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Automazione e Strumentazione

Gennaio/Febbraio 2015

21

diffusione gas dannosi nocivi, rischio ambientale”.

Considerando questi aspetti, prosegue Strada, per

ridurre i rischi

è fondamentale “una corretta

progettazione delle macchine, degli impianti e

degli ambienti di lavoro

”. Nella produzione far-

maceutica, che è un riferimento anche per gli altri

settori, gli aspetti più delicati riguardano il rischio

di contaminazione del prodotto; nella produzione

di principi attivi gli impianti sono più complessi

e comportano la necessità di analizzare maggior-

mente gli altri rischi inizialmente elencati. “Tra i

luoghi di lavoro più complessi dal punto di vista

tecnologico ci sono poi gli

ambienti a contami-

nazione controllata

, dette anche camere bianche

che presentano aspetti tecnici e tecnologici inte-

ressanti dal punto di vista architettonico”, spiega

Strada.

Ma quali sono gli aspetti che caratterizzano la

progettazione di un ambiente a contaminazione

controllata?

“Il primo aspetto da approfondire è quello della

creazione delle condizioni per cui il prodotto non

sia contaminato. Il primo obiettivo è la limitazione

del contatto del prodotto con l’ambiente dove pos-

sono essere presenti microbi, batteri, virus, aria,

persone, abbigliamento, animali e materiali. Supe-

rata la prima soglia igienica per cui sono eliminati

i rischi di presenza nell’ambiente di animali e

insetti, abbiamo alcune norme da seguire come le

norme GMP e la norma ISO 14644-9. Fondamen-

tale è l’utilizzo di impianti di condizionamento

dell’aria che apportino solo aria perfettamente

filtrata; i filtri assoluti tipo Hepa garantiscono

le prestazioni richieste, soprattutto con grandi

volumi d’aria ricambiati. Per garantire il manteni-

mento delle condizioni previste, grande attenzione

deve essere riposta alla ‘pulibilità’ delle superfici

e delle installazioni, per cui deve essere fatto un

attento uso di superfici ‘sgusciate’ negli spigoli e

devono essere utilizzati materiali pulibili o sani-

tizzabili. Inoltre deve essere garantita l’imperme-

abilità verso gli elementi contaminanti ed evitare,

qualora il prodotto in qualche fase del processo

produttivo fosse considerato dannoso per la salute

o per l’ambiente, la fuoriuscita”.

La progettazione igienica

Sulla progettazione igienica è intervenuto

Giam-

paolo Betta (

EHEDG): “Quando si progetta

un’apparecchiatura, nel caso in cui sia destinata al

settore alimentare, è necessario tenere a mente che

questa, oltre a dover svolgere la sua funzione pri-

maria, dovrà contestualmente, e in modo impre-

scindibile, non essere fonte di contaminazione del

prodotto e quindi di pericolo per il consumatore.

Progettare igienicamente

significa considerare

tutti gli aspetti legati alla progettazione che pos-

sono avere un impatto sulla sicurezza del prodot-

to. Facciamo degli esempi: scegliere i materiali

per evitare che questi possano essere fonte di con-

taminazione, ad esempio per migrazione; evitare

che eventuali lubrificanti possano essere fonte di

contaminazione, ad esempio per contatto con il

prodotto; garantire che il controllo di processo sia

adeguato, ad esempio in relazione alla posizione e

qualità dei sensori impiegati; ma soprattutto, poi-

ché il controllo dei pericoli microbiologi è affidato

quasi unicamente al cosiddetto ciclo dell’igiene,

progettare l’apparecchiatura in modo che possa

essere pulita ed eventualmente disinfettata; pro-

gettare una metodologia di pulizia contestualmen-

te alla progettazione dell’apparecchiatura stessa.

Questi sono solo alcuni esempi, per non parlare

poi delle applicazioni asettiche che sono un caso a

parte ulteriormente più complesso”.

Nonostante precise disposizioni normative, sono

in funzione nelle aziende alimentari molte mac-

chine e impianti che possono comportare dei

rischi igienici

, in quanto gli obblighi di proget-

tazione igienica previsti dalla legge sono stati

disattesi. “I fattori che hanno portato a questa

situazione sono molteplici, ma io individuo prin-

cipalmente due cause, la prima di tipo culturale/

formativo: chi si occupa di sicurezza alimentare

spesso ha una visione di filiera molto riduttiva,

che non tiene nella dovuta considerazione il ruolo

delle apparecchiature nella gestione della sicu-

rezza stessa. La medesima cosa possiamo dire

anche per chi si occupa di controllo ufficiale. Il

ruolo delle macchine e dell’automazione, oggi,

nel settore alimentare, è evidentemente primario.

È anacronistico che figure cruciali come quelle

del controllo ufficiale o dell’autocontrollo azien-

dale non abbiano generalmente un minimo di for-

mazione tecnico-ingegneristica. Il secondo fattore

è dovuto a un’infelice collocazione dei requisiti

di progettazione a livello normativo: solitamente

infatti chi si occupa di sicurezza alimentare non

conosce affatto la Direttiva Macchine, mentre chi

si occupa di sicurezza del lavoro, quando incontra

nella Direttiva i requisiti di progettazione igienica,

ritiene giustamente che non siano affar suo. In

questo modo questi obblighi sono rimasti terra di

nessuno”, spiega Betta.

Oltre all’aspetto della sicurezza e della conformità

di legge, l’implementazione della progettazione

igienica offre anche altri vantaggi in termini di

efficienza: “Riduzione del consumo di acqua, di

detergenti e santificanti, di energia, dei costi per

lo smaltimento dei reflui, riduzione degli scarti,

ma soprattutto, riduzione del downtime dovuto al

tempo necessario a santificare gli impianti. Oggi

cominciano ad essere pubblicati studi che quan-

tificano il risparmio dato dall’uso di apparecchia-

Giampaolo Betta, European Hygienic

Engineering and Design Group