tecnica
Automazione e Strumentazione
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Marzo 2014
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BUILDING AUTOMATION
pre quello di ottenere risultati poco accu-
rati. Per questi motivi occorre conoscere
approfonditamente le caratteristiche degli
strumenti di calcolo disponibili.
Prima di addentrarsi nell’argomento, una
delle domande più diffuse riguarda la
necessità o meno di utilizzare un software
per simulare le prestazioni energetiche di
un edificio anziché basarsi su misurazioni
e dati consuntivi delle bollette. La risposta
in alcuni casi è data da vincoli normativi:
per la certificazione energetica è obbliga-
torio attenersi ai calcoli contenuti nelle
norme tecniche Uni TS 11300
[3]
. Negli
altri casi l’approccio più corretto è duplice:
la modellazione è necessaria per prevedere
l’effetto di modifiche dello stato attuale,
ma questa è opportuno che sia calibrata
e validata dai dati effettivi delle misura-
zioni. Lo schema concettuale è riportato
nella
υ
figura 2
.
Il punto di forza dei software di calcolo
sta nel fatto che è possibile ricreare un
modello energetico dell’edificio e quindi
utilizzare tale modello per prevederne
il funzionamento anche con parame-
tri diversi da quelli iniziali. Con facilità
è possibile ipotizzare diversi scenari di
intervento e avere una stima dei risparmi
conseguibili per ciascuno, valutandone
contestualmente la profittabilità econo-
mica. Ciò è chiaramente impossibile da
una semplice misurazione, la quale forni-
sce solo una fotografia dello stato iniziale,
ma non permette di prevedere l’effetto di
azioni correttive. Da ciò si capisce che una
buona analisi dovrebbe sfruttare entrambe
queste strade per giungere a risultati validi
e affidabili.
Nei successivi sotto-paragrafi si pro-
cede analizzando più approfonditamente
le prime due finalità della
υ
figura 1
(“produzione dell’Attestato di Prestazione
Energetica” e “valutazione del reale fab-
bisogno energetico”) per comprenderne
esattamente le differenze ed i campi di
applicazione.
Certificazione energetica degli edifici
La procedura di certificazione energetica
è attualmente normata su scala nazio-
nale dalle Linee Guida allegate al DM
26/06/2009, con alcune piccole modifi-
che nelle regioni che hanno legiferato in
merito. La procedura porta alla produ-
zione di un documento (Attestato di Pre-
stazione Energetica - APE) che attesta la
prestazione energetica di un edificio, ossia
la quantità annua di energia effettivamente
consumata o che si prevede possa essere
necessaria per soddisfare i vari bisogni
connessi ad un uso standard dell’edificio.
Tale quantità viene espressa da uno o più
descrittori
[4]
.
Nella definizione della norma, l’espres-
sione “uso standard dell’edificio” è molto
significativa perché qui si raccolgono
tutti i limiti di questo tipo di approccio.
Approfondendo lo studio dei decreti, non-
ché delle norme tecniche di calcolo [3], si
capisce che vi sono diversi ordini di limi-
tazioni.
Il primo ordine di limitazione (cfr
υ
tabella 1
) riguarda le tipologie di fab-
bisogni energetici che vengono considerati
per determinare la classe energetica di un
edificio. In particolare si può notare che gli
unici fabbisogni attualmente presi in con-
siderazione riguardano il riscaldamento
invernale e la produzione di acqua calda.
Il funzionamento estivo viene considerato
solo marginalmente tramite il parametro
Epe_invol, che rappresenta il fabbiso-
gno di raffrescamento netto dell’involu-
cro senza considerare il rendimento degli
impianti. Sono completamente trascurati,
in questa fase di applicazione dei decreti,
i consumi elettrici delle apparecchiature e
dell’illuminazione
[2]
.
Vi è poi un secondo ordine di limitazioni,
meno noto e quindi anche più pericoloso
del primo, che riguarda nello specifico
le metodologie di calcolo indicate dalle
norme.
Uno dei punti più critici è che tutti i para-
metri legati all’utilizzo degli edifici hanno
un valore standard fissato dalla normativa
e non modificabile (orari di accensione
impianti, temperature interne, livelli di
ventilazione, affollamento, carichi interni
ecc.). Ciò è del tutto comprensibile: il
legislatore ha voluto creare una valuta-
zione energetica standardizzata degli edi-
fici, altrimenti sarebbe bastato aumentare
l’affollamento interno dei locali oppure
ridurre a poche ore al giorno il periodi di
accensione degli impianti per azzerare i
fabbisogni energetici interni. Quindi la
standardizzazione è necessaria dal punto
di vista della certificazione energetica, ma
in molti casi deleteria dal punto di vista
della descrizione fedele di un edificio e
può condurre a risultati molto lontani dai
consumi reali.
Un’altra limitazione molto rilevante
riguarda invece le fondamenta del metodo
di calcolo delle norme Uni TS 11300 che è
Figura 2 - Schema concettuale sull’utilità di una modellazione computerizzata per poter prevedere l’effetto
di interventi di efficientamento energetico.
Tabella 1 - Descrittori
prestazionali utilizzati
nel processo di
certificazione energetica
degli edifici