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FEBBRAIO 2015

FIELDBUS & NETWORKS

76

Fieldbus & Networks

G

li standard, specie se ‘aperti’,

hanno giocato un ruolo fondamen-

tale nell’evoluzione delle reti in-

dustriali degli ultimi vent’anni. Le

soluzioni proprietarie, che avevano

la propria ragion d’essere, oltre che nell’assenza

di alternative, nelle elevate prestazioni conse-

guibili solo attraverso una soluzione mirata,

hanno visto erodere il proprio dominio anno

dopo anno a favore di architetture basate su

standard condivisi. A spingere il mercato in que-

sta direzione è stato soprattutto il crescente bi-

sogno di condividere i dati con tutti i livelli della

struttura aziendale e con altre aziende partner.

La ‘babele’ di protocolli e formati che rendeva

possibile un’implementazione efficiente in una

moltitudine di contesti tanto specifici quanto

isolati, si è rivelata essere un anacronistico

ostacolo alle comunicazioni globali d’impresa.

In particolare, il domino praticamente incontra-

stato di Ethernet nelle reti a livello di ufficio si è

poco alla volta diffuso verso il campo, fino al punto da diventare, con

le opportune modifiche e integrazioni, una presenza costante nell’of-

ferta di bus di campo di tutti i principali fornitori di automazione.

L’apertura di uno standard porta con sé il non indifferente vantag-

gio per gli utilizzatori di limitare il rischio di ‘vendor lock-in’, mentre

la concorrenza diretta contribuisce a ridurre i costi dell’hardware.

Inoltre, quanto più lo standard è diffuso, tanto più facile è reperire

personale qualificato in grado di seguirne l’installazione, l’aggiorna-

mento, la manutenzione.

L’incorporazione di uno standard commerciale in prodotti industriali

presenta poi l’ulteriore vantaggio di rendere possibile, quantomeno

in principio, la convivenza all’interno di una rete industriale di pro-

dotti commerciali soggetti a economie di scala più favorevoli.

Soluzioni su misura

Non sempre, del resto, una rete basata su uno standard, libero o

proprietario che sia, costituisce la scelta ottimale: le specifiche di

uno standard sono tipicamente il risultato di un compromesso tra

costi e prestazioni in quelle che sono le condizioni tipiche di utilizzo

della tecnologia. In determinati ma infrequenti ambiti applicativi, il

conseguimento di un certo livello di prestazioni o la realizzazione

di determinate funzionalità richiederebbe modifiche inutilmente co-

stose, o prestazionalmente onerose, e la loro implementazione nello

standard avrebbe avuto un impatto negativo sulla maggior parte

degli utilizzatori. In questi casi, rimane comunque aperta la strada

della customizzazione, ossia della modifica dello standard per ac-

comodare, nel limitato ambito applicativo in oggetto, le funzionalità

desiderate.

Unitamente alla risoluzione del problema specifico, modifiche di que-

sto tipo possono anche portare a un degrado delle prestazioni locali

della rete, il che spiega perché non siano state previste in fase di

estensione dello standard.

Per esempio, per evitare interferenze da o su determinati apparati

posti nelle vicinanze dei cavi o dei trasmettitori, la soluzione meno

indolore potrebbe essere quella di cambiare la frequenza del segnale

trasmesso sul canale, riducendo la velocità di trasmissione dei dati.

In altri casi potrebbe essere necessario apportare modifiche radicali

a porzioni limitate di rete; per esempio per far fronte a disturbi elet-

tromagnetici particolarmente intensi, si potrebbe volere sostituire

una connessione cablata in rame con una in fibra ottica.

STANDARD...

MA NON TROPPO

IL RICORSO A COMPONENTI E PROTOCOLLI STANDARD

OFFRE INDUBBI VANTAGGI SOTTO IL PROFILO

ECONOMICO E OPERATIVO, MA NON SEMPRE

È POSSIBILE FARE A MENO DI UNA SOLUZIONE

PERSONALIZZATA

di

Massimo Giussani

Fonte: www.pifonline.org.uk