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NOVEMBRE-DICEMBRE 2014

AUTOMAZIONE OGGI 377

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di dispositivi elettronici, per il 66% attribui-

bile alla Cina”. La sicurezza va qui affrontata

con soluzioni allo stato dell’arte, che con-

sentano all’utente di dotarsi di un livello

di protezione adeguata, né eccessivo, né

insufficiente. “La sicurezza non è un criterio

oggettivo,ma è fruttodi un compro-

messo tra rischi e conseguenze: più

è alto il valore di ciò che si desidera

proteggere, maggiori sono le pro-

babilità di attacco, più è importante

investire” ha sottolineato Frémont.

A tale proposito, Avnet Memec ha

individuato una serie di soluzioni

che mirano a difendere dagli at-

tacchi la proprietà intellettuale e

il know-how alla base del ritorno

d’investimento dei clienti. Lo sforzo

si è concretizzato sia selezionando

dispositivi dedicati alla sicurezza dal

punto di vista hardware, sia indivi-

duando servizi specializzati, rivolti

alla programmazione dei compo-

nenti, alla protezione logistica e alla traccia-

bilità dei prodotti, concepiti per aumentare

la sicurezza dei processi manifatturieri, ri-

ducendo al minimo l’esposizione delle ap-

plicazioni più sensibili al rischio di copia o

contraffazione. “Ciò che sta facendo Avnet

per soddisfare la domanda del mercato è

potenziare l’offerta proponendo nuovi

partner e soluzioni che garantiscano, anche

nelle applicazioni industriali, lo stesso livello

di sicurezza che si è raggiunto con le carte

di credito”. Ne sonoun esempio le soluzioni

presentate dai partner di Avnet Memec

presenti all’evento di Milano, tra le quali

Maxim Integrated, Microsemi, Echelon,

Wyless, Safran Morpho, Trusted Objects e

Centro di ricerche CEA-Leti. “Obiettivo dei

Techdays è infatti illustrare come Avnet

Memec e i suoi partner siano in grado di

fornire sia i prodotti, sia le competenze ne-

cessarie ad affrontare la sicurezza dal punto

di vistamanifatturiero, dei servizi e della lo-

gistica” ha conclusoRaffaeleGiglio, country

manager Italy&Greece di Avnet Memec.

Soluzioni concrete

Uno degli aspetti della sicurezza che mag-

giormente è stato curato in passato è

quello della crittografia. L’inizio della sua

storia risale indietro nei secoli, se vogliamo

addirittura al tempo dei greci e dei romani,

ma il primo vero sistemamodernodi critto-

grafia è stato Enigma, la famosa macchina

elettro-meccanica per cifrare e decifrare

nata nel 1920, poi utilizzata dalle forze ar-

mate tedesche durante la seconda guerra

mondiale. Con lo sviluppo delle comunica-

zioni wireless e l’avvento di Internet sono

stati via via concepiti svariati sistemi atti a

proteggere le comunicazioni sensibili, da

Cdma a UWB, da DES introdotto negli anni

’70 da IBM, a RSA o SHA usato per le firme

digitali, SSL-TLS, AES che ha subito recente-

mente numerosi attacchi, WPA2, 802.15.4,

IPv4 e IPv6. Sono stati introdotti algoritmi

sempre più complessi e difficili da decrit-

tare, eppure la sicurezza al 100% non esi-

ste, sia a causa del fatto che l’applicazione

di algoritmi e procedure dipende da ope-

ratori ’umani’, di per sé possibili fonti di er-

rore, sia perché la sicurezza della crittazione

implica la protezione delle chiavi di lettura

impiegate per decifrare i messaggi, che

spesso sono invece troppo facilmente ac-

cessibili dall’esterno: occorre ricordare che

un sistema è tanto sicuro quanto lo è il suo

componente meno protetto. La sicurezza

deve essere garantita a ogni livello del si-

stema, hardware, firmware e software, per

essere efficace: lasciare una qualsiasi ‘porta

aperta’, per quanto piccola e poco visibile,

compromette l’intero apparato.

Se poi anche esistesse la possibilità di do-

tarsi di una soluzione di sicurezza ‘totale’,

i costi sarebbero probabilmente eccessivi

rispetto all’obiettivo da conseguire. Il ‘se-

greto’ è dunque ottenere la maggiore si-

curezza possibile a un costo ragionevole,

dove nei costi occorre inserire anche la

voce ‘comfort’. Una soluzione sicura che

si riveli troppo complessa per chi deve im-

plementarla o applicarla, non sarà mai effi-

cace. I prodotti di sicurezza devono essere

semplici e intuitivi e non richiedere troppo

‘sforzo’ a chi li usa. “Adottare la pratica di

inviare un codice di riconoscimento sull’ap-

parato mobile dell’addetto al

momento del log su una mac-

china, al posto del semplice

inserimento di ID e password,

per esempio, costituisce una

procedura ‘fastidiosa’ ma non

troppo complessa, a fronte di

un notevole aumento della

sicurezza, per cui viene accet-

tata” ha esemplificato Luca

Coppadoro, technical sales

manager di Echelon West

Emea. “Una soluzione che im-

ponesse invece di distribuire

codici e chiavi di lettura a

svariati operatori in campo,

sarebbe eccessivamente com-

plessa e alla fine rimarrebbe inapplicata”.

Altri pericoli per il business delle aziende

sono legati alla necessità di produrre in

Paesi considerati non sicuri, per esempio la

Cina, dove la legislazione non protegge a

sufficienza brevetti e proprietà intellettuale

e dove occorre tutelarsi adottando oppor-

tuni accorgimenti per evitare contraffazioni

e clonazioni.

“Gli investimenti in R&D incidono almeno

per il 30% sul costo di un prodotto” ha

sottolineato Luca Cattaneo, european

technical manager di Microsemi. “Con il

reverse engineering in pochi minuti un

concorrente può letteralmente ‘mandare

in fumo’ questi investimenti per riutilizzare

il software sul proprio prodotto.

Per evitarlo, si possono inserire già in

produzione delle chiavi di protezione

dell’hardware. Oppure si può associare un

dispositivo al software in modo tale che il

secondo non possa operare se non sul sup-

porto predefinito…

Anche il reverse engineering, del resto, ha

dei costi per chi lo applica che, se superano

determinate soglie, finisce per non essere

più conveniente”.

Avnet Memec –

www.avnet-memec.eu

di un problema

Philippe Frémont,

vice president di Avnet

Memec

Raffaele Giglio, country

manager Italy&Greece

di Avnet Memec