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rmo

maggio 2016

zioni, con stampanti 3D, con torni e frese, si assemblano

componentimeccanici, si sviluppanoprocessi innovativi nei

laboratori di chimica. E si studiano intensamente biologia,

scienze mediche, biomeccanica della locomozione, l’inte-

razione uomo-macchina. Nell’Istituto ci sono numerose

infrastrutture utilizzate inmodo trasversale dai vari gruppi

di ricerca, come le camerebianche cheospitano importanti

apparecchiature dedicate alle nanotecnologie quali SEM,

FIB, sputtering, allineatore di maschere, che tanta impor-

tanza hanno nel ridurre le dimensioni dei nuovi dispositivi.

Queste infrastrutture sono utilizzate per le sfide scientifi-

che e tecnologiche affrontate dai vari laboratori dell’Isti-

tuto, adesempionel laboratorio coordinatodal ricercatore

GastoneCiuti costruireapparenti ‘pillole’ che sono in realtà

veri e propri robot capaci di muoversi autonomamente

all’interno del corpo umano o i robot indossabili per la ria-

bilitazione sviluppati nel laboratorio coordinato dal ricer-

catore Nicola Vitiello.

L’integrazione tra esperti di robotica e bioingegneri da

un lato, e neuroscienziati dall’altro è indispensabile per

ottenere i migliori risultati. Infatti i primi da soli potreb-

bero avere difficoltà a generare innovazioni radicali ispi-

rate ai complessi modelli dei sistemi biologici, tendendo a

produrre novità ‘incrementali’, non proprio dirompenti. I

secondi sarebbero portati culturalmente a non occuparsi

di settori applicativi: “Abbiamo dunque creato nel tempo

La neuro-robotica sviluppa nuove

tecnologie protesiche e ortesiche

per l’assistenza e la riabilitazione

motoria. Studiosi di robotica

e neuroscienziati prendono a

riferimento la natura.

Viaggio all’interno del corpo umano

Il progetto europeoVector (VersatileEndoscopicCapsule for gatrointestinal Tumor

recOgnition and Therapy) dell’Istituto di BioRobotica dellaScuolaSant’Anna ha

sviluppato una capsula endoscopica che può essere ingerita con un bicchiere d’acqua;

essa è capace di navigare nell’intestino inmaniera non invasiva e cercare eventuali

lesioni o alterazioni del tessuto.

Un altro progetto di dirompente carica innovativa è dedicato ai diabetici di tipo 1, quelli

che devono controllare la propria glicemia anche più volte al giorno per eventualmente

assumere insulina attraverso iniezioni continue; si tratta di una procedura che è difficile

da conciliare con una normale vita. Ed ecco la nascita di una nuova apparecchiatura

sviluppata da LeonardoRicotti, ricercatore presso l’Istituto di BioRobotica, e colleghi:

essa, con il suo serbatoio interno di insulina, va impiantata all’interno del corpo tramite

intervento chirurgico, ma funziona poi inmodo autonomo e non invasivo, potenzialmente

per tutta la vita del paziente. Questa unitàmonitora continuamente il livello di glucosio nel

sangue, rilasciando o bloccando insulina per mantenere la glicemia entro i corretti valori;

fine delle iniezioni, quindi. Ogni due settimane, però, il serbatoio si svuota e deve essere

rifornito di insulina. Una apposita capsula-robot viene allora semplicemente inghiottita;

essa si dirige autonomamente verso l’unità, per attuare lì una vera e propria operazione

di aggancio che porta al rifornimento! Anche le batterie devono essere ricaricate; per

evitare periodici interventi chirurgici, basta che il paziente indossi una cintura in grado

di trasmettere energia inmodalitàwireless e l’operazione può concludersi inmodo

assolutamente non invasivo. Una volta questa sarebbe stata la sceneggiatura di un film

di fantascienza; oggi parliamo di un prototipo che presto diventerà realtà, cambiando

radicalmente la vita dei pazienti diabetici.