Ricerca Reply: il lavoro ibrido non è una moda passeggera

Pubblicato il 25 novembre 2021

Maggiore produttività e collaborazione evoluta sono solo una parte dei vantaggi derivanti dai nuovi modelli di lavoro ibridi che saranno presto la nuova normalità aziendale. Ciò è quanto emerge dalla nuova ricerca Hybrid Work realizzata da Reply grazie a Trend Sonar, la piattaforma proprietaria di rilevamento e monitoraggio delle tendenze basata su Intelligenza Artificiale, e con il supporto di PAC (Teknowlogy Group).

In particolare, la ricerca ha stimato i principali trend di mercato in base ad analisi di studi di settore ed evidenze raccolte presso i clienti Reply. Sono quindi stati confrontati i dati di due diversi cluster di Paesi: gli “Europe-5” (Italia, Germania, Francia, Paesi Bassi, Belgio) e i “Big-5” (USA, Regno Unito, Brasile, Cina, India) al fine di comprendere la maturità del mercato, dopo un anno e mezzo di pandemia.

Popolare, efficace e performante è come le aziende che hanno accelerato la loro trasformazione digitale a causa dell’emergenza sanitara definiscono, oggi, il modello hybrid work, e anche il motivo per cui non si tornerà più indietro.

Al netto infatti di alcuni limiti legati alla collaborazione a distanza, che l’innovazione tecnologica tenderà sempre di più a rendere minimi, la nuova normalità non prevede il ritorno a tempo pieno in luoghi di lavoro fisici come prima, ma piuttosto maggiore flessibilità e paradigmi di lavoro ibridi. Questo approccio rivoluzionerà il design degli uffici, la cultura aziendale e l’esperienza dei dipendenti: a beneficiarne saranno sia gli impiegati (maggiore equilibrio tra lavoro e vita privata, maggiore efficienza sul lavoro), sia le aziende (spazi d’ufficio più piccoli, orari di lavoro flessibili, assunzione di talenti senza necessità di relocation).

“Il digitale e la tecnologia hanno rimodellato il futuro dell’employee experience. A seconda del contesto lavorativo in cui ci si trova, sia esso un ufficio o una fabbrica, il lavoro ibrido sarà sempre più caratterizzato dal supporto e dalla collaborazione di software o hardware basati sull’intelligenza artificiale, facilitati anche dal fatto che una maggiore alfabetizzazione sui dati e una propensione alla digitalizzazione non saranno appannaggio solo degli sviluppatori, ma fondamentali per tutta la forza lavoro”, dichiara in una nota Filippo Rizzante, CTO di Reply. “Il passaggio a modelli di lavoro a distanza e flessibili rimarrà in una certa misura permanente e la nuova cultura aziendale dovrà accogliere la dimensione digitale come parte integrante delle routine di lavoro quotidiane, facilitando le connessioni sociali e la comunicazione anche a distanza. Temi come la sostenibilità e il benessere dei dipendenti saranno sempre più parte integrante del DNA di una azienda”.

Per abilitare lo scenario dell’hybrid work, le informazioni devono essere accessibili nel cloud e la collaborazione deve essere possibile senza soluzione di continuità e istantaneamente con gli strumenti più adatti a ogni attività. A livello infrastrutturale, il cloud computing non è solo un’opzione, ma sta diventando lo standard che sta spingendo le architetture ibride, tanto che la spesa per le tecnologie di cloud pubblico e privato rappresenta già più della metà della spesa infrastrutturale globale e raggiungerà i due terzi entro il 2024.

Questa accelerazione e migrazione alimenta anche gli investimenti in strumenti di produttività sempre più basati sul cloud e tecnologie intelligenti, tant’è che lo studio di Reply evidenzia che tra i Paesi Europe-5 si prevede che tale mercato potrà raggiungere i 7,6 miliardi di euro entro il 2025. La spinta verso il cloud computing guiderà il mercato anche dei Paesi che compongono il cluster Big-5, che raggiungeranno invece un mercato di 36 miliardi.

Un altro trend che la ricerca di Reply evidenzia è la diffusione dell’hyperautomation: basata anch’essa sull’intelligenza artificiale, applica l’automazione anche ad attività a valore. Si prevede che quasi la metà delle più grandi aziende globali supporterà i lavoratori con tecnologie intelligenti progettate per aiutare le interazioni complesse entro il 2025.

Anche la cybersecurity rientra tra le principali tecnologie abilitanti del lavoro ibrido, proprio perché uno dei più grandi ostacoli dell’hybrid work è la possibile vulnerabilità delle reti aziendali. Per questa ragione la sicurezza è una delle maggiori aree di investimento del 2021 e non sarà un trend di breve durata. Si stima ad esempio che entro il 2025 il mercato dell’end-user device security, ovvero delle soluzioni di sicurezza per pc, smartphone, tablet, e altri dispositivi aziendali, crescerà del 45% tra i Big-5 e del 34% tra gli Europe-5.

Una forte attenzione alla sostenibilità accompagna il modello dell’Hybrid Work: dalla ricerca di Reply emerge che la forza lavoro, in particolare le nuove generazioni, è alla ricerca di aziende che operino con uno scopo, che agiscano in modo responsabile e sostenibile dal punto di vista ambientale e che abbiano il coraggio di prendere posizione nei dibattiti sociali e culturali con standard e termini ESG aziendali chiari e misurabili. Parlando di benessere della forza lavoro, la salute mentale e la qualità della vita stanno acquisendo sempre più rilevanza nel contesto lavorativo ibrido, accanto alla sicurezza fisica.

Il lavoro ibrido è diventato un fattore essenziale per trattenere talenti e contrastare il fenomeno della great resignation, con quasi la metà degli under 35 che, secondo dati globali, sta pensando di lasciare il proprio lavoro qualora fosse costretto a tornare a lavorare in ufficio a tempo pieno. Man mano che il panorama aziendale cambia, le aziende devono migliorare le competenze esistenti, rendendo fondamentale l’accesso a piattaforme di formazione a distanza, tanto che si stima che la spesa dei Big-5 per le learning platform aumenterà del 48% entro il 2025, raggiungendo i 16 miliardi di Euro, mentre tra gli Europe-5 si raggiungeranno i 2 miliardi.



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