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RETE FIELDBUS?
CERTIFICATA È MEGLIO
L’editoriale è a cura dei membri del comitato tecnico di Fieldbus & Networks
Fieldbus & Networks
Editoriale
(
)
Nell’automazione industriale purtroppo si sente spesso dire: “Sono pro-
prio contento di aver installato un fieldbus: funziona con le stesse presta-
zioni del 4-20 mA!”. Invece si è sempre detto che i fieldbus possono ‘dare
di più’ e non sono una valida alternativa al campo cablato solo perché
fanno risparmiare in termini di cavi posati. Però, proprio per garantire un
funzionamento ottimale del bus, che ne sfrutti appieno le potenzialità, è necessario pro-
gettare e installare correttamente la rete fieldbus, partendo dal rispetto delle normative
internazionali IEC e, poi, delle linee guida messe a disposizione da ciascun consorzio
fieldbus. Si tratta pur sempre di una rete di comunicazione ad alte prestazioni, che
deve essere installata in un ambiente industriale. Per questo è necessario seguire
determinate indicazioni fin dalla fase progettuale iniziale, in modo da poter realizzare
una rete robusta, performante e da cui ottenere le prestazioni migliori, anche in termini
di funzionalità avanzate, per esempio di diagnostica. Per verificare la rispondenza di
quanto progettato alle specifiche e alle linee guida, risulta estremamente utile quello
che viene definito ‘audit di progetto’. Con questo termine, si intende la verifica del pro-
getto da parte di un ente terzo, qualificato, non coinvolto nella commessa, che analizzi
e si assuma la responsabilità di certificare che quanto progettato sia conforme alle
regole. Questo, ovviamente, rappresenta un alto valore aggiunto per utenti, installa-
tori, engineering. A maggior ragione, è sicuramente utile un audit della rete installata,
perché proprio in fase d’installazione vengono spesso commessi gli errori maggiori, che
possono portare, di fatto, una rete pur progettata bene, ad avere scarse prestazioni,
se non addirittura a non funzionare. Inoltre, nell’installazione spesso e volentieri sono
coinvolti più soggetti e tipicamente ognuno di essi tende a scaricare la responsabilità
verso l’altro nel momento in cui si identificano anomalie o malfunzionamenti. L’audit
di rete serve, dunque, anche a questo: avere un ente terzo che identifichi in modo uni-
voco e certo dove sono le cause (e le responsabilità) di un malfunzionamento. L’audit
prevede il ‘check-up’ dell’installazione e la misura delle prestazioni: un ottimo alleato
sia per il cliente, sia per il fornitore. Entrambi hanno la possibilità di verificare im-
pianto e installazione. Inoltre, l’audit d’impianto non verifica unicamente il livello fisico
dell’installazione, che solitamente è il più critico in termini di errori possibili legati al
cablaggio, ma anche i livelli superiori, che sono quelli responsabili del corretto fun-
zionamento della rete, anche per le applicazioni di più alto livello e a maggiore valore
aggiunto. A questo si aggiunge la verifica e l’analisi dei tempi di ciclo e di time-out del
sistema. L’audit di rete può anche includere un monitoraggio online del fieldbus per la
sua corretta gestione lungo il ciclo di vita. Del resto, per il mondo IT e ‘office’ preten-
diamo ormai, come consuetudine, che le reti siano certificate. Dato che i fieldbus sono
direttamente ‘derivati’ dal mondo IT, è necessario trarre spunto da quanto già facciamo
in questo settore, per verificare e certificare le prestazioni degli impianti.
Micaela Caserza Magro
Nota dell’Editore
Da questo numero di febbraio, Corrado Min-
nella lascia la direzione della testata che ha
finora guidato con la serietà e il senso di re-
sponsabilità che da sempre lo contraddistin-
guono. A lui il ringraziamento dell’Editore per
il lavoro svolto e l’augurio di nuovi successi.
FEBBRAIO 2012
FIELDBUS & NETWORKS
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