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ITALIA 4.0
2017
sistema delle imprese, della pubblica am-
ministrazione, all’interno dei nostri sistemi
territoriali. Ciò significa che il capitale di
innovazione iniettato nell’economia italia-
na è indubbiamente più basso, in percen-
tuale rispetto al PIL, rispetto agli altri paesi
europei. E questo ci è costato molto caro
in termini di crescita economica, bassi tassi
di produttività, arretratezza nell’adozione
di Internet, nell’e-commerce, nello svilup-
po delle competenze, fattori che ci man-
tengono agli ultimi posti delle classifiche
internazionali”.
È possibile valutare uno o più motivi
per cui tutto ciò è avvenuto?
“La leadership, pubblica e privata, non
ha captato la valenza strategica delle
nuove tecnologie. La forbice con gli altri
Paesi ha iniziato ad aprirsi da quando è
entrata in campo Internet con le nuove
tecnologie connesse alla rete. Intorno
all’anno 2000. Prima investivamo come
gli altri. È come se gli imprenditori, co-
loro che erano al Governo, coloro che
dovevano stabilire le politiche indu-
striali del Paese, non avessero capito che
dietro non c’era una nuovo modello
di computer o una banda più larga di
trasmissione, ma un nuovo modello di
gestione dell’impresa, di fare pubblica
amministrazione, nuovi modelli di for-
mazione. Bisogna rilevare che due fat-
tori strutturali del nostro Paese, princi-
palmente, hanno giocato a sfavore della
sua modernizzazione: da una parte le
peculiarità del nostro tessuto produtti-
vo, dall’altra una pubblica amministra-
zione che non è riuscita, e ancora non
riesce, a modernizzarsi. A differenza di
altri Paesi, ci dobbiamo confrontare con
la scarsità di grandi imprese che hanno
un ruolo fondamentale nella trasforma-
zione dell’industria, mentre abbiamo
una larga prevalenza di piccole imprese
le cui caratteristiche dimensionali non
facilitano lo sviluppo di quelle capa-
cità e visioni necessarie per cavalcare
in proprio l’innovazione. Così come le
inefficienze della PA finiscono per fre-
nare la trasformazione, impendendo
alla macchina pubblica di diventarne un
traino. Nell’ultimo anno e mezzo qual-
cosa è cambiato, alcuni ingranaggi di
questo ‘meccanismo inceppato’ si sono
rimessi in funzione”.
Con il varo del piano banda ultralarga,
il governo sta cercando di recuperare.
Il Governo ha varato nuove iniziati-
ve strategiche ritardi infrastrutturali e
cablare il Paese. Sul fronte della mo-
dernizzazione dei servizi della PA ha
avviato il Piano ‘Crescita digitale’.
Qualcosa si sta muovendo, dunque.
“Si, nell’ultimo anno e mezzo, si è aperta
una fase di discontinuità. Come Confin-
dustria, in particolare, abbiamo iniziato
a collaborare a un progetto per la tra-
sformazione digitale dell’industria ita-
liana. Il coordinamento con il Governo
ha prodotto così il ‘Piano Industria 4.0’,
attraverso il quale per la prima volta il Pa-
ese si è dotato di una politica industriale
basata sull’innovazione digitale, specifica
per il suo particolare tessuto industriale.
Il Piano, infatti, ha un approccio che va-
lorizza le filiere, coinvolgendo tutti i pro-
tagonisti della catena, spingendoli alla
ricerca di nuove sinergie. Prevedendo un
mix tra misure di breve e medio termine