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NOVEMBRE-DICEMBRE 2015

Automazione Oggi 386

126

AO

tutorial

della fabbrica. La riduzione delle infrastrutture richieste per la

sicurezza permetterà di installare un maggior numero di robot

a costi inferiori e renderà i sistemi robotici più mobili e multi-

funzionali.

L’interazione nella robotica di servizio

Se è vero che l’HRI costituirà un driver importante per lo sviluppo

della robotica industriale, è indubbio che le applicazioni più

estese e variegate dell’interazione uomo-robot si collocheranno

nell’ambito della robotica di servizio. Ciò è del tutto logico, per-

ché è fuori dai muri della

fabbrica che si sviluppano le

maggiori possibilità di inte-

razione. Si pensi ai robot per

l’assistenza ad anziani e di-

sabili, o per la riabilitazione

di persone colpite da ictus,

ma anche per operazioni

meno nobili come la pulizia

domestica. È interessante

notare che le ricerche in

questo settore non si foca-

lizzano solamente su aspetti

tecnologici (hardware, soft­

ware e soprattutto intelli-

genza artificiale), ma anche

su aspetti psicologici. Gli

obiettivi principali dell’at-

tuale attività di ricerca sono

infatti da una parte la defi-

nizione di modelli di aspet-

tative umane nei confronti dell’interazione con i robot, dall’altra

lo sviluppo di algoritmi che permettano una interazione più na-

turale fra uomini e robot. La definizione di modelli teorici riveste

un ruolo fondamentale per permettere agli scienziati di proget-

tare robot interagenti con l’uomo che possiedano un’elevata ef-

ficienza. D’altronde è necessario valutare adeguatamente i rischi

e i benefici dell’introduzione di robot nella società, e la conse-

guente loro accettazione da parte degli esseri umani: per tale

motivo è fondamentale la collaborazione di psicologi nella defi-

nizione dei modelli di interazione, tenendo presente che i robot

condividono con gli umani non solo lo spazio, ma anche gli

obiettivi. L’interazione non deve risultare corretta solo a livello

fisico, ma anche a livello sociale; entrano quindi in gioco criteri

culturali che vanno tenuti presenti se si desidera che l’intera-

zione uomo-robot sia naturale, come l’interazione uomo-uomo.

Per questo motivo vengono studiate forme di comunicazione

semplice e intuitiva con i robot attraverso l’analisi della gestua-

lità, della voce e delle espressioni facciali. È stato addirittura

coniato il termine ‘robotiquette’ per indicare quell’insieme di

regole di buon comportamento per un robot, inteso come un

comportamento che metta a proprio agio gli esseri umani, o per

lo meno sia da essi accettato. Ovviamente, per poter mettere in

pratica questo principio, è necessario, da una parte, definire in

maniera adeguata le regole sociali, e dall’altra fare in modo che

il robot possa capire il tipo di ambiente in cui si sta muovendo e

abbia la capacità di definirne un modello. Il robot, inoltre, deve

riuscire a categorizzare gli oggetti, riconoscere e localizzare

gli umani e, in ultima istanza, anche le loro emozioni. Per tale

motivo la ricerca sull’interazione uomo-robot non può prescin-

dere da contributi di sociologi, oltre che di psicologi. Già sono

presenti alcuni esempi di robot cooperanti, che interagiscono

con gli umani in vari settori: dalle fabbriche ai grandi magaz-

zini, dalla piccola e grande distribuzione ad attività commerciali,

dalla medicina alle professioni intellettuali. Va citato ad esempio

Baxter, che può essere collocato in una catena di montaggio

a fianco degli operai, assistendoli nel lavoro e imparando da

loro (Figura 1). Oppure Oshbot, robot-commesso che risponde

alle domande dei clienti sui

prodotti (Figura 2). E ancora

Hadrian, robot-muratore in

grado di posare mille mat-

toni in un’ora e costruire una

casa in pochi giorni. Il robot-

cameriere Botlr, invece,

accompagna i clienti degli

hotel in camera guidandoli

attraverso corridoi e ascen-

sori, consegnando lenzuola

e necessaire da camera (Fi-

gura 3). Infine Watson, che

affianca i medici assistendoli

nell’attività di elaborare le

diagnosi dei pazienti.

Un rapporto con

luci e ombre

L’interazione uomo-robot

è una disciplina che, nono-

stante il fiorire di interesse e i risultati conseguiti in questi ultimi

anni, è ancora lontana dall’aver raggiunto la piena maturità. È

anche difficile prevederne in maniera precisa l’evoluzione, poi-

ché l’interazione dipende fortemente dalla tecnologia disponi-

bile. Gli sviluppi tecnologici sono stati infatti così rapidi che le

modalità di interazione realizzabili oggi sono diverse da quelle

che erano ipotizzabili soltanto un decennio fa, e un discorso

analogo vale in prospettiva futura. Rimangono aperte ancora

delle questioni relative all’HRI e quelle che vengono menzionate

qui di seguito sono solo le principali: quanto e come la reazione

degli esseri umani all’interazione con un robot dipende dalla

forma e dalle fattezze del robot stesso?

Cosa succede quando un robot interagisce, anziché con una

persona singola, con un gruppo di persone? Fattore determi-

nante per l’efficacia dell’interazione uomo-robot è l’autonomia

del robot stesso.

In che modo i progressi nell’autonomia del robot cambieranno

le modalità di interazione con i robot? Come evolveranno le in-

terfacce nel futuro, quando i robot di servizio (ad esempio di

assistenza agli anziani) saranno comuni come lo sono oggi i PC?

Come le persone cambieranno le loro abitudini e il loro modo

di vedere le cose a seguito della vicinanza continua con i robot?

Tutte domande che sconfinano nella psicologia; le risposte che

sapremo dare determineranno l’entità e la velocità di penetra-

zione dei robot nelle nostre vite.

(*) Comitato Tecnico Automazione Oggi e Fieldbus&Networks

Figura 3 – Botlr accompagna i clienti dell’albergo in camera,

consegnando lenzuola e necessaire da camera