SETTEMBRE 2016
AUTOMAZIONE OGGI 392
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scheda di memoria, le informazioni relative all’oggetto da identificare su cui è situato; un
lettore, o reader, che interroga e riceve le informazioni in risposta dal TAG e può confron-
tarle con quelle contenute in una banca dati a cui è connesso in rete.
Il lettore è rappresentato da un ricetrasmettitore controllato da un microprocessore e
può essere classificato a seconda che l’antenna sia integrata o esterna. Per interagire con
i transponder a distanze molto brevi o a contatto è sufficiente utilizzare antenne molto
piccole, mentre per operare a distanze più elevate sono necessarie antenne di dimensio-
ni maggiori.
Per quanto riguarda i TAG, invece, la classificazione prende in esame un maggior numero
di parametri: la presenza o meno di un chip di memoria; la frequenza a cui operano; la
possibilità di utilizzarli in sola lettura (R/O) oppure anche in scrittura (R/W); che siano
riutilizzabili o a perdere; il tipo di alimentazione (TAG attivi, passivi o semi-passivi).
Frequenza e trasmissione
Per quanto riguarda la catalogazione dei dispositivi Rfid in base alla frequenza d’impiego,
si definiscono quattro differenti famiglie: LF (Low Frequency) 120-145 KHz; HF (High Fre-
quency) 13,56 MHz; UHF (Ultra High Frequency) 860-950 MHz; Microonde 2,4-5,8 GHz.
Le prime due sono utilizzate solitamente in condizioni di ‘campo vicino’ e sfruttano l’ac-
coppiamento induttivo. Al contrario, per le frequenze più elevate le applicazioni sono
tipicamente di ‘campo lontano’, cioè sono gli effetti del campo elettromagnetico a essere
dominanti.
Gli organismi di regolamentazione stabiliscono la frequenza o la banda di frequenza, la
potenza di emissione e il tempo massimo di comunicazione fra etichette e lettori. Dal
punto di vista dell’allocazione delle bande di frequenza, gli apparati Rfid possono rien-
trare, a seconda della tecnologia impiegata, in diverse categorie:
1. Inductive application - Oggetti che comunicano in prossimità per accoppiamento in-
duttivo e con trasferimento di energia tramite campo magnetico;
2. Short Range Devices (SRD) - Dispositivi sia passivi con trasferimento di energia tramite
campo elettromagnetico sia attivi che comunicano in radiofrequenza;
3. Rfid - Solo negli ultimi anni nella normativa internazionale per l’allocazione in frequen-
za è comparso esplicitamente il termine Rfid, in genere riferito a sistemi con TAG passivi
ad accoppiamento elettromagnetico operanti ad alta frequenza.
Questi apparati tipicamente non richiedono licenza per essere utilizzati, ma sono co-
munque regolati, per quanto riguarda bande di frequenze e potenze emesse, da una
legislazione che differisce da paese a paese. In Europa, quasi sempre, gli apparati SRD e
Rfid non operano su bande a uso esclusivo, ma condividono frequenze utilizzate anche
da altri servizi sulla base del principio di ‘non interferenza’.
Nei sistemi a radiofrequenza l’informazione da trasmettere è tipicamente sotto forma
di corrente o tensione elettrica e rappresenta un segnale detto modulante che si trasla
in frequenza tramite un segnale portante. Il tipo di modulazione e la frequenza d’im-
i riporta un estratto della 2
a
edizione delle
“Linee Guida per la tecnologia Rfid”, disponi-
bile integralmente su
www.anieautomazione.it.
L’articolo affronta sinteticamente i princi-
pali aspetti relativi al funzionamento, re-
golazione e applicazioni industriali della
tecnologia Rfid, e suggella la costituzione
di una rubrica su Automazione Oggi curata
dal Gruppo Rfid di Anie Automazione.
Cos’è la tecnologia Rfid
Per Rfid si intende la tecnologia di identi-
ficazione automatica in radiofrequenza di
oggetti, animali o persone tramite la lettu-
ra a distanza di informazioni contenute in
un sistema microchip-antenna chiamato
trasponder o TAG. Un sistema Rfid vede la
presenza di due componenti fondamen-
tali: un transponder che contiene, in una
S
AUTOMAZIONE RFID
AO
La tecnologia Rfid in
ambito industriale:
panoramica e stato dell’arte