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per chi lo fornisce, sia per chi ne usufruisce”. Secondo

MarianoMar-

ciano

, IBM Global Business Services Italia, Energy & Utility business

development (

IBM Italy

-

www.ibm.com/it/it ), in

base al campo indu-

striale in cui si applica la manutenzione predittiva o il servizio che si

offre, è possibile ottenere differenti vantaggi operativi e occorre tenere

conto di diversi parametri. “Occorre trovare la giusta ‘alchimia’ tra il

rischio di ‘falso positivo’, ossia l’ipotesi che si verifichi un evento che in

realtà non avverrà, e l’impatto che invece si potrebbe avere a seguito

di una mancata individuazione di un

evento dannevole. Non si può nep-

pure generalizzare per ‘tipo’: il rischio

di avaria della turbina di un aereo e

quello di una fresa di estrazione non

possono avere il medesimo livello di

attenzione. È fondamentale sottoli-

neare, in ogni caso, che la manuten-

zione preventiva venisse comunque

effettuata anche ‘prima’. Ora però

è possibile, attraverso i nuovi stru-

menti, ottenere report più vicini al

reale stato di uso del componente,

alla sua storia e a come elementi

esogeni possono contribuire a modi-

ficarne il comportamento”.

Per

Francesco Tieghi

, responsabile Digital Marketing di

Servi-

Tecno

( www.servitecno.it ), un

o degli elementi indispensabile in un

piano di manutenzione predittiva è lo storico dei dati. “Il ‘near miss’,

quella situazione in cui siamo stati molto vicini a un disastro, è la

nuova frontiera della manutenzione predittiva. Quando si presenta

un guasto o un fermo macchina è quasi sempre facile identificare il

problema, risolverlo ed eventualmente prendere precauzioni perché

non si ripresenti nuovamente. Quante volte però siamo andati vicino

al downtime senza accorgercene? Quante volte abbiamo già sfiorato

il disastro senza averne consapevo-

lezza? Con questa prospettiva, non

sono i dati in realtime a dover essere

analizzati, bensì lo storico: storiciz-

zare non serve solo per dare report e

risposte agli enti, ma è fondamentale

per ritrovare le situazioni critiche del

passato ed evitare che si ripresen-

tino nel futuro”.

Come, dove, quando e

perché…

F.N.:

Quali sono i principali settori

industriali che si avvalgono della

manutenzione predittiva?

“Per mia esperienza, le maggiori

richieste provengono dai settori chimico, siderurgico, dell’oil&gas e

del cemento” spiega

Josè Chavarria

, Process Control sales manager

di

Siemens Italia

( www.siemens.it ). Co

sì è anche per

Conte

, che

aggiunge: “I settori maggiormente sensibili sono quelli nei quali gli

eventuali costi di mancata produzione hanno un forte impatto sulla

‘bottom line’. Il settore oil&gas è uno di questi, dati i costi elevati degli

impianti. Per cui un approccio sistematizzato alla manutenzione è una

scelta che definirei quasi obbligatoria”.

Non solo.

Andrea Ceiner

, Group Product marketing manager M2M/

IoT di

Eurotech

( www.eurotech.it ), cit

a anche le aziende di servizi, alle

quali vengono affidate la manutenzione e l’assistenza tecnica, spesso

sulla base del miglior prezzo: “Per queste aziende, ormai al massimo

della loro efficienza e senza più margini di riduzione dei costi, è fonda-

mentale trovare strumenti nuovi per aumentare l’efficacia e la competi-

tività e per trovare nuovi servizi a valore aggiunto da associare alla loro

offerta tradizionale. Con la disponibilità dei dati in tempo quasi reale

sullo stato dei dispositivi, dei macchinari e degli impianti, essi possono

ridurre il costo dell’intervento a valle di un incidente, sia per la velo-

cità di reazione, sia per la precisione della diagnostica strumentale via

Internet, sia anche come effetto della capacità interventistica tramite

la rete. Inoltre, disponendo del costo medio di intervento/riparazione

per incidente, potrebbero rivendere il servizio di monitoraggio in tempo

reale ai loro clienti, aggiungendo questo servizio alla loro catena del

valore tradizionale”.

F.N.:

Quali sono e come stanno evolvendo le tecnologie per la gestione

delle operazioni di manutenzione?

“Partendo dai sensori (analisi tribologiche sui lubrificanti, misura delle

vibrazioni, termografia dei componenti) le attuali tecnologie di manu-

tenzione predittiva sono davvero molto sofisticate” spiega

Randieri

. “I

sensori, però, da soli non bastano. Per mia esperienza, posso affermare

che la chiave per la programmazione di una manutenzione tempestiva

(ma non troppo anticipata) risiede nella corretta interpretazione dei

segnali registrati e da come questi vengono trasmessi e integrati con

la piattaforma software per la manutenzione aziendale. Per l’interpre-

tazione dei segnali acquisiti, oltre ai

normali algoritmi matematici si ado-

perano delle sofisticate tecniche,

denominate di ‘machine learning’,

che sfruttando le tecniche di model-

lizzazione tipiche dell’intelligenza

artificiale, riuscendo a modellizzare

sistemi non lineari di difficile inter-

pretazione, che tipicamente descri-

vono il funzionamento di macchine

molto complesse. Per completare il

quadro, non bisogna dimenticare la

parte inerente l’infrastruttura di rete

riguardante i sensori, lo storage delle

informazioni e la loro interpretazione

in un contesto più ampio della manutenzione, ovvero quella della pro-

duzione. Chiaramente stiamo parlando di applicazioni di cloud compu-

ting, big-data e Internet of Things”.

“Il panorama attuale è caratterizzato da alta frammentazione, com-

plessità e forte dipendenza dai fornitori di tecnologia” sottolinea

Cei-

ner

. “La frammentazione ha ragioni storiche: ogni azienda ha sempre

cercato soluzioni proprietarie, specifiche per l’esigenza del momento, e

che in mancanza di standard e di piattaforme accessibili a costi soste-

nibili, sono sempre state inutilizzabili in altri contesti. La frammenta-

zione ha portato un elevato grado di complessità nel mettere assieme

soluzioni diverse da tutti i punti di vista, tecnologico, commerciale e via

dicendo, così la complessità ha spesso costituito una barriera insupe-

rabile, sia in termini di tempi di realizzazione troppo lunghi e incerti, sia

per gli elevati costi di progetto. Questa situazione ha creato una forte

dipendenza tra cliente e fornitore, che ha in qualche modo ‘ingessato’

il mercato. Oggi, con le infrastrutture di cloud computing, di machine to

machine e di Internet of Things, si realizza l’incrocio tra l’Internet delle

persone, guidato dalla ‘app-economy’ e dai social media, con l’Internet

delle applicazioni gestionali (CRM, ERP ecc.) e con l’Internet delle cose,

fatto da sensori, attuatori e dispositivi di interfaccia uomo-macchina

connessi in rete per la trasmissione in tempo quasi reale sia degli

eventi, sia del dato telemetrico, sia per il controllo dei dispositivi da

remoto (via cloud). In tale incrocio di tecnologie si realizzano un conso-

SETTEMBRE 2015

Fieldbus & Networks

71

Claudio Cupini, technical

marketing engineer di

National Instruments

Walter Mandelli,

R&D manager di EFA

Automazione

Josè Chavarria, Process

Control sales manager di

Siemens Italia