Le macchine packaging crescono 9 volte più del PIL italiano

Pubblicato il 5 luglio 2019

Si conferma uno dei settori più dinamici del made in Italy quello dei costruttori italiani di macchine automatiche per il confezionamento e l’imballaggio. Primo per quota sull’export totale dei beni strumentali (24,4%), è costituito da 631 aziende dislocate principalmente lungo l’asse della via Emilia, da Milano a Rimini, con distretti produttivi anche in Piemonte, Veneto, Toscana.

Un settore che per livello tecnologico e presidio dei mercati si contende la leadership mondiale con la Germania, generando un quarto dell’export mondiale di macchine. Un settore che non conosce il segno meno e che ha chiuso il 2018 con un fatturato totale di 7,85 miliardi di euro, in crescita del 9,4% sull’anno precedente.

Parimenti importanti gli incrementi sul mercato domestico e su quelli internazionali. Le vendite sul mercato nazionale sono stati pari a 1,6 miliardi di euro, in crescita del 10,7% sull’anno precedente mentre quelle sui mercati esteri hanno superato i 6 miliardi di euro (6,2) con un tasso di crescita del 9%.

L’Unione Europea, si conferma la principale area di destinazione e assorbe il 38,1% (2.050 milioni di euro) del fatturato totale. Sono in UE, 4 dei maggiori mercati di sbocco dei costruttori italiani: Francia, Germania, Spagna e Regno Unito. Al secondo posto si posiziona l’Asia, con un valore di 1.024 milioni di euro, seppur in calo dell’8% sul 2017, e un’incidenza del 19% sul fatturato. Principali mercati del continente asiatico sono Cina (ottavo mercato assoluto), Giappone (11°), India (16°) e Indonesia (19°).

L’importante mercato nord americano è sul terzo gradino del podio, con 741,3 milioni di euro (13,8%) e un incremento del 25% sull’anno precedente. A determinare il risultato le ottime performance negli Stati Uniti che assorbono oltre il 90% (676,4 milioni di euro) dell’export nell’area e sono cresciuti del 31%.

Seguono Centro-Sud America (552,7 milioni di euro; 10,3%) con Messico e Brasile tra i mercati principali, Europa Extra-UE (518,6 milioni di euro; 9,6%), con la Federazione Russa 7° mercato di sbocco, Africa e Oceania (492, 1 milioni di Euro; 9,1%).

Nella suddivisione del fatturato tra i vari settori clienti, il 2018 conferma una predominanza dell’industria alimentare (food e beverage), che incide per il 55,3% sul volume d’affari complessivo. Il food risulta nel 2018 il primo settore cliente, assorbendo il 29,2% (2.293 milioni di euro) del fatturato totale, con una propensione all’export del 72%. Il beverage si colloca al secondo posto, assorbendo il 26,1% del fatturato totale. Le vendite in questo settore sono destinate ai mercati esteri per l’82%. Segue il settore “Altro” – che include macchine per il tabacco, tissue, ecc. – che raggiunge la quota di 1.584 milioni di euro (20,1% del totale), con una propensione esportativa dell’86%, e quindi il mercato delle macchine per il settore farmaceutico con 1.360 milioni di euro (17,3% del totale), realizzato per il 79% sui mercati internazionali e che ha fatto registrare gli incrementi maggiori.

Chiudono la graduatoria i comparti chimico e cosmetico, con fatturato rispettivamente di 291 e 284 milioni di euro, e tra le minori percentuali di export, pari per entrambi al 75%.

Considerando la suddivisione del fatturato di ogni settore cliente tra vendite in Italia e vendite all’estero, il ‘food’ si afferma il comparto con maggiore quota di vendite interne, mentre la sezione ‘altro’, detiene la quota più rilevante di export.
Per quanto riguarda le previsioni per l’anno in corso, “La battuta d’arresto registrata nei primi tre mesi dell’anno nella raccolta ordini ci fa essere molto prudenti nel far previsioni sull’anno in corso, anche in considerazione della volatilità in essere nei vari mercati e il continuo cambiamento delle condizioni geo-politiche in molti Paesi”, ha commentato il Presidente di Ucima, Enrico Aureli (foto). “Visto il miglioramento della raccolta ordini nel secondo trimestre, prevediamo però il mantenimento degli ottimi livelli di business raggiunti lo scorso anno o un lieve incremento”.

 



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