NOVEMBRE-DICEMBRE 2015
Automazione Oggi 386
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AO
tutorial
F
ino a non molto tempo fa parlare di interazione
uomo-robot faceva pensare a scenari futuristici come
quelli ipotizzati in certi film di fantascienza degli anni
’70 e ’80 del secolo scorso. Originariamente, infatti,
i robot erano concepiti e progettati per sostituire
l’uomo nelle mansioni faticose, pericolose o ripetitive, non certo
per coadiuvarlo e assisterlo. Non si trattava solamente di un
obiettivo volutamente cercato, ma anche, e soprattutto, di una
necessità dovuta al fatto che lo sviluppo tecnologico, sia a livello
hardware (sensori, sistemi di controllo) sia soprattutto a livello
software (sistemi operativi e linguaggi di programmazione), non
era adeguato per permettere ai robot di interagire in maniera
efficiente e, in particolare, sicura, con esseri umani. Se pensiamo
all’immagine classica di un robot al lavoro, vengono in mente
i manipolatori antropomorfi presenti nelle catene di montag-
gio delle fabbriche, che svolgono operazioni di assemblaggio,
saldatura, movimentazione pezzi ecc. Tutte queste operazioni
sono svolte con macchine rigorosamente segregate all’interno
di un’area inaccessibile a un operatore umano. L’unica ‘intera-
zione’ fra loro avviene a robot fermo, per finalità di manuten-
zione o di ripristino di condizioni di normale funzionamento a
seguito di un arresto della linea. Una situazione destinata a cam-
biare rapidamente, e l’immagine di un robot all’interno di una
gabbia, con l’operatore che assiste passivamente ai suoi movi-
menti dall’esterno, nel giro di qualche anno apparterrà proba-
bilmente all’album dei ricordi, come è successo per le macchine
per scrivere e per i treni a vapore. Lo sviluppo costante e conti-
nuo dell’elettronica, per ciò che riguarda sia la componentistica
che i sistemi di controllo, e soprattutto dell’informatica, con la
creazione di nuovi software, sistemi operativi e metodologie di
programmazione, stanno infatti spianando la strada all’avvento
di una nuova generazione di robot che non sarà costretta a ope-
rare evitando accuratamente il contatto con l’uomo, ma, anzi,
avrà il suo punto di forza proprio nella possibilità di interagire
con esso, estendendo quindi la sua operatività fino a compren-
dere la possibilità di svolgere funzioni complesse, conferendo
pertanto efficienza e flessibilità ai task eseguibili dal robot. Ma
vediamo con ordine come l’interazione uomo-robot (per bre-
vità denominata HRI, Human-Robot Interaction) si è sviluppata a
partire dalle idee visionarie di Isaac Asimov, scienziato-scrittore
che anticipò i tempi.
Origini e sviluppo dell’interazione
uomo-robot
L’origine dell’HRI viene storicamente fatta risalire alle tre Leggi
della Robotica formulate nel 1941 da Isaac Asimov nel romanzo
‘Io, robot’:
- un robot non può danneggiare un essere umano o permettere,
a causa della sua inazione, che un essere umano sia danneg-
giato;
- un robot deve obbedire a ogni ordine impartitogli da esseri
umani, a meno che tale ordine non sia in contrasto con la Prima
Legge;
- un robot deve proteggere la propria esistenza, a meno che ciò
non sia in conflitto con la Prima o la Seconda Legge.
Queste tre Leggi della Robotica determinano il concetto di in-
Ieri uomo,
domani robot
Lo sviluppo costante e continuo
dell’elettronica e dell’informatica sta
spianando la strada all’avvento di una
nuova generazione di robot che non sarà
costretta a operare evitando accuratamente
il contatto con l’uomo, ma…
Alessandro Gasparetto (*)
Foto tratta da www.pixabay.com