Aziende e gestione dei rischi: anche in Italia manca ancora approccio strategico

Pubblicato il 9 maggio 2017

È quanto emerge dall’indagine svolta dall’ente di certificazione DNV GL – Business Assurance, con il supporto dell’istituto di ricerca GFK Eurisko, che ha coinvolto più di 1.500 professionisti di aziende in Europa, Nord America, Centro e Sud America e Asia.

In Italia solo il 40% delle imprese dichiara di adottare una strategia ad hoc o una policy dedicata alla gestione dei rischi, un valore di 11 punti percentuali inferiore alla media globale. Ancora meno sono quelle che si danno obiettivi misurabili in materia (37%; -5%).

GESTIONE E CONSAPEVOLEZZA

Esistono numerose norme, linee guida e framework per l’applicazione e l’implementazione del risk management; tuttavia, nel mondo, solo un numero limitato di aziende vi fa ricorso (36%), preferendo fare riferimento ad approcci messi a punto in azienda. In Italia, ugualmente, se ne avvale solo 1 impresa su 3.

Non manca, invece, la consapevolezza che la posta in gioco sia alta. Anche in Italia, come nel resto del mondo, è principalmente il management a occuparsi di questi aspetti: in media sono coinvolti anche 1 top manager su 3 e 1 membro del board su 5. Il 60% circa delle aziende del Bel Paese, inoltre, impiega team dedicati al risk management.

Gestire i rischi è chiaramente una questione di compliance con norme e leggi (82%), ma pesano molto – in Italia più che altrove – anche gli aspetti legati alla fiducia da parte degli stakeholder (68%; +7%) e alla reputazione (68%; +10%).

FOCUS CRESCENTE E INVESTIMENTI NEL BREVE TERMINE

Un’impresa italiana su due è consapevole che il risk management giocherà un ruolo importante per la strategia aziendale da qui a tre anni e si aspetta di migliorare le proprie capacità di gestione.

La quasi totalità degli intervistati, inoltre, dichiara che manterrà o incrementerà gli investimenti dedicati al risk management. In particolare, il 49% prevede di investire più di oggi.

METODOLOGIA E CAMPIONE

– Il sondaggio è stato realizzato nel settembre 2016 su un campione di 1.563 professionisti in aziende di diversi comparti dei settori primario, secondario e terziario in Europa, Nord America, Centro e Sud America e Asia.

– Il campione è costituito da clienti di DNV GL e non è statisticamente rappresentativo delle aziende del mondo: o il 26% delle aziende coinvolte conta meno di 50 addetti, il 52% dà lavoro a 50-1.000 addetti e il 22% a 1.000 o più.

– Il 4% delle aziende appartiene al settore primario, il 58% al secondario e il 38% al terziario.

– Nel campione sono incluse 132 aziende definite “leader”. La classificazione in tale categoria si è basata sul soddisfacimento di una serie di requisiti definiti da DNV GL: o gestione del rischio praticata a livello di consiglio di amministrazione, management o quadri intermedi.

– Utilizzo (almeno parziale) di almeno uno degli standard, linee guida o framework: ISO 31000, framework COSO ERM, framework EFQM per la gestione del rischio, IRM/ALARM/AIRMIC, AS/NZ 4360:2004 o equivalenti.

– Esistenza di una strategia di gestione del rischio e con obiettivi misurabili in materia.

– Chiamate ad auto-valutare il loro livello di maturità nell’ambito del risk management, le aziende dichiarano di appartenere alla categoria “leader” o “avanzata”.

– Il questionario è stato somministrato con metodologia CAWI (Computer Assisted Web Interviewing).



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