Servitizzazione: “unico modello che possa garantire la sostenibilità”. Se ne discute in un libro
La servitizzazione per Siagri, fondatore di Eurotech e autore nel libro "La servitizzazione”, edito da Guerini, "è l’unico modello che, sul lungo periodo, possa garantire sostenibilità"

Un futuro in cui i servizi prenderanno, grazie alla tecnologia, il posto dei prodotti, mettendo così d’accordo imprese, utenti e ambiente: non è utopia, ma la realtà che si sta delineando e che Roberto Siagri, fondatore di Eurotech, descrive nel suo nuovo libro edito da Guerini “La servitizzazione. Dal prodotto al servizio per un futuro sostenibile senza limiti alla crescita” appartiene alla collana 4.0 della casa editrice, ma la parte tecnica è ridotta al minimo in modo che il saggio, pur essendo dedicato al mondo dell’impresa, sia apprezzabile da un più ampio pubblico: del resto questo nuovo modello si sta pian piano facendo strada nella quotidianità, e nel giro di pochi anni le nostre vite ne saranno trasformate.
“La servitizzazione non riguarda soltanto la tecnologia: quest’ultima ha reso possibile il cambiamento, ma esso si riflette in aspetti sociali, economici, estetici ed etici” spiega l’autore. “È l’unico modello che, sul lungo periodo, possa garantire sostenibilità: non un paradigma che dobbiamo rincorrere per mettere la coscienza a posto nei confronti del pianeta, ma perché la popolazione sta crescendo così tanto che l’attuale sistema economico non potrà soddisfare tutti. Il passaggio da prodotti a servizi, peraltro, è vincente sotto ogni punto di vista: permette di risparmiare ingenti risorse, di proporre prezzi più vantaggiosi agli utenti e di portare maggiori guadagni nelle casse delle imprese. L’attuale gara al ribasso per i prezzi dei prodotti, al contrario, non fa altro che andare a discapito della loro qualità e dell’ambiente”.
“La servitizzazione sta già prendendo piede, specialmente in campi come l’intrattenimento ed il software, ma credo che a fare da catalizzatore sarà l’avvento dell’auto senza pilota. Potrei scommettere che nessuno dei possibili produttori che la stanno sviluppando oggi ha intenzione di venderla: l’obiettivo è renderla un servizio che consente alle imprese produttrici di aumentare il prezzo al chilo del prodotto facendo allo stesso tempo risparmiare il cliente e riducendo anche l’inquinamento” prosegue Siagri. “L’economia dei servizi, tra i suoi pregi, ha anche quello di generare una maggior sintonia di intenti tra l’erogatore e l’utilizzatore di un servizio. Nel campo dell’energia elettrica, ad esempio, stanno nascendo i primi abbonamenti a canone fisso: se con le bollette classiche il fornitore è avvantaggiato dai consumi eccessivi del cliente, con questo nuovo approccio ha invece tutto l’interesse a far sì che l’utenza limiti al massimo gli sprechi”.
Ogni cambiamento epocale, tuttavia, ha bisogni di un terreno fertile su cui germogliare, e la quarta rivoluzione industriale – che Siagri definisce “rivoluzione del software” – non è da meno. “Affinché una trasformazione avvenga sono necessari quattro componenti: concetto, convenienza economica, tecnologia e, soprattutto, volontà. Credo che i Millennial e la Generazione Z si adatteranno facilmente ai nuovi paradigmi: vogliono l’accesso alle cose, non il loro possesso. Le generazioni precedenti, nate povere e affamate, sentivano il bisogno di possedere, ma in un mondo globalizzato questo ti limita: basti pensare che lo stesso Elon Musk ha venduto tutte le sue proprietà immobiliari. Del resto possedere qualcosa ti ancora, ti trattiene: se compro una casa a Cortina passerò lì tutti i miei inverni, ma se spendo quel denaro in alloggi AirBnb potrò vedere il mondo intero”.
L’Italia, però, non è tra le nazioni in testa nella trasformazione digitale: il cambio di paradigma del modo di produrre non è facile da attuare. “Il mondo anglosassone ha dalla sua il vantaggio della Common Law, che rispetto alla Civil Law permette di affrontare più rapidamente le evoluzioni. L’iper regolamentazione e soprattutto l’apparato burocratico, al contrario, ci rallentano: in quest’ottica, forse, il Pnrr potrebbe finalmente aiutarci, gioco forza, a snellire i processi e a compiere un cambio di passo così da riuscire a spendere in tempo i fondi europei”.
Macchine sempre più macchine, umani sempre più umani: secondo Siagri nella società dei servizi, delle intelligenze artificiali e della robotica la vera vincitrice sarà la creatività. “Oggi molti lavori creativi e molti servizi non vengono ben remunerati, ma fortunatamente stiamo andando verso un mondo più sensibile all’intangibile. Ci abitueremo a monetizzare tutte le attività creative, e dovremo farlo perché tutto il resto sarà appannaggio delle macchine: lo sviluppo tecnologico, in un certo senso, restituirà a molti di noi la vera umanità, sottraendoci da determinate mansioni e spingendoci a guardare più a fondo in noi stessi e alla nostra natura, perché il digitale riguarda la nostra vita molto di più di quanto siamo portati istintivamente a pensare”.
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