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ridurre l’indesiderabile effetto serra della CO 2

usando l’idrogeno prodotto con l’elettricità di

ancora più indesiderabili centrali nucleari. Un

altro riducente potrebbe essere il metano ma

l’uso di questi due agenti riducenti sarebbe

giustificato se, oltre a diminuire il danno

ambientale della CO 2 , si ottenessero sostanze

pregiate dal punto di vista di un limitato costo

ambientale complessivo, forse alcol metilico o

altri composti. La realizzazione di un’economia

circolare in questo campo, insomma, richiede

ancora molto lavoro.

Un certo interesse è rivolto all’uso della CO 2 ,

opportunamente purificata, proveniente dalla

combustione di combustibili fossili, nelle

serre per aumentare le rese dei vegetali o in

adatte vasche come ‘nutrimento’ di alghe

fotosintetiche, esposte all’energia solare,

utilizzabili come fonti di carburanti ‘verdi’ o di

proteine per l’alimentazione animale.

Il metano, un rifiuto della natura

Nel campo delle fonti di energia un certo

interesse sta ricevendo il recupero di un altro

rifiuto delle attività energetiche, il metano,

un gas serra, a parità di peso circa venti volte

più potente dell’anidride carbonica come

effetto di riscaldamento planetario. Presente

nell’atmosfera in ragione di circa 2,3 ppm in volume (circa

10.000 milioni di tonnellate come massa complessiva),

le sue emissioni annue ammontano a circa 500 milioni di

tonnellate all’anno. Si tratta del metano che sfiata dai pozzi

metaniferi; in parte viene bruciato ma in parte sfugge e

finisce nell’atmosfera, difficilmente recuperabile. Diversa

è la situazione del metano proveniente dalle miniere di

carbone abbandonate. Nei giacimenti sotterranei di carbone

si liberano piccole ma apprezzabili quantità di metano,

chiamato grisou, terribile nemico dei minatori. Quando la

sua concentrazione raggiunge livelli elevati, a contatto con

una fiamma, provoca esplosioni che hanno ancora oggi

effetti drammatici, con crolli che costano centinaia di morti

ogni anno. Vengono seguite norme di sicurezza sempre più

rigorose ma il prezzo di vite umane associato a crolli durante

l’estrazione dei circa 6 miliardi di tonnellate all’anno di

carbone è ancora elevato.

Quando una miniera è abbandonata, nelle gallerie continua

a liberarsi metano che raggiunge la superficie del suolo

e si libera nell’aria aggiungendosi alle altre fonti di questo

gas serra, provenienti da agricoltura e zootecnica. È stato

calcolato che 50 miliardi di tonnellate all’anno di metano

finiscono nell’atmosfera provenendo dalleminiere di carbone

abbandonate. Da molti anni vengono condotti studi per

recuperarlo e utilizzarlo come fonte di energia, diminuendone

così l’estrazione da riserve non certo illimitate e diminuendo

anche l’effetto inquinante di tale gas. Alcuni risultati sono già

stati ottenuti, un altro volto positivo dell’economia circolare.