Automazione_Oggi_370 - page 111

MARZO 2014
AUTOMAZIONE OGGI 370
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bustezza, usabilità e durata nel
tempo, proprietà spesso carenti
nei prodotti consumer. I device
che si impiegano nel settore in-
dustry devono essere sempre
attivi, si devono adattare a innumerevoli e specifiche applica-
zioni in tempi brevi e devono avere un’ergonomia lontana dai
canoni consumer”. Risponde quindi
Paolo Laganà
, responsa-
bile R&D di
Inlon Engineering
(
)
: “Questo quesito
oggi è probabilmente superato dall’evoluzione dei rapporti di
lavoro: chi utilizza questi strumenti è sempre più un professio-
nista abituato a lavorare autonomamente o comunque legato
a prestazioni di consulenza, piuttosto che da dipendente di una
qualche azienda. È evidente che la diffusione di smartphone e
tablet all’interno delle organizzazioni aziendali pone certo il
problema della dualità tra un utilizzo condizionato da approcci
molto personali, ma per un interesse aziendale. Direi che l’a-
zienda deve mantenere il controllo dell’uso, che può essere
anche illegale o quantomeno improprio, quindi fornire disposi-
tivi e …regole ferree d’uso”.
Con questo concorda
Franco Zannella
, responsabile della divi-
sione Automazione di Lenze Italia
(
)
: “La rapida
diffusione di dispositivi smartphone e tablet ha favorito sempre
di più la condivisione di dati aziendali da e verso la rete Inter-
net. Questo ha fatto sì che la protezione dei dati, siano essi di
processo o aziendali, debba avere adeguati livelli di protezione,
motivo per il quale, in genere, le società impongono l’uso di
dispositivi aziendali adeguatamente protetti grazie all’impiego
di specifici software e policy ad hoc. Per tali ragioni, le imprese
tendono a evitare l’implementazione del concetto di Byod,
fornendo ai dipendenti dispositivi personali nell’ambiente di
lavoro, al fine di apportare maggiore efficienza e aumentare la
produttività. In tal modo, è possibile avere accesso alle email,
condividere file, caricare applicazioni, aggiornare siti Web da
qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, sfruttando canali di
accesso spesso basati su VPN e autenticazione dell’account. Di-
venta molto importante, quindi, utilizzare solo dispositivi che
soddisfano le policy di sicurezza aziendali, evitando invece l’ac-
cesso di altri non allineati agli standard richiesti”.
Ugualmente concorde è
Fulvio Primatesta
, responsabile Bu-
siness Implementation di
Superpartes
(
)
:
“Non penso che la questione si ponga realmente in un conte-
sto B2B: quando smartphone o tablet sono elementi attivi in
un processo di business, è normale, per non dire indispensabile
che sia l’azienda a fornire il device e tutte le configurazioni e
verifiche del caso: si vedano per esempio gli aspetti di security.
È chiaro che si pone il problema dell’utilizzo a titolo personale,
ma qui deve guidare il buon senso più che la regolamentazione
spinta. Va da sé che l’appassionato di app social o B2C dovrà
trovare soddisfazione con un device proprio, ma la cosa non è
diversa dall’appassionato di corse automobilistiche che di certo
non usa l’auto aziendale per divertirsi...”.
Ribadisce infine
Massimo Introzzi
, managing partner di
Made
Investimenti
(
orse potremmo
porre la domanda in termini diversi: a mio avviso la tematica
non è più la proprietà della tecnologia ma la sua capacità di
integrazione in un’architettura distribuita, che ha esigenze di-
verse rispetto al fatto che i device siano standard e di proprietà.
Tenderei a spostare l’attenzione sul controllo dell’integrabilità
e della connettività dei dispositivi. Il fatto che si possano inte-
grare e si possa dialogare con i sistemi è, a mio avviso, il valore
importante”.
App: utili o futili?
Sembra che le app stianoprevaricando il webe al contempo
si dice che siano più futili che utili. Oggi ogni funzione è
‘appizzata’, ma la app è la soluzione a ogni problema? Qui
parliamo anche di controllo di processo, ergo di sistemi
complessi: cosa succederà da qui a due anni?
“Lo penso per la supervisione e, a maggior ragione, per le app:
prima di tutto occorre un controllo di processo ben pensato,
poi qualunque strumento di controllo, ancor di più se aperto
alla connettività, sia il benvenuto” osserva
Laganà
. Per
Zan-
nella
“non vi è dubbio alcuno che la diffusione di smartphone
e tablet abbia cambiato notevolmente le modalità di accesso e
soprattutto di utilizzo del web, creando terreno fertile al diffon-
dersi di piccole applicazioni ognuna con la sua specifica utilità.
Anche nel campo dell’automazione industriale sembra essere
ormai certo che l’impiego di questi dispositivi mobili attraverso
specifiche app consenta un utilizzo pronto, veloce e intelligente
del processo da controllare. La diffusione di app specifiche nel
campo dell’automazione è sicuramente in aumento e lo sarà
sempre di più, perché sempre di più questi dispositivi d’uso
comune stanno entrando in modo massiccio anche in questo
contesto”. Lenze ha infatti sviluppato il dispositivo di controllo
Smart Motor, in grado di pilotare un motore asincrono, pro-
Paolo Laganà,
responsabile R&D di
Inlon Engineering
Fonte: www.dipaola.eu
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