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Efficiency & Environment - Maggio 2016

substrato dei microorganismi, che può dar luogo a drastiche

riduzioni delle cinetiche di processo.

È necessario, pertanto, sviluppare soluzioni tecnologiche in-

novative in grado di ridurre i problemi legati alla tossicità da

substrato, e garantire prestazioni stabili e versatili a diverse

condizioni di carico compatibilmente a un bilancio tecnico-

economico positivo. La ricerca di una tecnologia che potesse

limitare l’effetto di inibizione mantenendo, però, la possibilità

di operare con alte concentrazioni di substrato, necessarie

per avere velocità di reazione accettabili per le applicazioni,

ha condotto allo sviluppo di reattori Tppb (Two-Phase Parti-

tioning Bioreactors).

La tecnologia

Caratteristica fondamentale dei reattori Tppb (figura 1), è

quella di ottimizzare l’alimento di substrato, ossia di mante-

nere nell’ambiente di reazione livelli di concentrazione tali

da minimizzare gli effetti di riduzione dell’attività biologica

e al tempo stesso garantire elevate cinetiche di reazione

compatibili con un bilancio tecnico-economico positivo

[1]

.

Il principio di funzionamento si basa sull’aggiunta, a un re-

attore biologico convenzionale, di una fase immiscibile di

partizione, in grado di immagazzinare elevate quantità di

substrato, che si distribuisce, in funzione del coefficiente di

partizione, tra la fase acquosa e la fase di partizione. In tal

modo, pur alimentando elevate quantità di substrato al bio-

reattore, i microrganismi sono esposti a ridotti (sub-inibito-

ri) livelli di concentrazione. Il trasferimento di substrato tra

le due fasi è governato dai processi metabolici: il consumo

L

a depurazione di acque di scarico

industriali rappresenta una seria

criticità ambientale in quanto sono

caratterizzate da elevata eteroge-

neità in termini di composizione

e portate e dalla presenza di contaminanti di

difficile biodegradabilità ed elevata persistenza

nell’ambiente. Il loro carico inquinante è, infatti,

costituto essenzialmente da xenobiotici, in par-

ticolare composti aromatici e alogenati. L’ap-

proccio generalmente adottato nella rimozione

di composti xenobiotici da reflui industriali pre-

vede l’impiego di processi chimico-fisici quali

adsorbimento, stripping e ossidazione chimica.

Tali processi sono in grado di garantire efficien-

ze elevate ma i primi due hanno lo svantaggio

di non realizzare una reale degradazione del

composto ma solo il trasferimento da una fase

diluita a una concentrata (che deve comunque

essere ulteriormente trattata e/o smaltita) men-

tre l’ossidazione può dar luogo alla formazione

di intermedi con grado di tossicità analogo a

quello della sostanza originaria. In alternativa

ai trattamenti chimico-fisici convenzionali, la

rimozione biologica di composti xenobiotici,

che consente potenzialmente la loro minera-

lizzazione, continua ad essere una sfida per la

ricerca. La biodegradazione di xenobiotici è,

infatti, fortemente influenzata dall’inibizione da

Soluzioni tecnologiche

per il recupero sostenibile dei rifiuti

Si usano reattori

per i reflui

Maria Concetta Tomei*,

Domenica Mosca

Angelucci*

I reattori a due fasi Tppb costituiscono una promettente tecnologia per la

rimozione biologica di composti xenobiotici da reflui industriali che permette

di ridurre i fenomeni di inibizione e/o tossicità di questi composti nei confronti

dei microrganismi catalizzatori del processo biodegradativo e, nel contempo, di

raggiungere cinetiche di reazione elevate. Questa soluzione può essere applicata

al trattamento di diverse matrici ambientali contaminate da inquinanti di

ridotta biodegradabilità quali composti fenolici, idrocarburi, policlorobifenili