NOVEMBRE-DICEMBRE 2017
AUTOMAZIONE OGGI 402
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tivazione attuati hanno di fatto portato a
una maggiore accelerazione nei diversi
settori industriali manifatturieri. Ciò no-
nostante, studi hanno dimostrato che
l’industria italiana di trasformazione delle
materie plastiche è tra le più avanzate
del settore manifatturiero nell’adozione
di tecnologie smart. Il ‘Piano Nazionale
Industria 4.0’, varato lo scorso febbraio
dalla Presidenza del Consiglio dei Mini-
stri, che si ispira a iniziative analoghe av-
viate in Germania, Francia, Regno Unito
e Olanda, sarà un ulteriore motore di
crescita per il mercato della plastica. Con
questo nuovo piano è stato stanziato un
aumento di 10 miliardi di euro annui (da
80 a 90 miliardi di euro/anno) degli inve-
stimenti privati finalizzati all’innovazione
dell’industria italiana nel suo complesso.
Inoltre, tramite accordi tra l’industria e
gli enti finanziatori, sono previsti sostan-
ziosi incentivi per investimenti finalizzati
all’introduzione di nuove tecnologie, tra
cui iper-ammortamenti e prestiti attiva-
bili per l’adozione di nuove tecnologie
e l’installazione di nuovi impianti che
potranno arrivare anche fino al 250% del
valore del macchinario acquistato.
La filiera della seconda
vita della plastica
Nell’ultimo decennio nel nostro Paese si
è consolidata la ‘cultura del fine vita’, che
ha portato a un incremento delle sinergie
tra l’industria della produzione, trasforma-
zione e macchinari per la plastica e i mo-
delli di sviluppi per la raccolta, il recupero e
il riciclo dei rifiuti. L’economia circolare, av-
viata con il D.Lgs n. 22/1997, il cosiddetto
decreto Ronchi, è stata un successo, tanto
da portare il nostro Paese a essere ai ver-
tici mondiali nelle tecnologie di riciclo. Ma
quanto fatto fino a oggi in termini di riciclo
non è ancora sufficiente: dallo studio pre-
sentato da Ellen MacArthur Foundation
‘The new Plastics Economy. Rethinking
the future of plastics’ emerge che a livello
mondiale solo il 14% dei rifiuti plastici ge-
nerati dall’imballaggio viene raccolto e di
questo solo il 10% viene riciclato, mentre
la restante quota finisce inparte incenerita
(14%), in parte mandata in discarica (40%)
e in parte dispersa nell’ambiente (32%).
Un numero per tutti: almeno 8 milioni di
tonnellate di plastica finiscono in mare
ogni anno con il risultato che nelle acque
ci sono oltre 150 milioni di tonnellate di
materie plastiche. In Europa nel 2013 (Rap-
porto Italia del Riciclo, 2016) sono stati re-
cuperati il 69%degli imballaggi immessi al
consumo. In Italia, nel 2014 la percentuale
è stata del 79% e nel 2015 dell’84%, dimo-
strando che l’economia circolare tricolore è
unmodello efficiente ed efficace, tanto da
essere preso da esempio da altri Paesi, in
primis dalla Germania.
Uno degli aspetti su
cui si sta focalizzando
l’industria del food e
del beverage è quella
di ripensare la proget-
tazione dei prodotti
e del loro packaging
per disincentivare l’im-
piego delle confezioni
usa e getta, proprio
a favore di quelle riu-
tilizzabili attivando il
modello circolare di
recupero e di trasfor-
mazione. Il colosso
anglo-olandese Unile-
ver, ha dato un chiaro segno di questa vo-
lontà annunciando di voler impiegare per
i propri imballaggi solo plastica riciclata,
riciclabile o compostabile entro il 2025.
Un percorso che porterebbe molti player
del mercato di prodotti di largo consumo
verso l’economia circolare, con un conse-
guente rinnovamentodei processi produt-
tivi dell’intera filiera della plastica. Il fatto
che oggi si possa produrre bottiglie in PET
per il confezionamento di bevande utiliz-
zando fino al 50%di PET riciclato dimostra
i notevoli passi avanti fatti e apre una pro-
spettiva positiva per la trasformazione del
mercatodella plastica nel prossimo futuro.
Il mercato delle materie prime secondarie
è, quindi, un settore che continuerà a of-
frire nuovi sbocchi e a sorprendere per i
risultati raggiungibili in termini di innova-
zione e valore aggiunto.
Spazio alle bioplastiche
Parlando del mercato della plastica è do-
veroso ampliare l’orizzonte alle bioplasti-
che. Un mercato che occupa una frazione
marginale dell’industria plastica, ma che
sta iniziando a permeare la quotidianità
degli italiani, e non solo. La bioplastica è
potenzialmente un materiale di interesse
per i più svariati settori, ma attualmente
è costituito per due terzi dai sacchetti
compostabili. Secondo il centro di ricerca
tedesco indipendente Nova-Institute il
mercato dei prodotti di plastica compo-
stabile e biodegradabile potrebbe cre-
scere dalle 100 mila tonnellate del 2015
alle fino e oltre 300 mila tonnellate nel
2020, se il quadro normativo dovesse
cambiare. In Europa la bioplastica conta
18,3 milioni di lavoratori per un giro
d’affari di 2 trilioni di euro (Bio-based In-
dustries Consortium). In Italia, secondo
uno studio di Plastic Consult sono attive
indicativamente 210 aziende, con circa
2.000 addetti, per una produzione di
circa 54.500 tonnellate di polimeri lavo-
rati per un fatturato di 475 milioni di euro.
Nel 2015, il 73% della produzione è stato
destinato alla fabbricazione dei sacchetti
monouso per la spesa, il 17% ai sacchi
per la raccolta della frazione organica e il
restante 18% suddiviso tra manufatti per
l’agricoltura, la ristorazione, il packaging
alimentare e l’igiene della persona. L’Ita-
lia sembra quindi avere tutte le carte in
regola per competere nei mercati globali,
non solo con la produzione della plastica,
ma anche della bioplastica.
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Italia import-export di macchine, attrezzature e stampi
per materie plastiche e gomma (gennaio-dicembre,
migliaia di euro)
Fonte: Amaplas
Fonte: pixabay.com