SETTEMBRE 2015
Fieldbus & Networks
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dell’asset. “Con più del 90% dei pro-
cessi produttivi supportati dall’ICT,
l’Italia, seguendo a ruota la Germa-
nia, si dichiara pronta per la rivolu-
zione 4.0, ovvero la realizzazione di
un network universale di oggetti
intelligenti collegati via Internet”
asserisce
De Maestri
. “Questo
concetto è molto ampio, infatti vede
convergere diverse tecnologie desti-
nate a uno svariato numero di set-
tori: CPS (Cyber Physical System),
coordinamento e relazioni di ele-
menti di automazione, macchinari,
impianti e strutture produttive; ‘smart factory’, approccio innovativo
alla produzione che permette così di soddisfare le specifiche richieste
del cliente rendendole sempre più personalizzate; ‘digital factory’, rap-
presentazione virtuale di una vera e propria fabbrica a fine simulativo;
IoT, oggetti che acquisiscono intelligenza grazie al fatto di poter co-
municare con la rete. Investire in questa direzione è fondamentale per
tutte le aziende che vogliono crescere, che dovranno affrontare cicli di
innovazione sempre più brevi, prodotti più complessi e personalizzati,
volumi di produzione maggiori rispetto al recente passato, con costi di
produzione sempre più ridotti”. “Il concetto di IoT, ossia la connettività
in rete di qualsiasi dispositivo intelligente per il controllo in ambito
industriale, apre diverse opportunità legate ai dati di funzionamento di
macchine e impianti” sottolinea
Griffini
. La progettazione di un nuovo
sistema di controllo prevede oggi queste funzionalità disponibili a li-
vello tecnologico”.“Se faccio un motore che apre e chiude un cancello,
se realizzo turbine o caldaie, se sono nel retail, mi interessa sapere
come i miei prodotti vengono realmente scelti e utilizzati” spiega
Cei-
ner
. “Questo mi permette di disegnare nuovi modelli, sempre più vicini
alle vere preferenze degli utilizzatori
in termini sia di costo, sia di caratte-
ristiche, e ciò alla fine produce mag-
giori ricavi e meno sprechi. Quindi,
attraverso un uso intelligente di que-
sti dati passa il futuro delle aziende,
il loro posizionamento, il loro ‘busi-
ness model’. È questione di guardare
al mercato futuro. A tal fine è addi-
rittura nata una nuova figura profes-
sionale, quella dello ‘scienziato del
dato’, e questo segnale, intercettato
dal mercato del lavoro, è significativo
della direzione che stanno prendendo
le aziende leader”.
L’attenzione al ‘dato’ e il grande
vantaggio che deriva da una sua
gestione efficiente viene ugualmente sottolineata da
Marciano
.
“Oggetti che prima non producevano dati, ora arrivano a produrne
in grande quantità. L’IoT è la corretta definizione di tutto questo. Di-
sporre di tutti questi dati significa anche avere la necessità di dotarsi
di strumenti in grado di analizzarli e di fornire loro il giusto ‘peso’ nel
descrivere il fenomeno che si vuole catturare. Il rischio è che, come sta
già avvenendo nel mondo della meteorologia, la mancanza di gestione
di questa grande mole di informazioni generi confusione decisionale.
Capito questo, sicuramente siamo nelle condizioni di aumentare la
nostra percezione degli eventi che ci circondano quotidianamente e
quindi di migliorare ogni singolo aspetto dei componenti che vengono
assemblati per costruire asset”.
Il ‘fattore’ formazione
F.N.:
La modernità delle tecnologie disponibili incide sulla professio-
nalità degli operatori addetti alla manutenzione. Come cambiano que-
ste figure professionali?
“Il personale di manutenzione al quale vengono affidati questi nuovi
strumenti di analisi predittiva, deve avere una maggiore preparazione
a livello informatico: qui viene in soccorso il ricambio generazionale
dei tecnici addetti alla manuten-
zione, appartenenti alla categoria
dei cosiddetti ‘digital native’, ossia
giovani cresciuti nell’era digitale
con grande familiarità nell’uso della
tecnologia, dei computer e degli
strumenti elettronici di consumo”
risponde
Griffini
.“Con l’avvento
delle moderne soluzioni e di sistemi
sempre più integrati in rete, le figure
destinate alla manutenzione sono
chiamate a evolversi professio-
nalmente” aggiunge
De Maestri
.
“Essi, infatti, saranno visti sempre
più come figure qualificate, capaci di
contribuire allo sviluppo di strategie
evolute e di coordinare, gestire e risolvere problemi e complessità sul
nascere, facendo leva sul supporto dei servizi disponibili negli asset
installati”.
Per
Randieri
, infine, occorrono delle figure professionali dotate di
‘skill’ adeguati in termini di competenze non solo tecniche, ma anche
organizzative e gestionali: “Internamente alle aziende tipicamente si
procede alla formazione dei vecchi operatori della manutenzione, in
modo che questi possano acquisire le competenze necessarie a ge-
stire i nuovi strumenti introdotti con la manutenzione predittiva.
Attenzione però che per la manu-
tenzione predittiva non è sufficiente
investire nel ‘know-how’, ovvero
nel ‘sapere’ degli addetti, bensì oc-
corre concentrare gli sforzi anche
nel ‘know-why’, per superare il pro-
blema di ‘cosa fare’. I nuovi operatori
dovrebbero sempre riuscire a capire
la causa principale del problema
e il perché stanno adottando delle
contro-misure.
L’idea è quella di creare una ‘fab-
brica di esperti’ e per fare ciò è con-
sigliabile sfruttare le conoscenze e
le abilità delle persone che lavorano
su un’apparecchiatura giornalmente,
offrendo agli operatori della manutenzione la possibilità di ‘parteci-
pare’ alla performance del dispositivo. Questo coinvolgimento è parte
di una più ampia filosofia del ‘miglioramento continuo’ che dovrebbe
accompagnare tutte le attività di produzione”.
Andrea Ceiner, Group
Product marketing manager
M2M/IoT di Eurotech
Letizia De Maestri,
marketing di Automata
Alberto Griffini, product
manager Advanced PLC
Solutions & Scada di
Mitsubishi Electric
Marco Spessi, Industrial
Networking manager di EFA
Automazione