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prodotti a fronte di determinati stimoli, per esempio se qualcuno ne tocca le foglie.

Questi impulsi analogici vengono quindi trasformati in digitali dai dispositivi di Natio-

nal Instruments. Vengono poi trasmessi da un concentratore, in wireless, al software

dell’apparato di elaborazione dati, che trasforma gli impulsi elettrici in immagini e co-

lori. Questi vengono infine proiettati sul soffitto sopra le piante stesse. In questomodo,

possiamo ‘tradurre’ in colore i ‘messaggi’ che le piante producono” spiega Mancuso.

Assodato che le piante comunicano, o quantomeno trasmettono impulsi differenti

in base alle condizioni ambientali che recepiscono, possiamo pensare di utilizzarle

come fossero dei ‘sensori naturali’: “Oggi, con l’esplosione del fenomeno dell’Internet

of Things, si tende a voler ‘mettere sensori’ ovunque. La nostra idea è completamente

opposta, oltre che molto meno invasiva: impiegare direttamente come ‘sensori’ le

piante, che rappresentano il 98% della vita sul nostro Pianeta e sono capillarmente

presenti sul territorio. Una volta compreso il loro ‘vocabolario’, possiamo recepirne gli

impulsi e tradurli in messaggi, per esempio per monitorare o controllare le condizioni

ambientali, la qualità dell’aria, l’intensità luminosa e via dicendo. In agricoltura, poi,

possiamo ‘farci dire’ direttamente dalla pianta quali sono le sue necessità, se il terreno

è troppo o troppo poco bagnato, se manca di certe sostanze, se una coltivazione è

‘malata’ ecc., le applicazioni sono davvero le più svariate”.

operatori, sollevandoli da compiti gra-

vosi o pericolosi, nel privato invece po-

tranno essere impiegati come infermieri

al servizio di anziani o malati, oppure a

scopo fisioterapico omedico-chirurgico.

La possibilità di realizzare strutture soft

riduce di fatto i pericoli legati a un even-

tuale ‘scontro’ fra uomo e robot, nonché

i rischi di danneggiamento ad altre strut-

ture o all’ambiente.

Anche le piante parlano

Si dice spesso ‘ditelo con i fiori’, ma nel

senso di offrire un fiore per suggerire un

messaggio…Molti poi dicono di parlare

alle piante per farle crescere meglio…

quanto al fatto, però, che proprio que-

ste ultime siano in grado di comunicare,

ecco… ci sembra poco credibile: “Dire

che le piante ‘parlano’ potrebbe sem-

brare bizzarro, eppure è proprio quello

che alcuni studi che stiamo portando

avanti ci dicono” rivela Stefano Man-

cuso, docente del Dispaa dell’Università

di Firenze

( www.dispaa.unifi.it/index. php ) e

pioniere di neurobiologia vege-

tale. “Le piante avvertono la luce pur

non avendo gli occhi, sentono le vibra-

zioni senza possedere orecchie, comu-

nicano la presenza di un pericolo senza

avere voce”. Al Tavolo dell’esperienza

della Vista nel padiglione della Regione

Toscana un esperimento mostra proprio

questo, il pubblico può interagire con le

piante e vederne le reazioni agli stimoli:

“Abbiamo applicato ad alcune piante

di salvia e menta degli elettrodi, che re-

cepiscono gli impulsi elettrici da esse

Stefano Mancuso, docente del Dispaa dell’Università di

Firenze

Alcuni elettrodi permettono la ricezione degli impulsi elettrici prodotti dalle

piantine di salvia e menta

Cecilia Laschi, docente di BioRobotica della Scuola

Superiore Sant’Anna di Pisa

LUGLIO-AGOSTO 2015

Automazione Oggi 383

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Videodisponibile su: http://meccanica-plus.it/octopus-la-robotica-soft_76473/