OTTOBRE 2017
AUTOMAZIONE OGGI 401
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sono cioè posto in una posizione di se-
reno agnosticismo nei confronti di un
qualcosa di cui tutti parlano senza avere
bene le idee chiare su di che cosa si tratti.
Con una visione certamente più da inge-
gnere che da fisico (e quindi bassamente
ancorata al reale e alla tecnologia) cerco
di fare il punto sul significato tecnico,
al di là cioè delle mode e dei discorsi
vuoti, di Industria 4.0, cercando anche
di affrontare il tema su una scala un po’
più ampia dello scenario italiano che è,
come vedremo, abbastanza marginale e
un po’ fuori fase rispetto al trend inter-
nazionale.
La moda
Anche se non molto comune, ‘moda’
è un termine con un preciso signifi-
cato tecnico nel mondo della statistica
(il termine statistico ‘moda’ si traduce
in inglese con ‘mode’ e non ‘fashion’,
ma il gioco di parole era troppo bello
per non approfittarne). In una distribu-
zione statistica, si dice ‘moda’ (o anche
‘norma’) la frequenza che ha il valore più
elevato. Ad esempio, in Figura 1 si ha la
distribuzione delle altezze degli iscritti a
ingegneria in un dato anno, suddivise in
classi di 1 cm. La classe più frequente, la
moda per l’appunto, è quella di 160 cm
che ha più di 250 campioni. Facendo i
conti si trova che in questa distribuzione
l’altezza media è 169 cm (somma di tutti
i valori diviso il numero di valori), men-
tre la mediana (il valore sotto il quale
stanno la metà dei campioni) è 168 cm.
Nella cosiddetta distribuzione normale,
o gaussiana, moda media e mediana
coincidono.
Le mode hanno un grande impatto
sull’economia, come un giro con la
moglie in un fashion outlet dimostra
facilmente. È su tutti i libri di economia
la storia della ‘moda dei tulipani’, scop-
piata in Olanda tra il 1636 e il 1637, rac-
contata anche da Dumas padre nel suo
‘Il tulipano nero’ (libro in sé non molto
memorabile). I tulipani erano appena ar-
rivati in Olanda dall’Oriente, e tra le classi
più ricche è scoppiata una vera moda
per averne delle forme e dei colori più
strani. In poco tempo il prezzo dei tuli-
pani è salito vertiginosamente (vedi gra-
fico in Figura 2), portando il prezzo dei
bulbi a valori insostenibili. Un singolo
bulbo arrivò a costare più di 50 maiali
grassi. Si trattava di una vera e propria
bolla speculativa, nel corso della quale
si vendevano futures sui bulbi e si com-
prava allo scoperto indebitandosi o ven-
dendo proprietà (niente di nuovo sotto
il sole). Allo scoppio della bolla, il prezzo
dei tulipani crollò lasciando, come sem-
pre accade, fortune immense per pochi
e molte famiglie rovinate.
Per restare più vicini ai nostri giorni e su
temi più tecnologici, un buon esempio
di moda è dato dal mercato del foto-
voltaico in Italia. Come noto, con i Conti
Energia il Governo italiano ha voluto
incentivare la realizzazione di impianti
fotovoltaici al fine di rispettare gli obiet-
tivi dell’accordo di Kioto, il famoso Piano
Europeo 20-20-20 (20% di riduzione dei
gas serra, aumento del 20% dell’ener-
gia da fonti rinnovabili, riduzione dei
consumi del 20%). Guardando la Figura
3 non si può negare che l’obiettivo sia
stato raggiunto: la potenza fotovoltaica
è passata in pochi anni da quasi zero a
quasi 18.000 MW installati.
Se gli stessi dati si riportano su un gra-
fico che evidenzia in ordinata la potenza
fotovoltaica installata per ciascun anno
si vede (Figura 4) che è stata pratica-
mente nulla fino al 2007, anno in cui è
stato lanciato il Secondo Conto Energia
che prevedeva un forte incentivo per
l’energia prodotta dal fotovoltaico. Nei
successivi anni gli impianti che veni-
vano realizzati sono cresciuti rapidissi-
mamente: 900 MW nel 2009, 2.000 MW
nel 2010, fino ai 9.000 MW del 2011. Per
porre freno a questa crescita si succe-
devano i Conti Energia, che riducevano
progressivamente il contributo, fino ad
annullarlo completamente con il Quinto
Conto nel luglio 2012. Il mercato fotovol-
taico è crollato, ritornando ad azzerarsi,
Figura 1 - Distribuzione delle altezze degli iscritti a Ingegneria
Figura 2 - La bolla dei tulipani nell’Olanda del 1600