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Efficiency & Environment - Ottobre 2017

Tavola rotonda

sguardo lungimirante, ovvero bilanciare le necessità di oggi

con quelle di domani. Se le aziende sono abituate a lavorare

con un orizzonte di tre o cinque anni, una smart city dovreb-

be ragionare in un’ottica di trenta o persino cinquant’anni.

Lo ha ricordato recentemente anche Mauro Suà, direttore

generale delle AMB, le aziende municipalizzate di Bellinzona,

in Svizzera, con cui collaboriamo da alcuni anni per la gestio-

ne della rete di illuminazione pubblica.

Combinando quindi il coordinamento dell’amministrazione

pubblica con le tecnologie ‘a prova di futuro’ sviluppate dai

privati, si ha dunque l’opportunità di disegnare una smart

city capace di assicurare ritorni sia nell’immediato, sia nel

lungo periodo”.

Milano 2030 e il progetto Ascoli 21, due città che si stanno

attivamente preparando ad essere delle smart city. Si cree-

ranno le sinergie adatte tra i cittadini, le istituzioni e le azien-

de per convergere nella stessa direzione e arrivare a definirsi

città del futuro?

“Lo speriamo tutti” conclude

Porro

nel suo intervento. “Potrà

accadere se saremo veramente coscienti che costruire una

smart city non è solo una questione d’ingegneria delle co-

struzioni, ma la gestione di una rete complessa di progetti e

relazioni che devono concorrere armonicamente allo svilup-

po dell’ecosistema cittadino.

La cultura della comunicazione e della sinergia attraverso

l’utilizzo di piattaforme informatiche d’avanguardia deve en-

trare nelle stanze che governano i grandi appalti. Noi siamo

al lavoro proprio per creare questa cultura del dato, della sua

lettura intelligente e creativa, volta a una pianificazione ur-

bana di altissimo livello qualitativo.

Sulla questione degli investimenti, dubito sarà possibile

contare solo sui fondi statali o sull’indebitamento; credo sia

inevitabile dover ricorrere in parte alle privatizzazioni, da

utilizzare per sostituire beni pubblici dismessi con altri più

funzionali e migliorare il contesto urbano, producendo svi-

luppo, lavoro e un futuro migliore per la città”.

Per

Bruschi

“alla base dei progetti di ‘città intelligenti’, come

Milano 2030 o Ascoli 21, ci deve essere una forte consapevo-

lezza della necessità di innovare le infrastrutture e con esse

il modo di vivere delle persone, per attuare un percorso di

cambiamento che porti verso città

più vivibili e maggiormente vicine

ai bisogni dei cittadini. Per riuscire

in questo intento, e traghettare le

città verso concetti che esaltino la

‘Citizen Experience’, occorre una

convergenza di intenti fra citta-

dini e dirigenti politici. La piani-

ficazione in ambito cittadino dei

servizi alla comunità può partire

dai principi ispiratori degli smart

building, e portare a livello urbano

i concetti di sicurezza integrata, di

risparmio energetico, di mobilità e

di accesso alle informazioni”.

salute, le utenze, la mobilità, la sicurezza degli

ambienti e quella pubblica, la gestione e la pia-

nificazione urbana nella città sostenibile.

Grazie alla realtà virtuale è possibile immergersi

in ambienti urbani a 360° e interagire con essi,

favorendo così una riflessione comune sulle sfi-

de che ci attendono, simulando lo sviluppo di

un piano urbano tipo e permettendo a persone

con competenze e prospettive molto diverse,

come ad esempio un sindaco, un progettista

urbano, un architetto e un addetto comuna-

le alle finanze, di collaborare efficacemente a

questioni di traffico, business, servizi pubblici e

costruzioni immobiliari”.

Florio

pone l’accento sulle amministrazioni, a

suo giudizio essenziali. “Senza istituzioni vera-

mente impegnate e coinvolte, convinte di voler

costruire il futuro delle città e delle comunità

con la trasformazione digitale, non si può an-

dare da nessuna parte.

Proprio perché i sistemi, i servizi, i processi po-

tenzialmente investiti da un progetto smart city

sono tanti e così diversi, è essenziale avere un

centro di coordinamento, e soprattutto ragio-

nare in un’ottica di ecosistema.

Nessuno può lavorare per creare comunità

connesse e intelligenti da solo, nessuno ne ha

tutte le competenze. Si tratta di coinvolgere

tutti gli stakeholder in cui ognuno abbia la sua

parte e i suoi compiti, con un modello di part-

nership pubblico-privata aperto all’innovazio-

ne presente sul territorio, delle aziende e delle

università.

Noi così lavoriamo con le amministrazioni lo-

cali di tutto il mondo, non ultime città italiane

come Palermo, Perugia e la regione Friuli Ve-

nezia Giulia, con cui abbiamo avviato nell’ul-

timo anno e mezzo dei progetti di digitalizza-

zione importanti, nel quadro del nostro piano

di investimento Digitaliani. È anche il modello

che ha permesso di realizzare in Expo la smart

city del futuro, di cui noi siamo stati partner

tecnologici”.

“La collaborazione tra pubblico e privato, ag-

giunge

Borghese

è fondamentale in due di-

rezioni. La prima è di natura applicativa, in

quanto la cooperazione permette all’ammini-

strazione locale, che conosce le esigenze della

comunità e ha la responsabilità di soddisfarle,

di avere a disposizione le soluzioni più innova-

tive per gestire al meglio i diversi servizi, dalla

distribuzione dell’energia all’illuminazione stra-

dale, dalla raccolta dei rifiuti al wi-fi pubblico.

La seconda è di natura temporale, perché citta-

dini e imprese tendono a chiedere risposte nel

breve-medio periodo, ma una buona ammini-

strazione dovrebbe riuscire a mantenere uno

Fabio Bruschi,

Honeywell Buiding Solutions