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ITALIA 4.0

2017

teristica saliente dei cobot - aggiunge

quindi Oronzo Lucia, automation &

control and design services manager

in Fameccanica Group - è la capacità di

apprendere mentre lavorano, memo-

rizzando via via le manovre che ven-

gono loro insegnate. I lavori assegna-

bili al robot sono inoltre spesso di tipo

ripetitivo e/o usurante, migliorando in

conseguenza le condizioni di lavoro

dell’operatore”. L’ergonomia è infatti

un altro grande beneficio legato ai ro-

bot collaborativi, con i quali è possibili

assolvere anche a mansioni e operazio-

ni scomode e poco agevoli per l’uomo,

oltre che a basso valore aggiunto.

Uomo al centro dell’interazione

A fare la differenza nell’implementa-

zione di robot collaborativi, così come

è per tutte le tecnologie abilitanti di

Industria 4.0, è l’elemento che sta ac-

canto al robot, ovvero l’operatore. È

infatti l’uomo, con la sua conoscenza,

l’elemento che permette di trasforma-

re in valore reale le tecnologie abili-

tanti della fabbrica digitale. “La sfida

più grande di Industria 4.0 non è lega-

ta all’aspetto tecnico - spiega Filippo

Di Quattro, Head of operations di Basf

Italia -, che oggi sono disponibili in una

varietà di opzioni. La sfida cruciale è

legata alle persone, sia persone nuove,

per cui è importante collaborare con

gli istituti tecnici superiori e le univer-

sità nella ricerca dei migliori talenti,

sia le persone che sono già in azienda,

spesso e in maggioranza vicine all’età

pensionabile”. Competenze e forma-

zione sono quindi determinanti in qua-

lunque percorso di digitalizzazione, in

quanto senza la conoscenza dei pro-

cessi aziendali e l’intelligenza creativa,

appannaggio insostituibile dell’uomo,

unite ai giusti e necessari nuovi skill, è

impossibile sfruttare le opportunità of-

ferte dalle nuove tecnologie. Le capaci-

tà di leggere e interpretare le informa-

zioni e l’intelligenza messa in circolo

dai sistemi cyber-fisici sono infatti in-

dispensabili per trasformare la tecnolo-

gia in valore utile per agire e prendere

decisioni. Portando vantaggi su diversi

fronti: ottimizzare i processi cacciando

gli sprechi, aumentare la produttivi-

tà, valorizzare le risorse e migliorare

lo standard qualitativo. Così, anche il

robot collaborativo nella sua intera-

zione stretta con l’operatore aggiunge

all’uomo una dimensione meccatroni-

ca e digitale, che può però funziona-

re solo nella sinergia con l’esperienza

e la conoscenza dell’operatore stesso,

creando valore concreto calato nelle

specificità delle singole realtà azienda-

li. In tale senso, la tecnologia è ‘abili-

tante’ solo se abilita chi la utilizza, co-

me continua Di Quattro: “Chi alla fine

deve trarre maggior valore aggiunto

da Industria 4.0 sono gli operatori, che

lavorano tutti i giorni sul campo. Per

questo, davanti all’introduzione di in-

novazione tecnologica, la condivisio-

ne e il coinvolgimento delle persone

sono fondamentali, fin dalle prime

fasi di progettazione, laddove possi-

bile. Nessuno meglio di chi poi userà

in concreto la tecnologia ogni giorno

può infatti fornire preziosi input, ad

esempio nel disegnare le interfacce di

utilizzo. Contribuendo, inoltre, a ren-

dere l’innovazione più facile da capire

e da accettare”. Ragion per cui è anche

fondamentale assicurare agli operatori

un’esperienza d’uso positiva delle tec-

nologie, in quanto un’esperienza d’uso

negativa prima o poi diventa dannosa,

per se stessi o per il prodotto finito.

Lean per una collaborazione smart

I percorsi di Industria 4.0 riportano infi-

ne di piena attualità i principi Lean del-

la fabbrica snella, come illustra Davide

Fiorese, COO di Sitland: “Pensando al

termine ‘collaborativo’, ricordiamo che

nelle teorie della lean production il ter-

mine ‘Jidoka’ sottolinea proprio il con-

cetto di autonomazione, ovvero di com-

plementarietà dell’uomo con la macchi-

na nella gestione del processo produtti-

vo e della qualità. La sostanza è che non

può esistere una smart factory senza

prima una lean factory”. Come Fiorese

evidenzia, però, l’introduzione della

digitalizzazione in molte aziende allo

stato attuale espone al rischio di avere

enormi quantità di dati e di tecnologie

difficili da utilizzare, in quanto eviden-