CONTROLLO
tecnica
Automazione e Strumentazione
Novembre/Dicembre 2016
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detti non a caso ‘naturali’), tanto popolari in natura quanto ‘tra-
scendenti’(*) per l’uomo, che pure ne fa parte (*: si rammenti che
si dicono tali i numeri reali che non sono soluzione di equazioni
algebriche a coefficienti razionali); lo stupore lascia il posto all’in-
canto quando si trovano questi numeri incastonati insieme all’unità
immaginaria (
i
) all’unità e allo zero come gemme nella famosa
equazione di Eulero,
e
π
i
-1 = 0
, forse la più ammirata tra tutte.
Il linguaggio con cui parliamo (e scriviamo) è lo strumento formale
arricchendo ed evolvendo il quale l’homo sapiens ha saputo affer-
mare la propria (a volte nefasta) supremazia sulle altre specie, quella
che noi chiamiamo civiltà. Frutto delle superiori capacità del nostro
encefalo, esso è l’impalcatura sulla quale si regge la comunicazione
e la diffusione delle informazioni e delle riflessioni, così essenziale
perché il progresso dei valori e dei costumi si possa estendere tra le
varie comunità locali; esso è inoltre il mezzo espressivo delle sen-
sazioni e delle emozioni, quando sapientemente usato da sensibili
poeti e letterati. In modo analogo la logica e la matematica rappre-
sentano il linguaggio simbolico (e in questo caso anche internazio-
nale) attraverso il quale si esercita la capacità che più di ogni altra
ci distingue dalle altre specie, quella del raziocinio; è attraverso il
ragionamento logico e quantitativo che possiamo calcolare e quindi
valutare oggettivamente, dedurre, comprendere e prevedere il com-
portamento dei fenomeni nella realtà che ci circonda.
Benché già il grande Leonardo da Vinci esortasse dicendo “O stu-
dianti, studiate le matematiche, e non edificate sanza fondamenti”,
è a partire dal XVII secolo che, nei Paesi più civilizzati, la mate-
matica si è progressivamente elevata rispetto al mondo numerico
e geometrico dei casi particolari, spesso relativi alla geometria o
ai calcoli aritmetici in ambito amministrativo (per esempio tributi)
o commerciale (per esempio raccolti); lettere e simboli hanno
assunto un ruolo man mano più importante dei numeri e la mate-
matica è divenuta via via sempre più disciplina per la costruzione
di modelli. Qualche volta ciò è accaduto autonomamente ma
spesso anche grazie alle sfide provenienti
dalla fisica: dalla balistica alle trasfor-
mazioni dell’energia, dalle costruzioni
all’elettromagnetismo,
dall’industria
aerospaziale alle tecnologie elettroniche-
informatiche, tutte le numerose bran-
che dell’indagine fisica e ingegneristica
hanno profittato di strumenti matema-
tici e ne hanno stimolato la creazione di
nuovi. Anche quando la matematica ha
imboccato autonomamente un nuovo
sentiero che pareva speculativo, spesso
si è rivelata semplicemente in anticipo
sui tempi come è accaduto alle geome-
trie non euclidee (poi utili strumenti per
la relatività generale) o prima ancora ai
numeri complessi (ampiamente impie-
gati nell’elettrotecnica). A proposito del
legame tra matematica e fisica non si può
non riportare un celebre pensiero di P. A.
M. Dirac, uno dei padri della meccanica
quantistica: “Il matematico è impegnato
in un gioco di cui si scrive da solo le regole, mentre il fisico gioca
con le regole fornite dalla natura. Ma con il passare del tempo
appare sempre più evidente che le regole che un matematico trova
interessanti sono proprio le stesse scelte dalla natura”.
I modelli matematici sono fondamentalmente costituiti da insiemi
di equazioni e disequazioni; qualche volta sono algebriche altre
volte differenziali o integrali; le incognite possono essere variabili
deterministiche o stocastiche; le dimensioni possono essere scalari,
vettoriali o matriciali; il problema può essere risolto nel campo dei
numeri reali o richiedere l’impiego di quelli complessi. I modelli
vengono impiegati nei contesti più disparati: dai sistemi di con-
trollo alle previsioni metereologiche, dalla valutazione dei rischi alla
distribuzione degli inquinanti, dai giochi (economici) competitivi o
cooperativi alle dinamiche delle popolazioni e delle malattie. In tutti
i casi si tratta di leggi più o meno complesse che regolano il compor-
tamento delle variabili in esame, consentono di calcolarne e quindi
di prevederne l’evoluzione nel tempo in dipendenza le lune dalle
altre e dai parametri che possono fungere da variabili decisionali.
Non si può certo realizzare per tentativi ed errori quando si
tratta di costruire ponti, edifici, centrali o impianti industriali
ma anche quando si tratta di prendere decisioni sul fabbisogno
energetico, sulle politiche ambientali o finanziarie: gli sbagli
sarebbero infatti fatali e in alcuni casi bisognerebbe attendere
anni per constatarli quando ormai non c’è più rimedio. Grazie
alla matematica, scelte e decisioni possono fondarsi su criteri
misurabili e oggettivi limitando al massimo discrezionalità e
politiche. Certo, l’affidabilità della previsione va diminuendo
quando si cerca di spingere troppo in là l’orizzonte temporale
o di tenere conto di molte interazioni di tipo combinatorio:
questo è un noto effetto delle dinamiche non lineari (che tal-
volta nascondono comportamenti davvero caotici); provate ad
esempio a vedere quanto impredicibile diventa il risultato che
si ottiene iterando la semplice equazione
x
k+1
= Cx
k
(1-x
k
)
con
x
0
∈
[0,1]
con
C
che tende a 4
-
.
Pensiamoci, dunque, prima di liquidare
con ironia e sufficienza l’ignoranza di tutto
questo, se non altro per rispetto verso le
migliaia di ricercatori e tecnici che (spesso
con mezzi e compensi modesti) dedicano
i loro preziosi talenti al progresso scien-
tifico e tecnologico; si tratta di uomini e
donne ammirevoli per dedizione e perse-
veranza, grazie ai quali il genere umano
realizza non solo macchine e dispositivi di
uso ormai comune ma anche opere ecce-
zionali come i telescopi spaziali, gli acce-
leratori di particelle o il sequenziamento
del genoma, procedendo così con metodo
scientifico verso la conoscenza di se stessi
e dell’universo in cui viviamo.
Ai giovani studenti che devono affrontare
l’apprendimento della matematica, pos-
siamo suggerire di non demordere anche
quando esso sembra difficile, noioso e ste-
rile: a mano a mano che si procede l’uti-
“Non è la conoscenza, ma l’atto di imparare; non il
possesso ma l’atto di arrivarci, che dà la gioia maggiore”,
Carl Friedrich Gauss (1777-1855)