Table of Contents Table of Contents
Previous Page  27 / 172 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 27 / 172 Next Page
Page Background

27

ITALIA 4.0

2017

Federico Vicentini

, phd robot safety and human-robot interaction

presso Itia-CNR: “A rendere veramente utile la robotica collaborativa è la

continuità d’accesso al robot e al sistema, la condivisione stretta di uno

spazio continuo e poco strutturato, e la possibilità di ricollocare robot e

dispositivi”.

Oronzo Lucia

, automation & control and design services manager

in Fameccanica Group: “L’affiancamento sicuro di cobot e operatori sulle

linee migliora le condizioni di lavoro, garantendo qualità, precisione e

ripetibilità, e al contempo la capacità di autoapprendimento li rende uno

strumento flessibile”.

Filippo Di Quattro

, Head of operations di Basf Italia e managing

director di Basf construction chemicals: “Fondamentale è coinvolgere

e condividere le innovazioni tecnologiche con le persone, perché sono

gli operatori che lavorano ogni giorno sul campo a dover trarre maggior

valore aggiunto da Industria 4.0”.

Davide Fiorese

, COO di Sitland: “Nel percorso verso una smart

factory, occorre innanzitutto lavorare sul miglioramento lean dei processi,

sulle persone che utilizzeranno le tecnologie e sull’eliminazione delle

inefficienze in azienda, per non incorrere nel rischio di una digitalizzazione

degli sprechi”.

I PROTAGONISTI

rispetto al passato, in virtù soprattut-

to della capacità di inserire all’interno

dell’intelligenza artificiale ulteriori in-

formazioni, e quindi conoscenza, per

generare altra intelligenza, sia uma-

na che artificiale. La facilità di allesti-

mento ne fa quindi un tipo di robotica

‘snella’, non solo grazie alla semplicità

di programmazione e apprendimento

da parte degli utilizzatori che offre,

ma anche per la forte riduzione di ac-

cessori, componenti e infrastrutture

necessarie alla sua integrazione nella

cella di lavoro. “Tra le tante caratte-

ristiche che rendono i robot collabo-

rativi tanto interessanti - spiega Fe-

derico Vicentini, phd robot safety and

human-robot interaction presso Itia-

CNR - vi è sicuramente la continuità di

accesso al robot e al sistema. Lo spazio

intorno al cobot è infatti perfettamen-

te utilizzabile dall’operatore, che può

liberamente girarvi attorno. Un ac-

cesso facile alla cella che non implica

quindi alcuna mediazione, né di tem-

po né di processo, portando il robot

molto più vicino al processo stesso”. A

ciò si aggiungono altri vantaggi, qua-

li la facilità di installazione, che non

impatta il layout di fabbrica e riduce

inoltre l’ingombro a terra con impor-

tante risparmio in termini di spazio,

risorsa preziosa negli ambienti produt-

tivi. Interfacce intuitive e user-friendly

rendono la tecnologia facilmente uti-

lizzabile, senza richiedere competenze

specifiche di automazione. La possibi-

lità di ricollocare i robot e i dispositi-

vi all’interno della linea produttiva,

ad esempio su piattaforme mobili, ne

incrementa inoltre flessibilità e versa-

tilità d’impiego in un’ottica di riconfi-

gurabilità di processo, contribuendo

ad accorciare ulteriormente i già bre-

vi tempi di ritorno dell’investimento.

“Infine, un ulteriore beneficio deriva

in termini di incremento della qualità

conseguibile - continua Vicentini - non

solo come ripetibilità, precisione e ri-

duzione degli errori nelle operazioni,

ma anche in virtù della possibilità di

tracciare la qualità stessa, laddove l’e-

lemento umano è per sua natura molto

poco tracciabile”.

Ergonomia nelle operazioni ibride

La sicurezza nell’interazione uomo-

macchina priva di barriere, garantita

nei robot collaborativi da una serie di

accorgimenti quali sensori, sistemi di

visione e sistemi anti-collisione, apre

quindi le porte a un genere di automa-

zione che porta elementi di automa-

tion in applicazioni ad oggi totalmente

manuali. Il costo della tecnologia, uni-

tamente alla sua semplicità d’uso, ren-

de inoltre questo tipo di automazione

accessibile per costi e requisiti anche

alle PMI, in tutti i settori industriali.

Grazie ai cobot, comparti industriali

tradizionalmente non adatti a soluzio-

ni interamente automatiche possono

infatti ricorrere a modalità ibride uo-

mo-robot, come spiega ancora Vicen-

tini: “Se le applicazioni richiedono ac-

cessi poco frequenti e alte velocità, ad

esempio, i robot tradizionali offrono

sicuramente prestazioni e condizioni

migliori, grazie a tecnologie di auto-

mazione sicura ormai molto flessibile.

Se si devono invece eseguire operazio-

ni miste sugli stessi pezzi, con codici

prodotto multipli, senza un ordine di

produzione predeterminato né caden-

ze fisse, allora la soluzione collaborati-

va è molto efficace”. Esempi tipici di la-

vorazioni ibride di quest’ultimo genere

nella fabbrica moderna sono collaudi,

kitting e assemblaggio. Qui operatori

e robot possono intersecare task vari

in uno spazio continuo e poco strut-

turato. Fondamentale diventa quindi

la corretta progettazione degli spazi,

prevedendo ad esempio ampi spazi di

fuga, pochi ostacoli e forme arroton-

date e morbide, onde eliminare inter-

ferenze con i gesti compiuti dall’ope-

ratore, dal momento che il concetto

di robotica collaborativa mira proprio

a mitigare il rischio naturalmente con-

nesso alla compresenza. “Altra carat-