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Page Background GENNAIO-FEBBRAIO 2015 AUTOMAZIONE OGGI 378 69

mense quantità di dati nel modo più efficiente possibile. A titolo di

esempio, l’azienda in questione possiede migliaia di cabine di tra-

sformazione ad alto, basso e medio voltaggio, oltre che un milione

di clienti con migliaia di chilometri di linee, per cui è necessario

combinare e analizzare i dati provenienti dai sensori, per monito-

rare l’intera rete con maggiore efficienza e velocità. La centralizza-

zione delle operazioni di rete e l’automazione dei dati provenienti

dai sensori ha consentito di accelerare del 99% il rilevamento dei

problemi sugli apparati, elevando in maniera importante la qualità

del servizio.

Guasti, la cui individuazione richiedeva prima giorni o settimane,

vengono ora rilevati e diagnosticati in minuti e il monitoraggio

realtime dello stato della rete riduce i disservizi agli utenti finali e

consente l’effettuazione degli interventi in maggiore sicurezza.

Un interessante esempio di ottimizzazione dei processi lo tro-

viamo anche in un’altra sperimentazione effettuata da IBM con

un’azienda del settore automotive. In questo ambito, i dati prove-

nienti dalla sensoristica descrivono l’aderenza delle parti prodotte

alle specifiche. Le fasi di ‘quality assurance’ successive hanno come

prodottomisure, report e documenti che entrano a far

parte del sistema PLM.

L’unione di questi dati non strutturati (o almeno non

sempre strutturati) con quelli più strettamente tradi-

zionali consente di mettere in relazione i due processi,

valutando l’effetto finale sui test al variare dei materiali

con una maggiore efficienza complessiva. In ambito

analogo, si potrebbe (ed è in effetti un’altra interes-

sante sperimentazione condotta da IBM) analizzare il

comportamento di apparati quali gli accumulatori, ri-

levarne in tempo reale il rendimento effettivo rispetto

alle specifiche definite in fase di progettazione e uti-

lizzare le analisi così prodotte per ottimizzare la resa

dei componenti. In questo caso, l’analisi di dati non

strutturati arricchisce l’intero ciclo produttivo.

In ultima analisi, le potenzialità dei big data appaiono sterminate,

occorre semplicemente dimenticare le ‘buzzword’ che nel mondo

dell’information technology li hanno identificati di volta in volta

(e impropriamente) come ‘social’ e ‘big’, per concentrarsi sul loro

effettivo contenuto e sui casi d’uso che li rendono un vero ‘asset’

strategico: una ‘nuova moneta’ per le imprese.

IBM Italia -

www.ibm.com