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Efficiency & Environment - Marzo 2018

Dati Mercato

A cura di

Lucrezia Campbell

Qualche dato…

in breve

Foto tratta da www.pixabay.com

Settore idrico

Crescono nel 2016 le maggiori imprese italiane del settore idrico integrato. Le 50 maggiori Top Utility del nostro Pa-

ese hanno aumentato ricavi e investimenti sulla scia di un trend che prosegue dal 2012, anno di avvio dell’attività di

regolazione per i servizi idrici da parte dell’Autorità. “Dall’analisi condotta sulle imprese idriche delle 100 Top Utility” ri-

leva l’economista Alessandro Marangoni che coordina il think tank di

Althesys

(

althesys.com )

“appare evidente la cre-

scita compiuta negli ultimi anni dalle aziende del comparto dell’acqua anche in virtù del ruolo svolto dalla regolazione

tariffaria dell’Authority. L’idrico è un settore strategico per lo sviluppo del Paese e per la qualità della vita e dell’am-

biente. Tuttavia, come dimostrano anche le criticità emerse quest’estate con le crisi dovute al cambiamento clima-

tico e alle perdite di rete ancora elevate, è necessaria una politica nazionale che favorisca la crescita delle imprese, il

consolidamento del settore e gli investimenti infrastrutturali di cui c’è ancora carenza”. Nel 2012, anno di avvio della

regolazione dell’Autorità nell’idrico, le 50 maggiori aziende (mono e multiutility) generavano ricavi per 5,14 miliardi

di euro, con gli investimenti che ammontavano a 1,17 miliardi di euro, per una popolazione servita di 37,9 milioni di

abitanti. Cinque anni dopo le stesse imprese fatturano quasi 5,9 miliardi di euro, con ricavi in crescita del 14,7%. Gli in-

vestimenti ammontano a circa 1,4 miliardi e crescono ancora di più (+17,4%). Gli effetti positivi della svolta regolatoria

sono ancora più evidenti sulle utility attive solo nell’idrico. Cresce notevolmente la capacità di generare risorse per in-

vestire: il rapporto Ebitda/Ricavi delle maggiori monoutility idriche è passato dal 24,08% al 31,81%, salendo di quasi 7,8

punti percentuali tra il 2012 e il 2016. Parallelamente il rapporto di indebitamento si è quasi dimezzato, passando da

10,13 a 5,66. “Le principali aziende si sono rafforzate” ricorda Marangoni “investono in infrastrutture e in innovazione.

Imprese più robuste e con maggiori risorse assicurano servizi di maggior qualità e affidabilità ai cittadini consumatori.

Ma c’è ancora molta strada da fare. Gli investimenti pro-capite sono saliti da 30,7 €/abitante a 33,6, tuttora ben lontani

dagli standard europei. In analogia alla SEN per l’energia, serve una strategia di medio-lungo periodo per affrontare

sia le carenze infrastrutturali tipicamente italiane, sia il cambiamento climatico globale”.

RAEE

La quantità di Raee continua ad aumentare, in Europa e nel mondo. Secondo l’ultimo report del Global E-Waste

Monitor, nel 2021 la produzione globale toccherà i 52 milioni di tonnellate. Le sostanze pericolose che filtrano dal-

le discariche e contaminano il suolo e la falda acquifera hanno un impatto enorme sull’ambiente e sulla salute e

la perdita di risorse preziose danneggia l’economia. Per ridurre il danno ambientale dei rifiuti elettronici e per non

sprecare risorse, è fondamentale la transizione da un’economia lineare a un’economia circolare. Ecco perché

ERP

(

erp-recycling.org )

accoglie di buon grado la recente intesa tra il Consiglio dell’Unione Europea, il Parlamento Euro-

peo e la Commissione Europea come risultato di negoziazioni trilaterali che riguardano i rifiuti degli imballaggi e la

strategia sulla plastica, pubblicata dalla Commissione Europea il 16 gennaio 2018. Sono entrambi passi importanti

volti a rafforzare l’economia circolare in Europa e ad aumentare ulteriormente la raccolta e il riciclo di grandi flussi di

rifiuti come quelli di Raee, imballaggi e pile e accumulatori.

Biomasse legnose

Ad oggi risultano essere installati in Italia 11 milioni di stufe, camini e caldaie domestici a legna e pellet e la maggior parte

del combustibile utilizzato è la legna da ardere, che rappresenta l’80% del mercato totale. Il potenziale di mercato dei pros-

simi anni è collegato da una parte alle nuove installazioni ma soprattutto al rinnovamento del parco già installato. Infatti,

il 40% delle installazioni ha più di 17 anni e nei prossimi dieci anni si prevede la rottamazione di 4-5 milioni di generatori

a legna e la sostituzione di caldaie a combustibili fossili con altre di nuova generazione alimentate a biomassa legnosa.

Si tratta di un mercato profondamente legato alla sostituzione per obsolescenza degli impianti: la sostituzione di vecchi

impianti in ogni segmento di mercato è infatti responsabile per il 90-95% del corrispondente volume di affari. Lo studio

realizzato dall’Energy & Strategy Group del

Politecnico di Milano

(

energystrategy.it )

si sviluppa a partire dalla definizione

del mercato aggregabile, alla valutazione degli investimenti già realizzati nel settore e dalla stima del livello di penetrazione

delle tecnologie più avanzate. Dall’analisi emergono due scenari, il primo in linea con il trend attuale di mercato legato

soprattutto alla variabilità del prezzo della materia prima e dei combustibili concorrenti, nonché dalla scarsa conoscenza

degli strumenti di incentivazione. Tale modello arriva a ipotizzare una crescita degli investimenti partendo dai 240 mln di

euro del 2017 per arrivare ai 300 mln euro del 2020, con un tasso di crescita annua composto pari al 8% e un ammontare

totale nel quadriennio 2017-2020 che si attesta su 1 mld di euro. Nello scenario più ottimistico, partendo sempre dallo stes-

so dato, si arriva invece a 550 mln di euro nel 2020, con un tasso di crescita annua del 32% e quindi un ammontare totale

che si attesta su 1,5 mld. Interessante è notare come il 92% degli investimenti dal 2017 al 2020 sia riconducibile al mercato

delle stufe a pellet, seguito da caldaie a pellet e cippato che ricoprono rispettivamente il 5% e il 3% del totale.