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NOVEMBRE-DICEMBRE 2014

AUTOMAZIONE OGGI 377

64

AO

SPECIALE

U

n aneurisma è il rigonfiamento di un vaso sangui-

gno dovuto alla fragilità di una delle sue pareti.

All’incremento delle dimensioni dell’aneurisma,

aumenta anche il rischio di rottura per cui spesso è

opportuno intervenire chirurgicamente. Il metodo

chirurgico standard per il trattamento di un aneurisma dell’aorta

addominale comporta l’apertura della cavità addominale. Nell’ap-

proccio meno invasivo, ovvero la riparazione endovascolare

(Evar), il chirurgo inserisce un catetere in un’arteria dell’inguine

e risale fino all’aneurisma. Quindi, utilizzando un dispositivo di

imaging a raggi X per visualizzare l’arteria, il team medico inseri-

sce una sonda al suo interno e la usa per manovrare l’innesto di

uno stent fino all’altezza del rigonfiamento. L’innesto viene poi

espanso all’interno dell’aorta e posizionato in modo da rinforzare

la sezione indebolita, prevenendo la rottura dell’arteria. Rispetto

al metodo chirurgico tradizionale, l’Evar si traduce in un tasso di

successo più elevato a breve termine, con minor perdita di san-

gue e un recupero più veloce da parte del paziente. La pianifica-

zione per il metodo Evar si basa su una tomografia pre-operatoria

3-D (CT) che viene utilizzata per dimensionare e posizionare lo

stent. Con le nuove funzionalità di interventi medici assistiti da

computer, le scansioni 3-D possono essere sovrapposte su imma-

gini 2-D acquisite durante l’operazione per guidare meglio la pro-

cedura. Un punto critico è dato dal fatto che l’introduzione della

sonda rigida può provocare

deformazione e danni all’ar-

teria. Attualmente, i chirurghi

sono in grado di stimare l’en-

tità di un’eventuale deforma-

zione. Tuttavia, poiché ogni

paziente è un caso a sé, l’in-

cidenza della deformazione

può variare, rendendo l’in-

tervento più difficile, soprat-

tutto nei casi critici in cui si

riscontrano accumuli di calcio

nella parete ar-

teriosa. In alcuni

casi, se le arte-

rie del paziente

sono troppo

calcificate, non

è proprio possi-

bile far scorrere

gli strumenti

Evar all’interno

di un sistema

c a r d i ov a s c o -

lare, ma spesso

il chirurgo scopre questa complicanza solo nel momento in cui

il paziente è in sala operatoria. “Durante un’operazione, la varia-

bile tempo è critica: un chirurgo deve poter reagire rapidamente

a qualsiasi situazione imprevista. Più informazioni abbiamo, più

siamo in grado di determinare meglio le strategie alternative più

sicure e opportune per il trattamento del paziente.

La simulazione consente ai medici di sapere in anticipo come sarà

la situazione che dovranno affrontare durante l’intervento chirur-

gico, in modo da poterlo preparare al meglio” dice Jean-Philippe

Verhoye, professore ordinario e chirurgo cardiologo, toracico e

vascolare presso l’Università di Rennes.

Pascal Haigron*

I ricercatori dell’Università di Rennes utilizzano il metodo

dell’analisi agli elementi finiti (FEA) per simulare il sistema

arterioso del singolo paziente sotto l’influenza di una sonda

‘In your blood’

Intervento di rimozione di un aneurisma endovascolare

Stent inserito all’interno dell’arteria

durante l’intervento chirurgico Evar