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NOVEMBRE-DICEMBRE 2015

AUTOMAZIONE OGGI 386

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terazione sicura fra uomo e

robot. Per garantire tale sicu-

rezza inizialmente l’unico ap-

proccio possibile era quello di

tenere i robot segregati dagli

uomini; con il tempo gli svi-

luppi tecnologici di hardware

e software hanno permesso di

sviluppare strategie efficienti

basate su una reale interazione

uomo-robot. Benché l’HRI si

sia sviluppata maggiormente

per applicazioni robotiche

di servizio, è indubbio che il

suo potenziale per applica-

zioni industriali sia enorme,

in particolare

per quanto

riguarda la

possibilità di

incrementare

flessibilità ed

efficienza dei processi produttivi. Un approc-

cio che si sposa bene, inoltre, con il concetto di

Smart Factory e Industria 4.0, cioè con lo sce-

nario di una fabbrica intelligente in cui tutte

le macchine (e non solo) siano connesse fra

di loro. Lo sviluppo di robot interagenti con

l’uomo è di particolare interesse anche per le

PMI, che sino a ora non hanno potuto intro-

durre unità robotiche nel proprio layout di

fabbrica a causa dei problemi di spazio dovuti

alla necessità di separare i robot dagli operatori

umani. Rispetto alla realtà dei robot di servizio,

che operano in ambienti civili, il livello di intel-

ligenza richiesto ai robot industriali sarà infe-

riore, perché l’ambiente di fabbrica è comunque abbastanza

statico (o, per dirlo con una terminologia robotica, strutturato)

rispetto ad ambienti esterni. Vi sono due strategie di intera-

zione uomo-macchina che si stanno diffondendo nella fabbrica

intelligente, chiamate speed and separation monitoring (SSM)

e power and force limiting (PFL). La prima è una tecnica che

utilizza sensori esterni per rilevare la presenza di esseri umani

all’interno dell’area di lavoro del robot, con il software di con-

trollo che utilizza questa informazione per evitare il contatto. Si

tratta di una strategia articolata in più livelli: se si rileva la pre-

senza umana in una zona più lontana, il robot semplicemente

rallenta; se invece la presenza umana è più ravvicinata, il robot

si ferma completamente.

Allo stesso modo, quando l’operatore umano comincia ad allon-

tanarsi, il robot dapprima riprende a muoversi lentamente, per

poi riportarsi a velocità normale non appena l’umano è comple-

tamente uscito dall’area di lavoro.

La PFL invece utilizza dati sensoriali per rendere sicuro il con-

tatto fra uomo e robot. Anche in questo caso, la strategia è

molto semplice: i valori di forza e coppia erogati dai motori del

robot vengono abbassati sotto un’opportuna soglia di sicurezza

quando viene rilevata la presenza umana. Sono tuttora in corso

studi in vari laboratori di ricerca per definire in maniera precisa

quali sono tali livelli di sicurezza. Si tratta di strategie abbastanza

semplici, che possiamo definire reattive. La vera sfida per l’auto-

mazione industriale sarà piuttosto quella di adoperare strategie

attive, cioè riuscire a utilizzare i robot come veri e propri ope-

ratori, che assistano e incrementino la forza lavoro all’interno

Figura 1 - Baxter,

robot-operaio

che può

lavorare alla

catena di

montaggio a

fianco degli

operai

Figura 2 - Il robot-commesso Oshbot può rispondere alle domande dei clienti

sui prodotti desiderati