dicembre 2013
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non raggiungendo le dimensioni di
molti competitor internazionali sono
tuttavia capaci di assicurare une gestio-
ne manageriale e adeguate strategie
di innovazione tecnologica e interna-
zionalizzazione produttiva, specie se
sono leader di mercato o sono colloca-
te nei nodi strategici delle catene del
valore”, dice Rolfo. Il ragionamento
di Camusso è differente: “Non credo
che le sole ‘multinazionali tascabili’ si-
ano in grado di reggere il peso di una
competizione internazionale spietata
e fortissima. La centralità della gran-
de industria, insieme a una ritrovata
preponderante centralità del lavoro e
della produzione, è assolutamente in-
sostituibile”.
Invece, Recchi, afferma che: “Finora
l’economia italiana è stata protagoni-
sta grazie alla qualità dei propri pro-
dotti e al genio dei propri imprendito-
ri, a prescindere dalle dimensioni delle
aziende. Ma oggi i grandi produttori
hanno bisogno di fornitori in grado di
sostenerli sui mercati internazionali. Il
‘piccolo’ non basta più, la PMI non può
rimanere in una dimensione locale”.
le di tanti, una convinzione condivisa
non seguono scelte coerenti”. Secon-
do Rolfo, direttore Ceris-Cnr, sostiene
che: “L’Italia ha conosciuto a partire
dagli anni ’70 in poi una continua di-
minuzione del numero delle grandi im-
prese industriali i cui effetti sono stati
lungamente sottovalutati anche grazie
alla vivacità imprenditoriale delle im-
prese di minori dimensioni. Per lungo
tempo il nostro paese è vissuto nel mi-
to del ‘piccolo è bello’ sull’onda dello
straordinario successo dei settori tradi-
zionali specie se organizzati in distretti
industriali. Purtroppo nei settori dove
le economie di scala sono fondamen-
tali per la competitività internazionale,
specie per la necessità di forti investi-
menti in ricerca e sviluppo, l’Italia ha
perso progressivamente terreno”.
Un’industria ‘glocale’
Allora quali sono le possibili soluzioni
per affrontare il mercato globale? “Le
possibilità per l’Italia di reggere sul
mercato globale sono in gran parte de-
volute a quella fascia di medie impre-
se - le multinazionali tascabili - che pur
de possono permettersi di rimanere in
piedi dopo le eventuali scelte sbagliate
che oggi possono derivare dall’incer-
tezza dei mercati”. Grande industria e
PMI sono complementari secondo Pa-
olo Andrea Colombo presidente Enel:
“Le caratteristiche di solidità ed effi-
cienza della grande industria possono
contribuire a rilanciare la competiti-
vità sia attraverso investimenti diret-
ti, sia agendo da catalizzatore per le
piccole e medie imprese, mettendole
nelle condizioni di affrontare mercati
globali e valorizzare la loro carica in-
novativa”.
Interviene nel dibattito Susanna Ca-
musso segretario generale Cgil: “Sono
dell’idea che il ruolo delle grandi indu-
strie, specie per un Paese a vocazione
manifatturiera, sia centrale. Una con-
vinzione che abbiamo conservato per
anni, andando anche contro corrente
quando imperava la retorica del quar-
to capitalismo o della finanziarizzazio-
ne dell’economia. Ora che il sistema è
entrato in crisi, si riscopre d’improvviso
la centralità dell’industria. Eppure a
questa che sembra essere, nelle paro-
protagonisti
SUSANNA CAMUSSO
, segretario generale Cgil. “Nei mesi
scorsi abbiamo lanciato una nostra strategia specifica: il ‘Piano
del Lavoro’ un ventaglio di proposte fondate sulla centralità del
lavoro come sola via d’uscita dalla crisi. Se si vuole, noi pensiamo
si deve, costruire un nuovo modello di sviluppo, o se si intende
fermare davvero il declino del Paese, contrastare la deindustria-
lizzazione e riavviare una crescita del Paese, l’intervento pubblico,
la sua capacità di indirizzo e controllo diventano essenziali”.
PAOLO ANDREA COLOMBO
presidente Enel. “Le caratte-
ristiche di solidità ed efficienza della grande industria possono
contribuire a rilanciare la competitività sia attraverso investimenti
diretti, sia agendo da catalizzatore per le piccole e medie impre-
se, mettendole nelle condizioni di affrontare mercati globali e va-
lorizzare la loro carica innovativa”.