Coronavirus: Anra analizza la preparazione alla crisi delle imprese italiane

Pubblicato il 21 aprile 2020

Il Covid-19 ha messo a dura prova i modelli di business fino ad ora adottati dalle aziende di tutto il mondo e, pur nell’imprevedibilità di questa situazione estrema, ha evidenziato la grande importanza di una adeguata preparazione in termini disaster recovery e business continuity al fine di mitigarne l’impatto. Nel corso del webinar “Piani di gestione della crisi alla prova del Coronavirus”, Anra, Associazione Nazionale dei Risk Manager ha fatto il punto della situazione assieme a Protiviti, e ha lanciato un sondaggio per analizzare la resilienza delle imprese italiane e la loro preparazione alla gestione della crisi.

Una preparazione non sufficiente, secondo i dati emersi: il 51% delle aziende, infatti, non disponeva di un piano di crisis management prima dell’inizio della pandemia, e tra quelle che lo possedevano, solo il 14% aveva considerato un eventuale scenario pandemico.

Un dato che purtroppo non sorprende gli esperti del rischio: secondo Paolo Rubini, Presidente onorario di Anra, “Nonostante il rischio sanitario sia mappato da oltre dieci anni, ed inserito tra quelli a più alto impatto, non esiste una reale predisposizione delle aziende allo scenario pandemico, poiché nella scala delle probabilità si posiziona molto in basso rispetto a rischi percepiti come più imminenti e possibili”.

Già nel 2018, questa situazione era riportata nel report dell’Etisphere Institute, che in un’analisi condotta sulle 250 multinazionali più importanti a livello globale evidenziava come i piani di crisis management si concentrassero su rischi maggiormente percepiti, come attacchi cyber (67%) e rischi ambientali (45%), o in gran parte legati alla reputation aziendale (molestie sul luogo di lavoro, 57%) più che alla continuità.

Secondo i dati della survey Anra-Protiviti, inoltre, il 33% delle aziende che dichiaravano di possedere piani di gestione della crisi non ha mostrato capacità di previsione dei rischi adatte, portando di fatto i piani ad essere inefficaci.

Oltre a trovarsi di fonte a variabili esterne difficilmente prevedibili, quali la globalità e durata del fenomeno, le reazioni da parte della autorità governative, le aziende hanno dovuto far fronte a diverse difficoltà interne, tra cui la mancanza di dispositivi di sicurezza e di personale nei luoghi di lavoro, la scarsa coordinazione nel caso di gruppi multinazionali, e competenze e capacità manageriali non sempre all’altezza.

Secondo Emma Marcandalli, Managing Director di Protiviti: “A pesare maggiormente è stato proprio il mancato aggiornamento dei piani stessi, risalenti a diversi anni fa e focalizzati su scenari prevedibili e noti, con limiti temporali e spaziali di applicazione. Possedere un piano di crisis management, infatti, non è sufficiente a tutelare il business di un’azienda: è fondamentale rivederlo periodicamente ed esercitarlo, in modo che il management e le unità di crisi siano pronte a reagire nelle situazioni di emergenza, dove entra in gioco anche la componente psicologica”.

In questo contesto di gestione dell’emergenza, e in preparazione a una fase di graduale ripresa delle attività, la figura del Risk Manager assume dunque un ruolo ancora più essenziale: il 75% delle aziende campione in effetti lo vede coinvolto, oltre che nella mappatura e monitoraggio dei rischi specifici derivanti dalla pandemia, nella definizione ed attuazione dei piani di prevenzione e mitigazione dell’impatto che l’emergenza Covid-19 ha avuto sulle imprese nonché di piani di intervento volti a una futura ripartenza.

“La situazione di emergenza che stiamo vivendo ha permesso al Risk Manager di vedere maggiormente riconosciuto il proprio ruolo, e di incidere sempre più nelle scelte strategiche delle aziende, che in un momento di crisi prolungata si trovano a dover ridefinire i propri modelli di business”, commenta Paolo Rubini. “Continuità operativa e liquidità sono temi centrali, che richiedono piani ad hoc in grado di permettere al top management valutazioni rapide per affrontare in maniera resiliente scenari di business nuovi: in questo la visione del risk manager si rivela essenziale, ed è quindi fondamentale il riconoscimento del suo ruolo a partire da una situazione di ‘normalità”.

Aggiunge Alessandro De Felice, Presidente Anra “La dimensione inaspettata della crisi sancisce un punto di svolta storico nella centralità dell’attività di Risk Management come strumento imprescindibile nel processo decisionale e della sua integrazione nella strategia aziendale. La figura del risk Manager diventa parte attiva nella creazione del valore, testimoniato dal fatto che quelle aziende che avevano adottato piani di gestione della crisi – anche se non direttamente riferiti alla crisi pandemica, sono anche quelle più resilienti agli impatti e capaci di adattarsi alla situazione”.



Contenuti correlati

  • Resilienza: come aumentarla?

    Grazie a tecnologie che supportano la business continuity e migliorano le performance è possibile mitigare gli eventi critici e rispondere in modo efficace alle interruzioni impreviste del business: ecco qui alcuni suggerimenti per aumentare la resilienza in...

  • Cyber Security nella Sanità: gli attacchi continuano a crescere

    Nei primi tre mesi 2023 gli attacchi alle organizzazioni del settore sono stati il 17% del totale (contro il 12% dello scorso anno); il 71% ha avuto un impatto ‘critico. In Italia gli attacchi alle strutture sanitarie sono...

  • La virtualizzazione semplice nel cloud privato con Nutanix

    Indena è la società italiana attiva nel campo dell’identificazione, sviluppo e produzione di principi attivi botanici di alta gamma per l’industria farmaceutica e nutrizionale. Sostenuta da un secolo di esperienza in ambito botanico, la società vanta circa 100 famiglie brevettuali...

  • Automotive: gli effetti della guerra sul settore

    Dopo gli effetti della pandemia causata da Covid-19, ora l’automotive è alle prese con le difficoltà dovute alla guerra tra Russia e Ucraina Leggi l’articolo

  • Banda larga e 5G in tutti i 640 ristoranti di McDonald’s in Italia grazie a Vodafone

    Vodafone Business e McDonald’s Italia hanno firmato un accordo per la realizzazione di un’infrastruttura di rete costituita da una doppia connettività, in fibra e wireless 5G, in tutti i 640 ristoranti McDonald’s in Italia. Si tratta della...

  • Catene del freddo per trasporto di medicinali

    Molti biomateriali, ad esempio per le terapie cellulari e genetiche (CGT) e per i vaccini mRNA altamente efficaci contro il Covid-19 e l’Ebola, richiedono temperature estremamente basse in tutte le fasi della catena di distribuzione, sia per...

  • Troppo pochi gli esperti di cybersecurity in Italia: ecco i profili di domani

    Su questa specializzazione informatica, però, si conosce ancora troppo poco, ad esempio che diverse sono le strade da percorrere una volta formati, come quelle del Risk Manager, Security Analyst, Security Engineer, CISO, o ancora l’Ethical Hacker. A...

  • Tech boys and girls: Federica Bondioli

    La ricercatrice di questo mese è Federica Bondioli. Anche con lei, come da tempo siamo abituati a fare, iniziamo a dialogare per riuscire, anche solo in parte, a divulgare gli enormi progressi che sta compiendo la ricerca...

  • Dati sempre al sicuro

    Grazie alle soluzioni implementate da Personal Data, BMB può garantire lo svolgimento di tutti i servizi legati al disaster recovery per la salvaguardia delle informazioni e della business continuity Leggi l’articolo

  • Gli sviluppi tecnologici del diritto societario

    Nella pubblicazione viene affrontato il tema dell‘introduzione delle tecnologie digitali negli assetti organizzativi e nei meccanismi di corporate governance interrogandosi anche sul corretto equilibrio tra benefici attesi e rischi potenziali Leggi l’articolo

Scopri le novità scelte per te x