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APRILE 2018

AUTOMAZIONE OGGI 405

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TECH BOYS AND GIRLS

AO

Lucilla La Puma

nizierei dalla fine, quando, salutandola, ho chiesto a Daniela Petti cosa farà da grande e se anche lei, come molti altri, per proseguire le sue

ricerche, ha intenzione di stabilirsi definitivamente all’estero. Mentre parliamo, infatti, la mia ospite si trova già fuori dall’Italia, nello specifico

a Boston, da alcuni mesi, per una collaborazione con il MIT (Massachusetts Insitute of Technology). Ma almeno per ora non vuole rinunciare a

lavorare per il nostro ‘bistrattato’ Paese, nonostante tutto ancora molto sentito e amato.

Classe 1982, Petti è di Milano e ha studiato al Politecnico, dove attualmente è ricercatore senior, con l’opportunità, a breve, di diventare pro-

fessore associato grazie al conseguimento dell’abilitazione. “Ora sono a metà del guado” mi dice.

Daniela si è laureata al dipartimento di fisica, nello specifico è un ingegnere fisico. “Si tratta di un corso di ingegneria abbastanza recente, atto

a configurare una figura professionale a metà tra un ingegnere elettronico, uno scienziato dei materiali e un fisico”. Questo lo aggiunge nella

speranza di chiarirmi le idee. E ancora, mi spiega che al suo dipartimento si studia fisica dal punto di vista applicativo: “Abbiamo una base di inge-

gneria e dei corsi di fisica avanzata legata ai dispositivi, ai laser, al magnetismo”. E il magnetismo è appunto la suamateria di ricerca. “Il magnetismo

di cui mi occupo è legato alle nanotecnologie, da una parte studiando i fenomeni che sono alla base dei funzionamenti dei dispositivi di questa tec-

nologia, dall’altra sviluppandone di nuovi. Una dellemie passioni è lo studio dei sistemi legati alla nano-medicina. In sostanza, sono le applicazioni

del magnetismo alla biologia. Per esempio, i sensori magnetici, come quelli che si usano negli hard disk dei computer: questi sensori permettono

di misurare campi magnetici molto piccoli, un milionesimo di volte inferiori al campo magnetico della terra. Una delle loro applicazioni è studiare

la risposta di una rete di neuroni rispetto a uno stimolo, quello prodotto, per esempio, da una cellula chemanda un impulso ad altre cellule, in una

sorta di MagnetoEncefaloGrafia (MEG) su microchip. L’utilizzo di sensori magnetici in combinazione con l’uso di particelle magnetiche permette

di fare passi in avanti anche nella diagnosi precoce dei tumori e nella cattura dei marker tumorali, come pure nell’individuare velocemente virus,

anticorpi, mutazioni del DNA. E anche sul piano terapeutico, il magnetismo consente di trasportare il farmaco antitumorale grazie a delle particelle

magnetiche”.

Prosegue: “Un’altra branca di questa scienza, alla quale mi sono appassionata in questi anni, è lo studio di nuovi sistemi nel campo dei computer,

dei microprocessori, delle memorie e, in generale, dei nuovi metodi per manipolare l’informazione attraverso l’utilizzo di cosiddette onde spin, in

unmateriale ferromagnetico, ovvero ciò di cui sono fatte le calamite dei nostri frigoriferi, gli spin degli elettroni, piccolissime ‘trottolemagnetiche’,

allineati tra di loro. Ora, immaginiamo il ferromagnete come se fosse uno stagno. Se nello stagno getto una pietra, si creeranno delle piccole onde.

In questo caso, se riesco a ruotare leggermente uno spin, questa perturbazione si propaga come un’onda agli altri spin.

Anche la tecnologia dell’informazione si muove a passi da gigante e assisteremo presto, come in buona parte già è adesso, alla sfida tra le diverse

tecnologie: il magnetismo, la fotonica e il silicio”.

Appassionandomi, come ormai mi capita sempre più spesso, agli argomenti e alle sfide dei nostri ‘cervelli italiani’, le chiedo quali progetti

l’abbiano gratificata di più.

“Ho concluso da poco e con successo un progetto finanziato dalla Fondazione Cariplo sullo sviluppo dei sensori magnetici e sto partecipando,

proprio in questo momento, a un progetto finanziato dalla Fondazione Rocca per sviluppare nuovi tipi di memorie magnetiche a basso consumo

energetico”.

La connessione continua a essere buona traRoma e Boston, e qualche altra parola la spendo per avere notizie di laggiù.

“Qui si fa ricerca a 360

gradi. Fuori dal MIT, la prima università al mondo per l’ingegneria a Cambridge, dove mi trovo ora, ci sono i grandi colossi, Novartis, Facebook,

Google, Microsoft e chi ‘fa ricerca’ qui ha un percorso preferenziale e di sicuro successo. Da noi, in Italia, si è molto lontani da queste grandi realtà e

le risorse sono sempre più scarse. Ho ricevuto, non lo nascondo, offerte importanti dall’Inghilterra, odall’Arabia Saudita, per esempio. Ma voglio cre-

dere che ci sia ancora qualche speranza nel mio Paese, anche se, ovviamente, nonmi chiudo nessuna porta. Infatti le opportunità per crescere, fuori,

sono sempre ben accette, ma lavorare in Italia mi permette di vivere a pieno anche gli affetti e la famiglia, cosa alla quale non potrei rinunciare…”

I

Daniela Petti

Daniela Petti si è laureata in Ingegneria Fisica nel 2006 e ha conseguito il dottorato in Fisica nel 2010 presso il Politecnico di

Milano. È ricercatrice senior al Dipartimento di Fisica del Politecnico di Milano, nel gruppo di Nanomagnetismo per la Biolo-

gia e Spintronica

( http://nabis.fisi.polimi.it/people/researchers/daniela-petti )

. Attualmente è ricercatrice in visita presso il Mas-

sachusetts Institute of Technology (MIT) nel gruppo di ‘Spin Dynamics’. La sua attività di ricerca si basa sullo studio di nuove

tecnologie per il controllo del magnetismo alla micro e nano-scala con applicazioni nel campo IT e sullo sviluppo di dispositivi

magnetici per applicazioni biologiche. Ha pubblicato più di 50 articoli e ha più di 850 citazioni (h index 17, Google Scholar). Insegna Fisica Classica agli

studenti di Ingegneria del Politecnico.

Daniela Petti

@sonodaniela