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duce nuove tecnologie, ma mette a fat-

tor comune tecnologie che sono diventa-

te mature. Grazie alla sensoristica ormai

a basso costo possiamo davvero racco-

gliere dati ovunque e con estrema sem-

plicità; con l’Industrial Internet possiamo

mettere questi dati in rete; il Cloud può

darci una mano a memorizzare queste

ingenti quantità di informazioni. E poi

c’è la parte a valore aggiunto, quella

dell’analisi. L’analisi dei big data può

aiutare le imprese a comprendere le re-

ali esigenze dei consumatori. Un po’ co-

me i social network hanno rivoluzionato

il marketing, così l’Industrial Internet of

Things e i Big Data potrebbero rivolu-

zionare l’ingegneria, consentendo agli

sviluppatori di conoscere puntualmente

quali caratteristiche dei loro prodotti

sono usate e come. Questo però richie-

de competenze che non risiedono pur-

troppo nella stessa persona: competenze

analitiche e matematiche e competenze

strategiche che devono acquisire gli in-

gegneri di produzione”.

Una delle maggiori preoccupazioni è

che questi sviluppi tecnologici portino

a una diminuzione dell’occupazione

nel manifatturiero. È così?

“Non credo. Con l’aumento della pro-

duttività si liberano capitale e capacità

produttiva e questo contribuisce a ridur-

re il gap di competitività che abbiamo

con le economie caratterizzate dal basso

costo della manodopera. Si creeranno

quindi le condizioni ottimali per il resho-

ring: le imprese che erano andate a pro-

durre fuori avranno convenienza a tor-

nare a produrre in Italia. Io credo quindi

che il saldo netto tra posti di lavoro persi

e posti guadagnati sarà positivo. Natu-

ralmente cambieranno le competenze

necessarie”.

A proposito, ci spiega come funzione-

ranno i Competence Center?

“Sgombriamo subito il campo da un

equivoco generato da questo nome: i

Competence Center saranno innanzitut-

to uno spazio fisico dove saranno collo-

cate le tecnologie: macchine, device, si-

stemi di produzione, movimentazione,

realtà aumentata. Avere a disposizione

uno spazio del genere è indispensabile

per far conoscere le tecnologie, per fare

‘awareness’, creare consapevolezza su

questi temi in chi non li conosce. Per chi

invece è già informato, funzioneranno

da teaching factory, particolarmente

utili per le PMI che hanno difficoltà ad

accedere alla ricerca. Si tratterà di centri

nazionali diversificati per competenze,

non saranno dei cloni l’uno dell’altro.

Le dirò di più: sarebbe necessario an-

che un coordinamento a livello europeo

per evitare doppioni e spreco di risorse.

Potrà benissimo capitare che le nostre

imprese andranno in Competence Cen-

ter in Germania e, viceversa, che i nostri

centri riceveranno aziende tedesche”.

@franco_canna

In un futuro non troppo remoto Apple

e Android potranno avere un ruolo

nelle applicazioni industriali?

“È una possibilità che non mi stupisce:

la rivoluzione è iniziata e proseguirà il

suo corso. Così come Internet è passata

dal mondo consumer a quello industria-

le, così accadrà alle APP. Avremo presto

degli store con le ‘manufacturing APP’

per tutti: un’APP per il controllo remoto

dell’utensile, una per il monitoraggio dei

consumi. Per me i protagonisti di questo

settore non potranno che essere soggetti

con un comprovato know how industria-

le. Apple e Android potranno arrivare sul

mercato o attraverso delle partnership

oppure limitandosi a sviluppare delle

piattaforme orizzontali aperte a tutti, la-

sciando invece spazio agli specialisti per

lo sviluppo delle APP. Certo, per le PMI

sarebbe certamente un bel vantaggio

sfruttare l’equivalente industriale di un

sistema Android, gratuito e open source,

sul quale acquistare le APP che le servono

per migliorare i propri processi”.

ITALIA 4.0

dicembre 2016