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SETTEMBRE 2015

Fieldbus & Networks

73

dell’asset. “Con più del 90% dei pro-

cessi produttivi supportati dall’ICT,

l’Italia, seguendo a ruota la Germa-

nia, si dichiara pronta per la rivolu-

zione 4.0, ovvero la realizzazione di

un network universale di oggetti

intelligenti collegati via Internet”

asserisce

De Maestri

. “Questo

concetto è molto ampio, infatti vede

convergere diverse tecnologie desti-

nate a uno svariato numero di set-

tori: CPS (Cyber Physical System),

coordinamento e relazioni di ele-

menti di automazione, macchinari,

impianti e strutture produttive; ‘smart factory’, approccio innovativo

alla produzione che permette così di soddisfare le specifiche richieste

del cliente rendendole sempre più personalizzate; ‘digital factory’, rap-

presentazione virtuale di una vera e propria fabbrica a fine simulativo;

IoT, oggetti che acquisiscono intelligenza grazie al fatto di poter co-

municare con la rete. Investire in questa direzione è fondamentale per

tutte le aziende che vogliono crescere, che dovranno affrontare cicli di

innovazione sempre più brevi, prodotti più complessi e personalizzati,

volumi di produzione maggiori rispetto al recente passato, con costi di

produzione sempre più ridotti”. “Il concetto di IoT, ossia la connettività

in rete di qualsiasi dispositivo intelligente per il controllo in ambito

industriale, apre diverse opportunità legate ai dati di funzionamento di

macchine e impianti” sottolinea

Griffini

. La progettazione di un nuovo

sistema di controllo prevede oggi queste funzionalità disponibili a li-

vello tecnologico”.“Se faccio un motore che apre e chiude un cancello,

se realizzo turbine o caldaie, se sono nel retail, mi interessa sapere

come i miei prodotti vengono realmente scelti e utilizzati” spiega

Cei-

ner

. “Questo mi permette di disegnare nuovi modelli, sempre più vicini

alle vere preferenze degli utilizzatori

in termini sia di costo, sia di caratte-

ristiche, e ciò alla fine produce mag-

giori ricavi e meno sprechi. Quindi,

attraverso un uso intelligente di que-

sti dati passa il futuro delle aziende,

il loro posizionamento, il loro ‘busi-

ness model’. È questione di guardare

al mercato futuro. A tal fine è addi-

rittura nata una nuova figura profes-

sionale, quella dello ‘scienziato del

dato’, e questo segnale, intercettato

dal mercato del lavoro, è significativo

della direzione che stanno prendendo

le aziende leader”.

L’attenzione al ‘dato’ e il grande

vantaggio che deriva da una sua

gestione efficiente viene ugualmente sottolineata da

Marciano

.

“Oggetti che prima non producevano dati, ora arrivano a produrne

in grande quantità. L’IoT è la corretta definizione di tutto questo. Di-

sporre di tutti questi dati significa anche avere la necessità di dotarsi

di strumenti in grado di analizzarli e di fornire loro il giusto ‘peso’ nel

descrivere il fenomeno che si vuole catturare. Il rischio è che, come sta

già avvenendo nel mondo della meteorologia, la mancanza di gestione

di questa grande mole di informazioni generi confusione decisionale.

Capito questo, sicuramente siamo nelle condizioni di aumentare la

nostra percezione degli eventi che ci circondano quotidianamente e

quindi di migliorare ogni singolo aspetto dei componenti che vengono

assemblati per costruire asset”.

Il ‘fattore’ formazione

F.N.:

La modernità delle tecnologie disponibili incide sulla professio-

nalità degli operatori addetti alla manutenzione. Come cambiano que-

ste figure professionali?

“Il personale di manutenzione al quale vengono affidati questi nuovi

strumenti di analisi predittiva, deve avere una maggiore preparazione

a livello informatico: qui viene in soccorso il ricambio generazionale

dei tecnici addetti alla manuten-

zione, appartenenti alla categoria

dei cosiddetti ‘digital native’, ossia

giovani cresciuti nell’era digitale

con grande familiarità nell’uso della

tecnologia, dei computer e degli

strumenti elettronici di consumo”

risponde

Griffini

.“Con l’avvento

delle moderne soluzioni e di sistemi

sempre più integrati in rete, le figure

destinate alla manutenzione sono

chiamate a evolversi professio-

nalmente” aggiunge

De Maestri

.

“Essi, infatti, saranno visti sempre

più come figure qualificate, capaci di

contribuire allo sviluppo di strategie

evolute e di coordinare, gestire e risolvere problemi e complessità sul

nascere, facendo leva sul supporto dei servizi disponibili negli asset

installati”.

Per

Randieri

, infine, occorrono delle figure professionali dotate di

‘skill’ adeguati in termini di competenze non solo tecniche, ma anche

organizzative e gestionali: “Internamente alle aziende tipicamente si

procede alla formazione dei vecchi operatori della manutenzione, in

modo che questi possano acquisire le competenze necessarie a ge-

stire i nuovi strumenti introdotti con la manutenzione predittiva.

Attenzione però che per la manu-

tenzione predittiva non è sufficiente

investire nel ‘know-how’, ovvero

nel ‘sapere’ degli addetti, bensì oc-

corre concentrare gli sforzi anche

nel ‘know-why’, per superare il pro-

blema di ‘cosa fare’. I nuovi operatori

dovrebbero sempre riuscire a capire

la causa principale del problema

e il perché stanno adottando delle

contro-misure.

L’idea è quella di creare una ‘fab-

brica di esperti’ e per fare ciò è con-

sigliabile sfruttare le conoscenze e

le abilità delle persone che lavorano

su un’apparecchiatura giornalmente,

offrendo agli operatori della manutenzione la possibilità di ‘parteci-

pare’ alla performance del dispositivo. Questo coinvolgimento è parte

di una più ampia filosofia del ‘miglioramento continuo’ che dovrebbe

accompagnare tutte le attività di produzione”.

Andrea Ceiner, Group

Product marketing manager

M2M/IoT di Eurotech

Letizia De Maestri,

marketing di Automata

Alberto Griffini, product

manager Advanced PLC

Solutions & Scada di

Mitsubishi Electric

Marco Spessi, Industrial

Networking manager di EFA

Automazione