di vista il fatto che il

percorso virtuoso è quello che porta dal dato all’informazione: il vero

valore aggiunto dell’IoT.

Bogo:

La principale difficoltà è legata alla cultura tradizionale che

oppone resistenza al cambiamento verso nuovi modelli di busi-

ness in cui tutti i processi siano interconnessi e all’Open Innovation.

Si teme di perdere il controllo, mentre si tratta proprio di evolversi

per acquisire valore. Si guadagna così in flessibilità e si è in grado di

rispondere meglio, più velocemente e in modo più personalizzato,

alle esigenze dei clienti. Poi molte aziende si chiedono se sia proprio

necessario investire o se possono farne a meno. Se devono farlo ora

o se possono ancora aspettare. A quale tecnologia dare la priorità. Vi

è poi il timore di dover cambiaremodo di lavorare e stravolgere tutti

i processi aziendali. Noi, con i nostri partner e rivenditori, abbiamo

supportato e stiamo supportando con successo numerose PMI che

al nostro fianco hanno cominciato a digitalizzare alcune parti dei

loro processi in un arco di tempo breve e a implementare tecnologie

abilitanti all’Industria 4.0, come ad esempio la simulazione, il cloud,

l’additive manufacturing, solo per menzionarne alcune. I primi risul-

tati tangibili hanno alimentato la propensione a proseguire inquesta

direzione, innestando così un circolo virtuoso dell’innovazione.

Mandelli:

Senza dubbio, per diversi mesi l’impatto delle politiche

economiche è stato limitato da una generale impreparazione del

mercato a recepire i vantaggi del Piano Calenda. Per accedere ai

benefici previsti dalla legge su Industry 4.0 sono infatti richieste nu-

merose informazioni, anche piuttosto complesse. Proprio da questa

constatazione è nata inMitsubishi Electric l’idea di formare la propria

rete di vendita sul significato di iper e superammortamento e sulle

regole per potervi accedere. Inoltre, il piano deve essere parte di

un’evoluzione culturale più completa dell’industria: la transizione a

produzione improntata in ottica 4.0 richiede infatti un ripensamento

delle logiche produttive. Quindi, il Piano Calenda sta contribuendo a

digitalizzare ilmanifatturiero italiano, ma da solonon è sufficiente: gli

imprenditori devono credere nei vantaggi reali della digitalizzazione

per promuoverli in azienda con una vision a medio-lungo termine.

Questa rappresenta la sfida del prossimo futuro.

A.O.:

Adeguare i macchinari alle logiche 4.0 richiede un adeguato ag-

giornamento formativo del proprio personale, nei casi da voi seguiti

quali sono state le strategie seguite? Si è data priorità alla formazione

interna, èaumentato il contributodi soggetti esperti esterni o sono state

attivate nuove assunzioni per coprire questo tipo di professionalità?

Boffa:

Nelle PMI si sono verificate tutte queste situazioni. Sicura-

mente le aziende hanno sfruttato al meglio le proprie risorse interne,

soprattuttoquellepiùgiovani che ingenerehannomaggiori compe-

tenze in ambito IT. C’è stata sicuramente un’attività di formazione del

personale interno e sono state anche assunte nuove figure profes-

sionali, tra cui molti ingegneri informatici; nelle grandi aziende sono

state inserite anche nuove figure come quella di ‘data scientist’. Inol-

tre tante imprese si stanno appoggiando a consulenti esterni. Anche

per la parte operativa è stato dato spazio ai giovani che tendenzial-

AO

APRILE 2018

AUTOMAZIONE OGGI 405

82

TAVOLA ROTONDA

Chiara Bogo,

Dassault Systèmes