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Il mercato si sta spostando sempre di più

su l’online e le aziende italiane, piccole o

grandi che siano, per essere competitive

devono esserci: ad oggi le imprese che

vendono tramite e-commerce sono anco-

ra solo 11%, in molte manca una figura di

esperto digitale all’interno dei Cda, cosa

che se resa obbligatoria potrebbe cambia-

re il modo di approcciarsi delle nostre im-

prese all’innovazione. Più in generale dob-

biamo investire sulla educazione digitale

del Paese, non solo delle imprese. Un dato

che ricordo sempre è che tra i Paesi G8 sia-

mo gli unici con una diffusione di internet

sotto il 70% della popolazione. Tutti gli

altri si aggirano tra 80 e 90%, il Giappone

è al di sopra del 90. Sono però fiducioso:

il grande interesse che si sta creando nel

nostro sistema produttivo per Industria

4.0, il successo delle agevolazioni per mo-

dernizzare gli strumenti produttivi come è

stato con la Sabatini bis, i passaggi gene-

razioni che stiamo attraversando orientati

sempre di più verso il merito e l’apertura

al management esterno, la voglia di tan-

ti imprenditori di operare in rete o filiera

per crescere nelle dimensioni e poter com-

petere sui mercati esteri… tutto questo è il

segno che c’è voglia di essere più competi-

tivi, moderni e veloci”.

Anche nei servizi della Pubblica Am-

ministrazione siamo in grosso ritardo.

Quali benefici potrebbe avere il Paese

in questo senso con la digitalizzazione?

“Il Piano Italia Login, la fatturazione

elettronica, la sanità digitale e - a livello

di governance - la creazione di un team

per la trasformazione digitale sotto la

Presidenza del Consiglio, fanno ben spe-

rare che si possa riavviare il ‘sistema ope-

rativo’ del Paese. L’obiettivo deve essere

quello di rendere i servizi pubblici per i

cittadini e aziende accessibili nel modo

più semplice possibile, innanzitutto tra-

mite dispositivi mobili, con architetture

sicure, scalabili, altamente affidabili e

basate su interfacce applicative chiara-

mente definite. Avere una PA digitale

non significa però soltanto accorciare i

tempi di interfaccia per imprese e citta-

dini ma anche migliorare i processi: ov-

vero aiutare la pubblica amministrazio-

ne a prendere decisioni migliori e margi-

nalizzare quelle zone grigie in cui si crea

lo spazio per aggirare le regole. Insom-

ma può essere un utile supporto anche

per il contrasto alla corruzione compor-

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ITALIA 4.0

dicembre 2016

Europa, non soltanto in Italia. Il pacchet-

to Calenda prevede già diversi strumenti

operativi: penso alle detrazioni fiscali al

30% per investimenti in startup innova-

tive, al credito di imposta per ricerca e

sviluppo con aliquota al 50%, al rifinan-

ziamento di Nuova Sabatini e del supe-

rammortamento al 140% e l’introduzio-

ne del nuovo iperammortamento per i

beni digitali al 250%. Sono strumenti che

fanno sì che più metto i soldi in economia

reale, più soldi mi rientrano per investire

di nuovo nella la transizione da modelli

produttivi analogici a modelli produttivi

digitali. In più occorre citare fra le misure

positive e trasversali per le nostre impre-

se: l’Ires che si abbatte di 3,5 punti (dal

27,5% al 24%, con uno stanziamento di 3

miliardi); la socializzazione delle perdite

che consente, alle sole imprese quotate,

di acquisire le perdite fiscali di imprese

partecipate per almeno il 20%; il rifinan-

ziamento del Fondo di garanzia per le

PMI che potrebbe attivare finanziamenti

per oltre 20 miliardi di euro; i ‘piani di ri-

sparmio a lungo termine’ che hanno l’o-

biettivo di promuovere un maggiore in-

vestimento di lungo periodo delle perso-

ne fisiche nell’economia reale italiana. Se

poi pensiamo alle infrastrutture è chiaro

invece che c’è molto da fare: il piano Pia-

no Banda Ultralarga a cui sta lavorando il

Governo con diversi operatori pubblici e

privati implica investimenti ingenti e tem-

pi lunghi, e forse dovrebbe essere inte-

grato con una copertura digitale ‘on the

fly’ più veloce e meno onerosa per tam-

ponare l’estremo bisogno di connessione

di cittadini e imprese. Ma anche le infra-

strutture materiali, essenziali alla compe-

titività, sono ancora insufficienti e spesso

obsolete: mi riferisco a porti e retro porti,

trasporto su gomma e su rotaia, con una

alta velocità che si ferma a Salerno”.

Presidente, anche le imprese non

hanno ancora avviato in modo siste-

matico e profondo la trasformazione

competitiva digitale. Qual è il quadro

oggi del tessuto imprenditoriale? Co-

sa manca alle imprese?

“Manca una profonda cultura digitale.

Sono stati quasi duemila i partecipanti al Forum dell’Economia Digitale organizzato a Milano

recentemente dai Giovani Imprenditori.