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GENNAIOFEBBRAIO 2016

AUTOMAZIONE OGGI 387

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processo in cui il sistema complessivo non lo è più. È sufficiente la

presenza di un utensile applicato alla flangia, perché l’applicazione

non sia più collaborativa. Uso spesso questa metafora: un bambino

di due anni non è pericoloso. Ma un bambino di due anni con un

coltello in mano determina una situazione di pericolo per sé e per

gli altri nelle vicinanze. Esattamente come un robot. Per quanto

riguarda le necessità dei clienti: performance, ve-

locità, efficienza, produttività, precisione ecc., sono

fattori imprescindibili ed ‘evergreen’”.

Fausto Chiri

, direttore commerciale di Yaskawa

Italia: “La robotica collaborativa è interessante ma

non precisamente regolamentata, almeno in Italia.

La richiesta che registriamo in questo senso è prati-

camente nulla. I clienti Yaskawa sono più interessati

ad aspetti come prezzo, semplicità d’utilizzo e velo-

cità, sia del robot in sé, sia del processo complessivo.

Anche nella robotica si registra una necessità di velocizzazione, di

performance al limite, spesso a scapito della progettazione e della

qualità complessiva. Questo Yaskawa l’ha compreso bene ed è reat-

tiva verso le richieste dei clienti, con l’obiettivo di essere consulente

e partner più che semplice fornitore. Per questo motivo abbiamo

team interni dedicati alle esigenze dei clienti che possono essere

attivati a richiesta. Per quanto riguarda la semplicità d’utilizzo e l’af-

fidabilità dei robot e robot software possiamo affermare che i robot

Yaskawa sono semplici da gestire. Altra nota è il costo, sempre più

basso, che può arrivare a rovinare unmercato di grande qualità, per

questo noi puntiamo su affidabilità e sicurezza”.

A.O.:

Quali prospettive si aprononell’ambitodei robot con Industry 4.0

e Smart Manufacturing?

Baroncelli:

“Ritengo che vi possano essere prospettive interessanti

in termini generali. L’integrazione della tecnologia collegata già

oggi alla robotica, come sistemi di visione, sensori ecc., unita alle

tecnologie proprie dell’industria 4.0, definite ‘enabling technology’,

come i cyber-physical systeme gli Rfid, possono portare a sistemi di

produzione più economici e flessibili. Il dibattito e le sfide sono ap-

pena cominciate e penso che tra un anno i risultati relativi a questa

integrazione saranno più avanzati. Un altro aspetto che cambierà

con l’Industria 4.0 è la robustezza dell’architettura di controllo. Io

sono nato professionalmente nell’Industry 3.0, al tempo del mito

della ‘fabbrica automatica’, quando il sistema di controllo era co-

stituto da una gerarchia in cui un mainframe al top parlava con dei

minicomputer (per esempio i PDP 11 Digitass) che

colloquiavano con i PLC che, a loro volta, traevano

dati dal campo. Tale struttura, in teoria perfetta,

nei fatti aveva grossi problemi di complessità: i

protocolli non erano perfetti al 100%, nel caso di

uno shutdown il rifasamento era complesso e così

via. Le tecnologie proprie dell’Industry 4.0 per-

metteranno robustezza e semplicità dei sistemi di

controllo con enormi vantaggi in termini di affida-

bilità. La possibilità, infine, di virtualizzare in cloud

lo stato della fabbrica permetterà sviluppi interessanti nel campo

della simulazione e gestione di variabilità di prodotto sul campo”.

Pedretti:

“I robot per definizione sono parte integrante delle linee

di produzione e hanno avuto una crescente diffusione negli anni,

anche perché dotati di caratteristiche tecniche in grado di antici-

pare le richieste di Industry 4.0 e Smart Manufacturing. Produzioni

just-in-time (JIT), ma soprattutto ‘remote service’ e una costante

diagnosi dei parametri di funzionamento sono caratteristiche fon-

damentali nelle moderne aziende di produzione. Queste caratteri-

stiche garantiscono la massima velocità di esecuzione degli ordini,

la possibilità da remoto di effettuare modifiche software adattando

l’impianto a una nuova produzione e, soprattutto, la possibilità di

monitorare i principali parametri di funzionamento dei robot con

lo scopo di pianificare gli interventi di manutenzione preventiva,

evitando guasti e fermi macchina”.

A.O.:

Qual è il settore con maggiore potenzialità di sviluppo per la ro-

botica?

Chiri:

“Yaskawa Italia sta investendo nell’ambito della saldatura,

senza tuttavia dimenticare gli altri settori in cui è presente. Stiamo

Si chiama iCUB e ha le sembianza di un bimbo di 4 anni il

robot umanoide frutto della cooperazione tra l’IIT - Istituto

Italiano di Tecnologia, e partner europei, americani e giap-

ponesi. Il robot è frutto di un intenso lavoro di ricerca iniziato

nel 2004, che ha messo insieme competenze che vanno dalla

neurofisiologia, alla psicologia, fino all’ingegneria. Con la pro-

duzione di circa 30 prototipi distribuiti in tutto il mondo, iCUB

vanta un grande successo.

Basato su una piattaforma open source (hardware e software)

e dotato di 53 ‘snodi’, muove la testa e gli occhi autonoma-

mente. Le mani sono in grado di manipolare gli oggetti e sono

funzionali alle attività cognitive. Il sistema di attenzione è

controllato da un software che riceve i segnali da una teleca-

mera posta nella testa e che ne dirige lo sguardo verso stimoli

sensoriali che si trovano nell’ambiente circostante. Tali carat-

teristiche permettono a iCUB di vedere l’ambiente che lo cir-

conda, di riconoscere alcuni oggetti, di capire se una persona

è presente di fronte a lui, di rispondere a semplici comandi

vocali oppure al contatto fisico con le persone.

Il robot-bambino dell’IIT