siva, riguarda ormai ogni prodotto e ogni
progetto e cresce con ritmo esponenziale
e accelerato: il 90% dei dati oggi dispo-
nibili è stato generato negli ultimi due
anni e si stima che nel 2020 il 40% dei
dati in rete verrà generato da sensori. Nel
2014 i sensori connessi erano 23 miliardi,
300.000 ulteriori se ne sono sviluppati
nel 2014 (il 50% in più rispetto al 2013) a
fronte di un investimento di circa 1,6 mi-
liardi di dollari (+45% anno su anno). E at-
tualmente solo l’1% dei dati si trasforma
in informazione.
L’opportunitàè ‘qui eadesso’
“Se le TLC hanno impiegato trent’anni
per divenire pervasive ed essere alla
portata di tutti, l’IoE sta già cominciando
ad avere un forte impatto sulla vita quo-
tidiana delle persone e in azienda: ha
riguardato il 30% dei dispositivi per appli-
cazioni industriali consegnati quest’anno
e sta entrando nei progetti di digitaliz-
zazione delle imprese” ha sottolineato
Bevilacqua. Molte aziende sono già alla
ricerca di una figura professionale nata
sull’onda di questa evoluzione tecnolo-
MARZO 2015
AUTOMAZIONE OGGI 379
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E se per ora gli oggetti comunicano… fra nonmolto agiranno anche. Negli ultimi
quattro anni il volto della robotica è cambiato radicalmente:“Prima si trattava di
un ambitomolto legato all’automazione industriale, oggi invece il‘focus’si sta spo-
stando sul co-working”ha spiegato GiorgioMetta, vice presidente dell’IIT (Istituto
Italiano di Tecnologia) di Genova.“L’Unione Europea ha individuato quattro possibili
scenari evolutivi per le tecnologie robotiche: come aiuto alla terza età a fronte di
una popolazione in continuo invecchiamento; per interventi in zone rischiose per
gli operatori umani, come a Fukushima; per una produzionemanifatturiera sosteni-
bile, per esempio per lavorazioni dove potrebbe essere pericoloso per gli operatori
essere presenti; per il monitoraggio ambientale”. A fronte di queste necessità, il volto
dei robot sta cambiando:“Dobbiamo progettare sistemi semplici, interfacce che
possano operare anche in ambiente domestico, che abbiano un volto umano e‘par-
lino’, per unamigliore e più confortevole interazione anche vocale con le persone.
Gli stessi materiali impiegati cambiano, grazie anche alla disponibilità di soluzioni
nuove, piùmorbide per cui meno pericolose in caso di scontro con l’uomo, emagari
più durature”ha continuatoMetta.“Potremmo pensare al robot del futuro come a una sorta di smartphone potenziato, in grado di
vedere le cose, di afferrarle, di contribuire al miglioramento della qualità della vita”. Un’altra possibilità viene dall’interconnessione e
dall’IoT.“Per il monitoraggio ambientale si possono utilizzare robot più semplici, che non si muovono, ma che una volta‘lanciati’su un
territorio, siano in grado di agganciarsi al terreno e rilevarne i parametri tramite sensori”. Un ambitomolto interessante è poi quello
medicale: dagli esoscheletri per la fisioterapia e la riabilitazione, ai sistemi per interventi chirurgici di precisione, magari in remoto,
fino alle soluzioni di assistenza infermieristica”. Per mostrare lo stato dell’arte del settore IIT ha lavorato a iCub, il robot umanoide, che
ricorda un bambino di 4 anni, capace di interagire vocalmente con le persone e assolvere a compiti semplici di raccolta e riconosci-
mento di oggetti. Il costo di iCub è ancora proibitivo per permetterne una diffusionemassiva, parliamo infatti di 250.000 euro a esem-
plare, ma ciò non ha impedito a IIT di venderne già una trentina, persino all’Università di Osaka, in Giappone, il Paese della robotica per
eccellenza, a dimostrazione dell’elevato livello di competenze raggiunto dalla realtà genovese.
Il robot come uno smartphone potenziato