Mariagrazia Corradini
mentodelle competenze, perché lepersone sianoeffettivamente ingradodi valorizzare le abilità
delle macchine”. Dallo studio emerge anche come un qualsiasi progetto di Artificial Intelligence
in fase iniziale necessiti di grandi investimenti, e non solo in termini economici. “Al momento, le
soluzioni pronte all’uso sono limitate eper raggiungereun livellodi prestazioni simileo superiore
a quello umano spesso richiedono lavoro sia in fase preparatoria, per le infrastrutture, il patri-
monio informativo, le competenze e la cultura, sia in corso d’opera, per l’apprendimento della
macchina e il miglioramento” proseguono i direttori. I principali ambiti di applicazione emersi
dalla ricerca riguardano l’Intelligent Data Processing (35% dei casi), dove si utilizzano algoritmi
di AI per estrarre informazioni e avviare azioni basate sulle informazioni estratte, e i Virtual As-
sistant o Chatbot (25%), agenti software in grado di interagire con un interlocutore umano per
eseguire un’azione oppure offrire un servizio. Seguono le soluzioni di Recommendation (10%),
ovvero in grado di dare suggerimenti personalizzati per indirizzare le decisioni di un cliente nei
diversi momenti del percorso d’acquisto, Image Processing (8%), ossia analisi delle immagini per
il riconoscimento biometrico e l’estrazione di informazioni, Autonomous Vehicle (7%), concer-
nente i mezzi a guida autonoma, e Intelligent Object (7%), per l’esecuzione di azioni senza inter-
vento umano grazie all’impiego di sensori. Chiudono l’elenco soluzioni marginali come quelle
di Language Processing (4%), che elaborano il linguaggio per comprendere un testo, tradurlo
o produrlo in autonomia a partire da dati e documenti, e Autonomous Robot (4%), in grado di
spostarsi e muovere alcune parti, manipolare oggetti ed eseguire azioni in autonomia. “Dall’au-
tovettura che si guida da sola, all’elettrodomestico che impara lo stile di vita e le necessità della
famiglia, dall’assistente personale che consiglia le decisioni di spesa, fino ai robot assistenziali per
disabili eanziani, ogni esperienzadel quotidianopuòessere ripensata alla lucedelle capacitàdelle
macchine” affermaGatti. “La velocità con cui questo avverrà dipenderà dall’esistenza di soluzioni
tecnologiche consolidate, dalla capacità di gestire il cambiamento nelle organizzazioni e dal bi-
lancio tra valore dell’innovazione e costo del rendere intelligenti prodotti e processi”. Alla ricerca
emerge anche che il comparto più attivo nell’introdurre soluzioni di AI a livello internazionale è
il banking-finance-insurance, con il 21% delle applicazioni, spinto dall’opportunità di garantire
un servizio mirato ai propri clienti e un supporto alle decisioni del management. Il secondo è
l’automotive (12%), trainato dai grandi investimenti nello sviluppo di veicoli a guida autonoma.
Seguono, con percentuali comprese fra il 6% e l’8%, i settori hi-tech, retail e telco, interessati a
offrire un servizio più flessibile e personalizzato ai clienti. Analizzando invece le funzioni aziendali
su cui l’AI ha maggiore impatto, i processi dedicati alla relazione con il cliente (marketing, sales,
customer service) raccolgono da soli il 40% delle applicazioni, mentre in tutti gli altri processi in-
terni (operations, HR, ricerca e sviluppo, finance) si concentra unaltro40%; il rimanente 20%delle
applicazioni riguarda infine le funzionalità del prodotto offerto, per incrementarne le prestazioni
emigliorarne l’esperienzad’uso. Minoritaria appare invece l’enfasi verso il recuperodi efficienza e
la riduzione del costo del lavoro, il che risponde in parte ai timori di ripercussioni negative dell’AI
sull’occupazione. L’
Osservatorio
ha del resto rilevato come la domanda di lavoro nei progetti di
AI sia cresciuta negli anni, non diminuita; inoltre, le soluzioni di AI sono oggi utilizzate più come
leva competitivapermigliorare i servizi e laqualità, chenon come strumentodi sostituzionedegli
operatori ‘umani’. “I risultati devono consigliarci un tono non allarmistico sul tema” commenta
Miragliotta. “Servonoperò riflessione, responsabilità eunprogetto strategico chedia risposta alle
preoccupazioni e alle aspettative della forza lavoro”.
AO
AUTOMAZIONE DOMANI
o sviluppo della AI (Artificial Intelligence),
ovvero il ramo della computer science che
studia sistemi hardware e software dotati di
abilità tipicamente umane, di interazione con
l’ambiente, apprendimento e adattamento,
ragionamento e pianificazione per esempio, è
ancora a uno stadio iniziale. Il tema è tuttavia
di grande interesse, come dimostrano l’atten-
zione della comunità accademica, l’offerta di
grandi player di servizi cloud, la vitalità delle
460 start-up che dal 2016 a oggi hanno rac-
colto 2,2 miliardi di euro di finanziamenti a li-
vello internazionale, con una media in crescita
nell’ultimo anno da 5,5 a 8,8 milioni di dollari.
L’
OsservatorioArtificial Intelligence
della School
of Management del Politecnico di Milano
( www.osservatori.net ), che ha analizzato 721
aziende e469 casi di utilizzodi AI, riferibili a 337
imprese internazionali e italiane, ha rilevato
come in Italia il 56%dellegrandi imprese abbia
già avviato progetti di AI, in Francia e Germa-
nia però sono circa il 70%. Inoltre, i progetti nel
nostro Paese si focalizzano prevalentemente
su soluzioni di Intelligent Data Processing e
Virtual Assistant/Chatbot, mentre sono quasi
assenti le applicazioni più di nicchia, a soste-
gno dei processi interni delle aziende. Infine,
la maggior parte dei progetti in Italia si con-
centra nei settori banche, finanza e assicura-
zioni (17%), automotive (17%), energia (13%),
logistica (10%) e telco (10%). “L’applicazione
dell’intelligenza artificiale potenzialmente
non conosce confini” affermano Nicola Gatti,
Giovanni Miragliotta e Alessandro Piva, diret-
tori dell’
Osservatorio
. “Per coglierne a pieno i
potenziali benefici, però, occorre intervenire
anche sui processi organizzativi e sul rafforza-
L
AI: tante potenzialità
ancora poco sfruttate
MARZO 2018
AUTOMAZIONE OGGI 404
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