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SETTEMBRE 2016

AUTOMAZIONE OGGI 392

TUTORIAL

AO

Nel mondo della stampa 3D

spuntano frequentemente

nuove sigle e neologismi

legati alle nuove tecnologie.

Uno dei più importanti da

conoscere è il voxel.

Scopriamolo insieme

Stefano Cazzani

Alla scoperta

del voxel

142

C

osa sarà mai questo voxel? E perché si chiama così?

L’assonanza con un altro termine ormai divenuto

molto comune ci aiuta a ricordare la spiegazione.

Possiamo pensare al voxel come a un pixel in 3D.

Sembra uno scioglilingua inventato dagli smanettoni

appassionati di tecnologia, ma il concetto in sé è molto semplice.

Dal pixel al voxel

Abbiamo imparato che nell’era digitale tutte le immagini si pos-

sono scomporre in tanti bei quadratini (o rettangolini, o cerchio-

lini), che qualche anglofono a suo tempo battezzò come ‘pixel’,

una contrattura dei due vocaboli inglesi ‘picture’ ed ‘element’. Il

vocabolo pixel è pertanto diventato quello che identifica l’ele-

mento di base di un’immagine bidimensionale, tant’è vero che ci

siamo abituati a misurare la risoluzione degli schermi in pixel, per

indicare ad esempio di quanti minuscoli punti elementari è com-

posto un display, oppure quante gocce elementari di inchiostro

una stampante può depositare su un foglio di carta.

Proviamo a pensare invece al mondo tridimensionale che ci cir-

conda. Adottando

lo stesso principio,

anziché scomporre

un’immagine in

tanti piccoli qua-

dratini o cerchio-

lini,

possiamo

scomporre un qua-

lunque oggetto in

tanti cubetti o sfe-

rette. Ed ecco che

abbiamo inventato

il voxel, ancora una

volta contrazione

dei vocaboli in-

glesi ‘volumetric’

e ‘pixel’, che se proprio vogliamo indicare per esteso diventa

‘volumetric picture element’. Quindi il voxel indica il più piccolo

elemento di una forma tridimensionale che vogliamo descrivere.

Di conseguenza, possiamo identificare la risoluzione di una stam-

pante 3D in termini di voxel, analogamente a quanto facciamo

con i pixel nel caso bidimensionale. Al voxel possono essere as-

sociate alcune proprietà, a seconda delle applicazioni in cui viene

utilizzato. Ad esempio, nel caso della stampa 3D, a ogni singolo

voxel potrebbe essere associato il colore, descritto in varie moda-

lità (come avviene per i pixel), ma anche il tipo e le caratteristiche

del materiale (densità, temperatura, conduttività ecc.). In defini-

tiva, se riusciamo a descrivere e controllare ogni singolo voxel di

una forma tridimensionale, in linea di principio possiamo ripro-

durla perfettamente con la risoluzione desiderata.

Progettare con i voxel

Compreso cosa sia un voxel, possiamo anche immaginare di

utilizzarlo come elemento progettuale di base elementare per

comporre forme qualsivoglia complesse. Pensiamo al Lego con

cui tutti almeno una volta abbiamo giocato. Ogni singolo matton-

cino lo possiamo considerare un voxel. Assemblando i vari voxel,

ciascuno con la corretta proprietà (nel caso del Lego il colore), pos-

siamo riprodurre praticamente qualunque oggetto, con la risolu-

zione offerta dal più piccolo mattoncino di cui disponiamo. Non è

detto che la progettazione tramite voxel sia sempre la più adatta

a definire una forma tridimensionale. Di nuovo, ripensiamo al caso

bidimensionale. Nella computergrafica si può ragionare per pixel

(come si fa solitamente con Photoshop e gli altri programmi per

il fotoritocco) o per vettori (come si fa solitamente nei programmi

CAD). Allo stesso modo, nel campo 3D si può ragionare per singoli

voxel oppure per superfici (come le texture) o volumi di altro tipo.

@cazzani

Foto tratta da www.shutterstock.com

Oggetto 3D in cui ogni voxel ha un colore diverso

Il sito

http://voxelbuilder.com/

permette di comprendere facilmente

il concetto di voxel