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ITALIA 4.0
2017
Federico Vicentini
, phd robot safety and human-robot interaction
presso Itia-CNR: “A rendere veramente utile la robotica collaborativa è la
continuità d’accesso al robot e al sistema, la condivisione stretta di uno
spazio continuo e poco strutturato, e la possibilità di ricollocare robot e
dispositivi”.
Oronzo Lucia
, automation & control and design services manager
in Fameccanica Group: “L’affiancamento sicuro di cobot e operatori sulle
linee migliora le condizioni di lavoro, garantendo qualità, precisione e
ripetibilità, e al contempo la capacità di autoapprendimento li rende uno
strumento flessibile”.
Filippo Di Quattro
, Head of operations di Basf Italia e managing
director di Basf construction chemicals: “Fondamentale è coinvolgere
e condividere le innovazioni tecnologiche con le persone, perché sono
gli operatori che lavorano ogni giorno sul campo a dover trarre maggior
valore aggiunto da Industria 4.0”.
Davide Fiorese
, COO di Sitland: “Nel percorso verso una smart
factory, occorre innanzitutto lavorare sul miglioramento lean dei processi,
sulle persone che utilizzeranno le tecnologie e sull’eliminazione delle
inefficienze in azienda, per non incorrere nel rischio di una digitalizzazione
degli sprechi”.
I PROTAGONISTI
rispetto al passato, in virtù soprattut-
to della capacità di inserire all’interno
dell’intelligenza artificiale ulteriori in-
formazioni, e quindi conoscenza, per
generare altra intelligenza, sia uma-
na che artificiale. La facilità di allesti-
mento ne fa quindi un tipo di robotica
‘snella’, non solo grazie alla semplicità
di programmazione e apprendimento
da parte degli utilizzatori che offre,
ma anche per la forte riduzione di ac-
cessori, componenti e infrastrutture
necessarie alla sua integrazione nella
cella di lavoro. “Tra le tante caratte-
ristiche che rendono i robot collabo-
rativi tanto interessanti - spiega Fe-
derico Vicentini, phd robot safety and
human-robot interaction presso Itia-
CNR - vi è sicuramente la continuità di
accesso al robot e al sistema. Lo spazio
intorno al cobot è infatti perfettamen-
te utilizzabile dall’operatore, che può
liberamente girarvi attorno. Un ac-
cesso facile alla cella che non implica
quindi alcuna mediazione, né di tem-
po né di processo, portando il robot
molto più vicino al processo stesso”. A
ciò si aggiungono altri vantaggi, qua-
li la facilità di installazione, che non
impatta il layout di fabbrica e riduce
inoltre l’ingombro a terra con impor-
tante risparmio in termini di spazio,
risorsa preziosa negli ambienti produt-
tivi. Interfacce intuitive e user-friendly
rendono la tecnologia facilmente uti-
lizzabile, senza richiedere competenze
specifiche di automazione. La possibi-
lità di ricollocare i robot e i dispositi-
vi all’interno della linea produttiva,
ad esempio su piattaforme mobili, ne
incrementa inoltre flessibilità e versa-
tilità d’impiego in un’ottica di riconfi-
gurabilità di processo, contribuendo
ad accorciare ulteriormente i già bre-
vi tempi di ritorno dell’investimento.
“Infine, un ulteriore beneficio deriva
in termini di incremento della qualità
conseguibile - continua Vicentini - non
solo come ripetibilità, precisione e ri-
duzione degli errori nelle operazioni,
ma anche in virtù della possibilità di
tracciare la qualità stessa, laddove l’e-
lemento umano è per sua natura molto
poco tracciabile”.
Ergonomia nelle operazioni ibride
La sicurezza nell’interazione uomo-
macchina priva di barriere, garantita
nei robot collaborativi da una serie di
accorgimenti quali sensori, sistemi di
visione e sistemi anti-collisione, apre
quindi le porte a un genere di automa-
zione che porta elementi di automa-
tion in applicazioni ad oggi totalmente
manuali. Il costo della tecnologia, uni-
tamente alla sua semplicità d’uso, ren-
de inoltre questo tipo di automazione
accessibile per costi e requisiti anche
alle PMI, in tutti i settori industriali.
Grazie ai cobot, comparti industriali
tradizionalmente non adatti a soluzio-
ni interamente automatiche possono
infatti ricorrere a modalità ibride uo-
mo-robot, come spiega ancora Vicen-
tini: “Se le applicazioni richiedono ac-
cessi poco frequenti e alte velocità, ad
esempio, i robot tradizionali offrono
sicuramente prestazioni e condizioni
migliori, grazie a tecnologie di auto-
mazione sicura ormai molto flessibile.
Se si devono invece eseguire operazio-
ni miste sugli stessi pezzi, con codici
prodotto multipli, senza un ordine di
produzione predeterminato né caden-
ze fisse, allora la soluzione collaborati-
va è molto efficace”. Esempi tipici di la-
vorazioni ibride di quest’ultimo genere
nella fabbrica moderna sono collaudi,
kitting e assemblaggio. Qui operatori
e robot possono intersecare task vari
in uno spazio continuo e poco strut-
turato. Fondamentale diventa quindi
la corretta progettazione degli spazi,
prevedendo ad esempio ampi spazi di
fuga, pochi ostacoli e forme arroton-
date e morbide, onde eliminare inter-
ferenze con i gesti compiuti dall’ope-
ratore, dal momento che il concetto
di robotica collaborativa mira proprio
a mitigare il rischio naturalmente con-
nesso alla compresenza. “Altra carat-