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LUGLIO-AGOSTO 2014
AUTOMAZIONE OGGI 374
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terapia convenzionale, l’adroterapia presenta indubbi vantaggi.
Quando il fascio di elettroni o di raggi X attraversa il corpo
umano si comporta come se attraversasse acqua, perciò nella
radioterapia convenzionale il fascio di particelle all’interno del
corpo si allarga colpendo non solo lamassa tumorale, ma anche
parte dei tessuti circostanti. Con l’adroterapia invece è possi-
bile regolare non solo l’energia del fascio di adroni incidenti e,
quindi non solo regolare la profondità raggiunta dai fasci per
colpire le cellule dei tessuti tumorali, ma soprattutto il punto
preciso in cui vengono indirizzate le particelle, poiché il fascio
di adroni, essendo composto da particelle cariche e pesanti,
quando entra nel corpo, rimane collimato e non si allarga. Que-
sto significa precisione millimetrica e danni limitati, o in alcuni
casi nulli, agli organi sani circostanti, anche perché lo scopo della
terapia è eliminare il tumore salvaguardando i tessuti sani. Que-
sta tecnica produce quindi un grosso vantaggio per i tumori che
si sviluppano vicino a organi critici come occhio, cervello, spina
dorsale… dove, insomma, sono presenti organi radiosensibili”
continua Gerardi. “Inoltre, il meccanismo di rilascio dell’energia
e le caratteristiche radiobiologiche causano un’elevata quantità
di rotture nei legami chimici presenti nel DNA. Come noto que-
sto ha la proprietà di autoripararsi, ma se il numero di legami
rotti è elevato tale capacità ha una bassa probabilità di successo,
portando conseguentemente allamorte cellulare. Nella radiote-
rapia convenzionale il danno al DNA èmodesto, pensate da due
a massimo 15 rotture della doppia elica, invece nell’adroterapia
con ioni carbonio il numero di rotture è dell’ordine delle 10.000 e
permette di distruggere completamente anche tumori radiore-
sistenti alle terapie tradizionali”. Non dimentichiamoci infine che
la precisione e la quantità di energia che è possibile trasferire al
tumore durante una singola seduta di adroterapia permette di
diminuire il numero complessivo di sedute previste per i singoli
protocolli, aumentando in tal modo il numero di pazienti po-
tenzialmente trattabili presso lo Cnao. E in effetti Gerardi spiega
che la scienza sta andando in questa direzione: in Giappone,
dove sono attivi ben tre centri di adroterapia con ioni carbonio,
si stanno sperimentando protocolli che prevedono pochissime
sedute di trattamento (anche solo una o due) per il paziente, con
tutti i vantaggi che ciò comporta anche a livello di qualità della
vita, considerando inoltre che i trattamenti non richiedono de-
genza ospedaliera.
Unmacchinario complesso
Dunque fin qui tutto bene, i vantaggi dell’adroterapia sembrano
molti. Perché allora ancora oggi il Centro di Pavia rimane uno
fra i pochi (cinque) esistenti al mondo? Oltre ai centri nipponici,
realizzati con il contributo di Mitsubishi e Toshiba, se ne trova a
oggi appena un altro in Europa, inGermania vicino a Heidelberg,
nato con il contributo di Siemens:“Un acceleratore di elettroni o
fotoni si presenta come un dispositivo di appena 70 cm, mentre
il nostro, che genera fasci di protoni e ioni carbonio, è in realtà un
insieme di vari acceleratori, dove il maggiore misura circa 80 m
di circonferenza. Solo questo dà un’idea della diversità dei costi
e della complessità delle problematiche da gestire” sintetizza
Gerardi. L’adroterapia è conosciuta fin dagli anni ‘50, data però
la complessità e il costo dellemacchine necessarie per effettuare
i trattamenti, è stata erogata per molto tempo‘rubando’tempo-
macchina agli scienziati, quando gli acceleratori non erano‘occu-
pati’ per compiti legati alla ricerca. Il primo centro adroterapico
esclusivamente ospedaliero, limitato però al solo utilizzo di pro-
toni, è nato nel 1992 presso il CentroUniversitario di Loma Linda,
vicino a Los Angeles, in California (USA). Oggi esistono una cin-
quantina di centri di questo tipo al mondo, per adroterapia con
protoni, in una decina di Paesi, con una casistica complessiva di
oltre 100.000 pazienti trattati, su varie patologie tumorali. Più di
recente, è in costruzione in Italia, a Trento, un centro che utiliz-
zerà il‘ciclotrone’, ossia un acceleratore più piccolo e semplice in
grado di erogare solo trattamenti con protoni.
“L’impianto dello Cnao è nato dal lavoro di un gruppo di ricerca-
tori universitari di fisica e ingegneria, gli stessi che ancora oggi si
occupano del suo esercizio e della sua costantemanutenzione e
sviluppo. Avere tutto il know-how all’interno è sicuramente uno
dei vantaggi di cui godiamo. Chi ha progettato il sistema lavora
ancora qui, in sala controllo, conosce bene il complesso sistema
delle macchine acceleratrici e sa come metterci mano in tempi
limitati e in modo efficace. Allo stesso tempo, si lavora accanto
ai medici per dare le indicazioni migliori al fine di colpire con
precisione le cellule tumorali”. Svela Gerardi: “Siamo nati come
gruppo di ricerca, aperto e propositivo, e abbiamo contatti con
tutto il mondo, con centri che vorrebbero realizzare strutture
simili, che ci chiedono di progettare parti dellamacchina o di of-
frire consulenza per la realizzazione. Qui abbiamo la possibilità di
fare esperienza ‘sul campo’, di ampliare le nostre competenze in
materia grazie alla pratica continua”. Allo Cnao arrivano pazienti
Sedi delle patologie tumorali trattate fino oggi al Cnao e
relativo numero di pazienti
Sala Trattamento del Centro Cnao di Pavia
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