FEBBRAIO 2015
FIELDBUS & NETWORKS
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Fieldbus & Networks
G
li standard, specie se ‘aperti’,
hanno giocato un ruolo fondamen-
tale nell’evoluzione delle reti in-
dustriali degli ultimi vent’anni. Le
soluzioni proprietarie, che avevano
la propria ragion d’essere, oltre che nell’assenza
di alternative, nelle elevate prestazioni conse-
guibili solo attraverso una soluzione mirata,
hanno visto erodere il proprio dominio anno
dopo anno a favore di architetture basate su
standard condivisi. A spingere il mercato in que-
sta direzione è stato soprattutto il crescente bi-
sogno di condividere i dati con tutti i livelli della
struttura aziendale e con altre aziende partner.
La ‘babele’ di protocolli e formati che rendeva
possibile un’implementazione efficiente in una
moltitudine di contesti tanto specifici quanto
isolati, si è rivelata essere un anacronistico
ostacolo alle comunicazioni globali d’impresa.
In particolare, il domino praticamente incontra-
stato di Ethernet nelle reti a livello di ufficio si è
poco alla volta diffuso verso il campo, fino al punto da diventare, con
le opportune modifiche e integrazioni, una presenza costante nell’of-
ferta di bus di campo di tutti i principali fornitori di automazione.
L’apertura di uno standard porta con sé il non indifferente vantag-
gio per gli utilizzatori di limitare il rischio di ‘vendor lock-in’, mentre
la concorrenza diretta contribuisce a ridurre i costi dell’hardware.
Inoltre, quanto più lo standard è diffuso, tanto più facile è reperire
personale qualificato in grado di seguirne l’installazione, l’aggiorna-
mento, la manutenzione.
L’incorporazione di uno standard commerciale in prodotti industriali
presenta poi l’ulteriore vantaggio di rendere possibile, quantomeno
in principio, la convivenza all’interno di una rete industriale di pro-
dotti commerciali soggetti a economie di scala più favorevoli.
Soluzioni su misura
Non sempre, del resto, una rete basata su uno standard, libero o
proprietario che sia, costituisce la scelta ottimale: le specifiche di
uno standard sono tipicamente il risultato di un compromesso tra
costi e prestazioni in quelle che sono le condizioni tipiche di utilizzo
della tecnologia. In determinati ma infrequenti ambiti applicativi, il
conseguimento di un certo livello di prestazioni o la realizzazione
di determinate funzionalità richiederebbe modifiche inutilmente co-
stose, o prestazionalmente onerose, e la loro implementazione nello
standard avrebbe avuto un impatto negativo sulla maggior parte
degli utilizzatori. In questi casi, rimane comunque aperta la strada
della customizzazione, ossia della modifica dello standard per ac-
comodare, nel limitato ambito applicativo in oggetto, le funzionalità
desiderate.
Unitamente alla risoluzione del problema specifico, modifiche di que-
sto tipo possono anche portare a un degrado delle prestazioni locali
della rete, il che spiega perché non siano state previste in fase di
estensione dello standard.
Per esempio, per evitare interferenze da o su determinati apparati
posti nelle vicinanze dei cavi o dei trasmettitori, la soluzione meno
indolore potrebbe essere quella di cambiare la frequenza del segnale
trasmesso sul canale, riducendo la velocità di trasmissione dei dati.
In altri casi potrebbe essere necessario apportare modifiche radicali
a porzioni limitate di rete; per esempio per far fronte a disturbi elet-
tromagnetici particolarmente intensi, si potrebbe volere sostituire
una connessione cablata in rame con una in fibra ottica.
STANDARD...
MA NON TROPPO
IL RICORSO A COMPONENTI E PROTOCOLLI STANDARD
OFFRE INDUBBI VANTAGGI SOTTO IL PROFILO
ECONOMICO E OPERATIVO, MA NON SEMPRE
È POSSIBILE FARE A MENO DI UNA SOLUZIONE
PERSONALIZZATA
di
Massimo Giussani
Fonte: www.pifonline.org.uk